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Giovedì, 28 Marzo 2024
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La 'vendetta' di Marchionne: 19 lavoratori in mobilità per riassumere licenziati Fiom

La decisione in seguito alla sentenza che obbliga l'azienda a reintegrare i dipendenti nello stabilimento Fiat di Pomigliano. La motivazione: "La struttura è sovradimensionata"

In 'risposta' all'ordinanza della Corte di Appello di Roma del 19 ottobre scorso che obbliga Fiat ad assumere nello stabilimento di Pomigliano gli iscritti Fiom che hanno presentato ricorso per discriminazione, ecco avviate le procedure di mobilità per 19 lavoratori.

Una decisione, quella dell'azienda, che sa tanto di regolamento di conti e che non potrà non riaccendere i riflettori su casa Fiat.

I fatti risalgono al momento in cui, nel febbraio 2011, ci fu il passaggio tra la 'vecchia Pomigliano' e la Newco Fabbrica Italia.

Tutti i lavoratori furono licenziati e poi riassunti nella nuova azienda. Ma tra i circa 2mila che rientrarono sul 'nuovo' posto di lavoro non si trovò il posto per 145 operai Fiat. Solo caso volle, secondo l'azienda, che tra i 2.093 dipendenti 'riassunti' nessuno aveva la tessera della Fiom.

Ma, come denunciò allora il sindacato, "c'era meno di una possibilità su dieci milioni che questo accadesse realmente per caso". Evidentemente, il Tribunale di Roma prima e la Corte d'Appello poi, non hanno creduto alla "casualità" ed hanno quindi condannato - nel giugno scorso - Fiat al reintegro di tutti i lavoratori. Sentenza confermata in appello pochi giorni fa.

Oggi la presa di posizione di Fiat che, secondo la Fiom, sa tanto di "vendetta". Per 'far posto" agli operai da reintegrare, l'azienda ha infatti ha avviato una procedura di mobilità per la riduzione di personale di 19 lavoratori nello stabilimento di Pomigliano. 


IL COMUNICATO DI FIAT. L'azienda "ha da tempo sottolineato che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre. Peraltro la società - afferma Fiat in una nota - è consapevole della situazione di forte disagio che si è determinata all'interno dello stabilimento, sfociata in una raccolta di firme con la quale moltissimi lavoratori hanno manifestato la propria comprensibile preoccupazione".



L'impegno dell'azienda è quello di "individuare la soluzione che consenta di eseguire l'ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda. FIP non può esimersi dall'eseguire quanto disposto dall'ordinanza e, non essendoci spazi per l'inserimento di ulteriori lavoratori, è costretta a predisporre nel rispetto dei tempi tecnici gli strumenti necessari per provvedere alla riduzione di altrettanti lavoratori operanti in azienda".

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