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Giovedì, 25 Aprile 2024
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E' nato Enrico Renzi, il nuovo "mostro" della politica italiana

Legge elettorale, riforme istituzionali, piano lavoro, scuola: Letta, al suo segretario, ha assicurato non solo l’agenda, ma anche la tempistica (tutto da attuare entro fine 2014). Ecco il ritratto del nuovo "mostro" che si aggira per i corridoi della politica italiana

Da questa mattina un nuovo ‘mostro’ si aggira per le stanze, gli uffici e i corridoi della politica: Enrico Renzi. La somma algebrico-politica tra Letta, il premier, e ‘Matteo’, il nuovo segretario del Pd. Che di fatto è, insieme, uno status di necessità reciproche e dominanti. Il primo limpido avvistamento di questa nuova creatura, descritto nelle cronache di bordo del Transatlantico e che ricorda da vicino la Balena Bianca, è avvenuto poco dopo le nove di questa mattina. A Montecitorio, appunto. Quando Letta, preso la parola per chiedere la fiducia alla Camera, ha cominciato ad usare le parole del sindaco di Firenze. “Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio. Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l’Italia è pronta a ripartire ed è nostro obbligo generazionale aiutare a farlo”. Cambia verso?

Letta: “Lotterò come un leone”. Renzi, sul palco dell’Obihall di Firenze: “Da capitano lotterò su ogni pallone”. E ancora, sempre Letta: “La nuova maggioranza è numericamente più debole, ma più coesa. Basta ricatti, stop and go, freni. Dobbiamo cominciare a correre spediti. Fare le cose e farle subito”. Che diceva Renzi in campagna elettorale? “Il governo non deve preoccuparsi della fiducia, ma di fare quello che serve al Paese”. E in questo ha sempre invocato “un deciso cambio di passo”.

PATTO E un patto alla tedesca per il 2014. Quattro punti chiari: legge elettorale, riforme istituzionali, piano lavoro, scuola. E Letta, che ha incontrato il suo nuovo segretario lunedì sera a Palazzo Chigi, ha fatto bene i compiti. C’era tutto, nel suo intervento: lavoro, impresa, scuola, investimenti. E le riforme istituzionali, per cui si è dato una scadenza di 18 mesi: “La riduzione del numero dei parlamentari; l’abolizione delle province dalla Costituzione; la fine del bicameralismo perfetto”. Quel che chiedeva Renzi: “Taglio di un miliardo alla politica, abolizione del Senato”. Questione di esempi e buone maniere.

LEGGE ELETTORALE – Poi la legge elettorale: si “deve evitare l’eccesso di frazionamento che ci condannerebbe all’ingovernabilità e garantire una democrazia dell’alternanza. L’obiettivo è un meccanismo maggioritario”. Maggioritario, non proporzionale. Quindi bipolare. Renzi ha in testa la legge elettorale dei sindaci, a doppio turno. Letta non ha dato indicazioni tecniche. Ma si trattava di chiedere la fiducia e in questi interventi si parla di questioni massima. Architravi programmatici. Senza dimenticare che, su questo fronte, Renzi ha chiesto al governo Letta di farsi da parte, visto che si tratta di materia meramente parlamentare.

Proprio per questo parlerà con tutti, compreso Grillo (“se ci sta, si fa anche al Senato”) e Berlusconi. E proporrà la ricetta annunciata da ‘Enrico’: maggioritaria e bipolarista. Anche perché, nel guazzabuglio proporzionale, con i parlamenti e i partiti che fanno i premier, Renzi soffocherebbe. Non è un caso che, durante le ore della fiducia, il Pd abbia annunciato il cambio di rotta: “Il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, ha formalmente comunicato al presidente del Senato Pietro Grasso l’esito della riunione dell’assemblea dei gruppi Pd di ieri sera durante la quale non è stata posta alcuna obiezione alla proposta del neo segretario Matteo Renzi sulla necessità di far partire l'iter di riforma della legge elettorale dalla Camera”.

