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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Governo Renzi, la Camera dice sì alla fiducia

Via libera della Camera al governo Renzi: 378 sì e 220 no. Il premier impaziente: "Ora si inizia a lavorare sul serio". Ma non mancano i malumori con Fassina, Civati e i "soliti" grillini

ROMA - E' ufficiale: Matteo Renzi è il nuovo presidente del Consiglio, con piena fiducia del Parlamento. Non che l'investitura fosse in dubbio - il premier ha lasciato Montecitorio proprio mentre i deputati cominciavano le operazioni di voto - ma ora i numeri sono definitivi. Numeri che alla Camera raccontano di una maggioranza ampia - 378 sì e 220 no - ma raccontano anche di un margine molto risicato al Senato, 169 voti a favore e 139 contrari. Ma tant'è: da ora a Renzi non resta che mettersi all'opera. Un proposito che il segretario Pd aveva fatto suo già in mattinata, prima ancora di parlare in Aula, quando con un tweet "impaziente" aveva annunciato: "Adesso la Camera. Poi si inizia a lavorare sul serio".  ​

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IL DISCORSO DI RENZI: L'EUROPA - Replicando ai deputati, Matteo Renzi in mattinata ha ribadito le parole già espresse lunedì al Senato: "Non è un atto di coraggio, ma di responsabilità. Per questo governo non ci sono alibi: se ci riusciremo abbiamo fatto il nostro dovere, se non ci riusciremo sarà solo colpa nostra". Poi è la volta dell'Europa. Il primo viaggio all'estero da premier di Renzi, con il ministro degli Esteri Mogherini, "non sarà a Bruxelles, non sarà a Berlino ma sarà a Tunisi, la settimana prossima, nel cuore di quel mare nostrum che noi speriamo ritorni centrale", ha detto il presidente del Consiglio nella sua replica in aula alla Camera. Non si deve "arrivare in Ue con la stessa piattaforma di questioni aperte che gli ultimi governi hanno cercato di iniziare a risolvere" e "in particolar modo il governo Letta ha investito molto in questo, lo dico in modo chiaro ed inequivoco".

Fiducia alla Camera, la lunga giornata di Renzi

RIFORME, LAVORO, PROVINCE - "Prima dell'avvio del semestre di presidenza italiana dell'Ue, cioè luglio prossimo, occorre aver realizzato le principali riforme, sia istituzionali (legge elettorale, Senato e Titolo V), che economiche (fisco, istruzione e Pubblica amministrazione)". Sull'emergenza occupazionale, "il dato del 12,6% di disoccupazione non è solo un numero. A queste esigenze si risponde con il coraggio di rivoluzionare il sistema economico e normativo del Paese". Sull'abolizione delle province "chiedo alle opposizioni di fare uno sforzo; se non siete d'accordo con il ddl Delrio aiutateci a migliorare il Titolo V, ma evitate che il 25 maggio 46 nuovi presidenti di Provincia siano eletti e insediati".

APPLAUSI - "Fuori da qui c'è gente che si aspetta da voi, anzi da noi tutti insieme, che la politica smetta di essere un fiume di parole vuoto e vano, vuole che questa Aula sia il luogo dal quale tentare di fare uno schiocco delle dita tutti insieme, come la famiglia Addams". La maggioranza ha applaudito il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al termine della sua replica. Fermi, invece, sono rimasti i deputati dell'opposizione. Anche l'ex premier Enrico Letta ha battuto le mani al termine del discorso di Renzi, che ha ascoltato dal banco della Commissione.

COMMENTI VIDEO: FICO (M5S) - GALAN (FORZA ITALIA) - BORLETTI (SCELTA CIVICA) - CIVATI (PD) - MINZOLINI (FORZA ITALIA) - BRUNETTA (FORZA ITALIA) - CHAOUKI (PD) - GELMINI (FORZA ITALIA) - COSTA (NUOVO CENTRODESTRA)

IL RITORNO DI BERSANI - Per Renzi c'è stata anche una lieta sorpresa: alla Camera è tornato Pier Luigi Bersani. Saluti, battute con i parlamentari e i giornalisti che sono andati a festeggiarlo, ma anche un pensiero immediato per "Enrico", per Letta. "Dov'è Enrico? Voglio abbracciarlo", ha detto Bersani. E dopo pochi minuti ha abbracciato l'ex premier tra i banchi del Pd e gli applausi (GUARDA LE FOTO).

"FIGLI DI TROIKA" - Malgrado l'ostentazione di sicurezza, il dibattito si è acceso anche a Montecitorio, soprattutto sul fronte dei grillini. Carlo Sibilia del Movimento 5 Stelle si è rivolto al presidente del Consiglio dandogli del tu: "Tu, Matteo Renzi, e il ministro Padoan siete figli di Troika", ha tuonato. E ancora: "A Mattè, svegliati!!!". A quel punto è intervenuta il presidente della Camera Laura Boldrini, invitando Sibilia a tenere un atteggiamento consono all'Aula e a rivolgersi in modo rispettoso al premier, seduto ai banchi del governo: "Si esprima in modo adeguato", ha affermato Boldrini scatenando le proteste del gruppo. Gruppo che poi nel pomeriggio, tramite il profilo Facebook  del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha pubblicato i "pizzini" che si sono scambiati durante il giorno Renzi e il dirigente a cinque stelle

MALUMORI PD - Poi, dulcis in fundo, ci sono gli immancabili mal di pancia nel Pd. Due nomi su tutti: Stefano Fassina e Pippo Civati. Il primo in mattinata ha annunciato il proprio voto favorevole alla fiducia al governo Renzi spiegando che la sua non è "una delega in bianco". Intervenendo in aula alla Camera, l'ex viceministro all'Economia del governo Letta ha spiegato: "Voto la fiducia per consapevolezza della delicatissima fase che stiamo attraversando e per l'opportunità di ricostruzione morale, civile ed economica del Paese". "Questo voto - ha osservato Fassina - non abbrevia la distanza di analisi e cultura politica" con Renzi. "Non è il conferimento di una delega in bianco per svolgere i temi da lei elencati ieri. Sul piano dei programmi valuterò nel merito i provvedimenti del governo e come sempre offrirò il mio contributo costruttivo". Anche Civati ha votato la fiducia, ma ha avvertito Renzi: "Ciao Matteo, volevo solo dirti che stai sbagliando". "Anche io ho sognato che la nostra generazione arrivasse fin qui - ha spiegato - ma con le elezioni e non con una manovra di palazzo che neanche ai tempi di Rumor. Devono essere sempre gli elettori a scegliere i politici e non viceversa. Credo di rappresentare il disagio di molti elettori del Pd in questo momento".

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