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Giovedì, 25 Aprile 2024
Fiat / Cina

Marchionne apre in Cina e attacca l'Italia: "Sentenza Pomigliano? Folkloristica"

L'ad Fiat non ci sta e dall'estremo oriente lancia strali contro le leggi italiane. E intanto l'azienda denuncia: "Alla Sevel indetto sciopero di tre ore per poter guardare Italia-Germania". Tra Lingotto e Fiom è guerra aperta.

Dalla Cina, Sergio Marchionne, lancia strali contro l'Italia e la sua giustizia. Il tema è ovviamente la sentenza che ha condannato Fiat al reintegro dei 145 dipendenti 'marca Fiom' licenziati dallo stabilimento di Pomigliano D'Arco.

"Questa legge" ha tuonato Marchionne "non esiste in nessuna parte del mondo, da quanto ne so. Focalizzare l'attenzione su questioni locali ignorando il resto è attitudine dannosa. Un evento unico che interessa un particolare paese che ha regole particolari che sono folcloristicamente locali". 

Così il manager Fiat ha voluto 'salutare' l'Italia da Changsha, nella Cina meridionale, dove si trova per presentare il nuovo stabilimento Fiat. 

"L'Italia" attacca Marchionne "ha un livello di complessità nella gestione delle questioni industriali che non esiste in altre giurisdizioni. Le implicazioni di questa decisione sulla situazione del business italiano sono abbastanza drastiche, perché tutto diventa tipicamente italiano e quindi molto difficile da gestire".

Dall'attacco all'Italia, Marchionne passa a decantare i pregi del produrre in altri paesi, come in Cina: "Nei miei viaggi non vedo nessuno veramente interessato a questa decisione, non c'è nessuno che fa la fila per venire a investire in Italia. Non credo che cambierà nulla, si renderà tutto più complesso". 

Detto ciò, Marchionne ha comunicato che Fiat presenterà ricorso contro la sentenza del tribunale di Roma, "ma" ha ribadito "concentrarsi su questioni locali è un atteggiamento dannoso". 

Durissime le critiche alle esternazioni di Marchionne che arrivano dal paese che - è utile ricordare - dal 1977 al 2009, secondo una stima della Cgia (Confederazione artigiani e piccole imprese) di Mestre, ha finanziato con soldi pubblici la casa automobilistica torinese per 7,6 miliardi di euro.

In primis, il Partito democratico che, tramite Andrea Orlando, presidente del Forum giustizia del partito, sottolinea come "parlare di una sentenza di un Tribunale che applica le leggi dello Stato associandolo a un fenomeno di folklore è un insulto al Paese che nemmeno un importante imprenditore può permettersi".

Più duri i toni dell'Idv che tramite la senatrice Giuliana Carlino replica: "Evidentemente Marchionne pensa di vivere nel paese di Pulcinella. Dire che le norme italiane sono folcloristicamente locali equivale a calpestare l'ordinamento giuridico. L'ad di Fiat, che discrimina i sindacati scomodi, dovrebbe almeno avere la decenza di tacere. Piuttosto, riassuma i 145 iscritti Fiom nella fabbrica di Pomigliano".

Poco più tardi, ecco il 'carico da 90' di Fiat contro la Fiom: "La Fiom ha proclamato per oggi alla Sevel di Val di Sangro uno sciopero di quattro ore in coincidenza con lo svolgimento della semifinale del campionato europeo di calcio tra Italia e Germania. L'iniziativa - sottolinea il Lingotto - viene ufficialmente presentata come un'azione di protesta contro la politica del governo e la riforma del mercato del lavoro. Ma la scelta dell'orario e la programmazione solo sul secondo turno non lasciano dubbi. Si ripropone un film già visto in passato, quando guardare la partita di calcio era più importante che andare a lavorare".Mai come oggi, dopo la sentenza del tribunale di Roma, tra Fiat e Fiom è guerra aperta.


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