Ancora, passando da riferimenti precisi: l’Europa: “Di qua, chi ama l’Europa, ne riconosce le contraddizioni, vuole riformarla, non delega ad altri la responsabilità di provare a farlo, sa che, senza l'Unione europea, ripiombiamo nel Medioevo. Di là, chi vuole bloccare l'Europa. La linea di separazione è la più netta: nessuna sfumatura”. Così Letta. Così Renzi: “Abbiamo lasciato l’Europa in mano ai burocrati. Noi dobbiamo fare bene i nostri compiti, ma quando abbiamo messo a posto i conti, poi dobbiamo far sentire la nostra voce”. Insomma, di qua entrambi, semmai a batter pugni sul tavolo – della Merkel –, ma di qua.

Ecco fatto il patto d’acciaio, ecco ‘Moby Dick’ (e nei paraggi, non si vede un nuovo Achab). E non è mancata la soddisfazione. Di Letta, che ha incassato la fiducia. Del Renzi pendolare (Firenze-Roma andata e ritorno – la nuova vita del rottamatore) appena rientrato nel capoluogo toscano dopo aver colloquiato al Quirinale con il Capo dello Stato. Bocca cucita sul quel che si è detto con Napolitano, solo l’annuncio di Francesco Bonifazi alla tesoreria del Pd. E nessun commento ufficiale sulle parole del premier anche se chi è vicino al sindaco-segretario ha fatto notare che i principali temi toccati da Letta sono tra quelli che Renzi aveva esaminato e concordato con il premier. Che è un po’ quello che aveva dichiarato ieri sera a Ballarò: “Enrico Letta è il primo ministro di questo paese che deve, nel giro di un anno, fare le cose che ci siamo detti di fare. Ha un’occasione straordinaria”.

Tutto bene, finché il governo fa “quel che ci siamo detti di fare”. Tradotto: vinta l’Opa sulla sinistra, è cominciata quella sul governo. E non poteva essere altrimenti. Un conto è fare l’Epifani, a cui d’ufficio è toccato fare il traghettatore; un conto è presentarsi nell’ufficio del capo del Governo con oltre l’80% del Pd (sommando i voti di Civati). Che rimane il partito di Letta e che rappresenta l’assoluta maggioranza nella maggioranza parlamentare. Logica, quella dell’azionista di riferimento, che sta bene, tutto sommato, anche ad Alfano che non può permettersi di mandare il governo a casa per intrufolarsi in una partita elettorale per lui, oggi, con le ossa troppo fragili, delicatissima (il rischio Fli-Fini è dietro l’angolo).

TEMPI/ELEZIONI EUROPEE – Per questo, Letta, al suo segretario ha assicurato non solo l’agenda. Ma anche la tempistica. Il Governo deve correre e deve attuare, scrivere e presentare il grosso dei punti contenuti nel patto entro la fine di maggio 2014. Perché? Per via delle elezioni, quelle europee. Il primo banco di prova elettorale dell’era Renzi. Il sindaco/segretario è il primo a sapere che alle europee avrà a che fare con due fuoriclasse, due ‘animali’ da campagna elettorale: Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. E ha intenzione di sfidarli facendo sua la piattaforma di lavoro del governo, di cui è il primo firmatario.

L’ERA RENZI – Renzi, Alfano, Letta. Con ‘Matteo’ un gradino sopra tutti. Ma con ‘Enrico’ e ‘Angelino’ che ne escono rafforzati. E che non accetteranno più i veti, come nel caso delle riforme costituzionali e dell’artico 138 della Carta: “Chi proverà a far saltare il banco ne risponderà di fronte ai cittadini, cittadini che con un referendum saranno comunque chiamati a decidere se confermare o meno le riforme”. Vanno diritti. E cambiano verso. L’era Renzi inizia qui.

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