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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Grandi manovre a sinistra, ma il "Fronte repubblicano" rischia di restare sguarnito

L'attacco diretto al presidente della Repubblica dopo il veto a Paolo Savona, ha cambiato tutto. L'occasione fa l'uomo ghiotto, così nell'incartarsi della crisi istituzionale ed in vista delle elezioni, il Pd esce dal silenzio e prova a rifare l'Ulivo

Dopo le elezioni del 4 marzo il gioco dell'oca iniziato dalla constatazione della mancanza di una maggioranza certa, ha portato l'Italia ad incartarsi intorno ad una crisi politico-istituzionale in cui il Partito Democratico, e gli altri partiti di sinistra, sono stati attori non protagonisti. 

Salvo il mandato esplorativo del presidente della Camera Roberto Fico volto a cercare (o creare) punti di contatto per un esecutivo a guida 5 stelle con l'appoggio del Partito Democratico - tentativo fallito per l'opposizione resa esplicita dall'area di riferimento dell'ex premier Matteo Renzi - il Pd è rimasto alla finestra. Per dirla come l'ex segretario, è passata la linea dell'attendismo con tanto di pop corn. 

L'attacco diretto al presidente della Repubblica dopo il veto a Paolo Savona, ha cambiato tutto. L'occasione fa l'uomo ghiotto, così nell'incartarsi della crisi istituzionale ed in vista delle elezioni che rischiano di essere davvero prossime, il Partito Democratico si è cucito addosso il mantello di difensore delle istituzioni (quand'anche di salvatore della patria contro l'incubo spread) rilanciando l'idea di un "Fronte repubblicano" per sfidare le idee populiste di quello che i "dem" hanno identificato come principale contraltare: l'allenza Lega-pentastellata che - se non già elettorale - potrebbe riproporsi come coalizione di governo dopo le urne. 

Il "Fronte repubblicano" come riedizione in chiave 2018 dell'Ulivo?

Se il principale partito di centrosinistra si è trovato nel 2018 diviso fin nelle sue sfaccettature più intime - lo scontro sull'articolo 18 solo per citare la più divisiva delle questioni su cui si è consumata la scissione con Mdp - ora, con Renzi in seconda fila, lo stato maggiore del Pd tenta di riallacciare i rapporti con la sinistra.

Eppure... eppure l'appello all'unità pare essere già naufragato. 

Il "Fronte repubblicano" spacca Liberi e Uguali

"Prodi, Calenda, Pd, fermatevi! La vostra analisi e la conseguente proposta, alimentata dalle spiegazioni al No a Paolo Savona, è foriera di sciagura e contribuisce attivamente a spingere l'Italia nel baratro". Scrive Stefano Fassina su Huffington Post.

A giudizio del deputato di Liberi e Uguali il Fronte repubblicano sarebbe autolesionista: "Abbiamo bisogno di un'iniziativa politica per provare a tenere insieme la nostra comunità nazionale"

"Prospettare un 'Fronte repubblicano' degli europeisti, democratici, civili, costituzionali contro il fronte dei barbari, anti-euro, razzisti, autoritari, eversori vuol dire aggravare la spaccatura del nostro Paese non soltanto sul piano politico, ma economico, sociale, territoriale e, inevitabilmente, costituzionale. Vuol dire mettere metà o oltre la metà degli italiani fuori dalla Costituzione."

"Insomma, tra l'europeismo liberista del Fronte repubblicano e il nazionalismo del fronte contrapposto, la strada per riunire la nostra comunità nazionale - ha osservato ancora Stefano Fassina - è il patriottismo costituzionale, ossia il primato della nostra sui Trattati europei, da portare avanti con intelligenza, consapevolezza, determinazione, ma senza strappi distruttivi".

La confusione, insomma, è già tanta. 

Pier Luigi Bersani e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, esprimono un'opinione personale sull'eventuale partecipazione al fronte repubblicano invocato dal ministro Calenda e benedetto anche da Renzi e Martina.

Ma dentro l'amalgama di sinistra che ha preso forma nella cordata elettorale tra Mdp, Sinistra Italiana e Possibile le posizioni si fanno già tutt'altro che univoche. 

"Possibile non condivide questa impostazione e la discussione non è mai partita" spiega la segretaria di Possibile, Beatrice Brignone.

"L'assemblea di Leu svoltasi sabato aveva invocato uno slancio unitario, che però alla prima curva sembra sbandare con dichiarazioni personali. Sarebbe il caso di non esporsi: il rischio è quello di alimentare ulteriore confusione nell'elettorato".

Ma che cos'è il Fronte Repubblicano

Il segretario reggente del Pd Maurizio Martina ai microfoni di Rai Radio1 ha affermato la necessità che nasca un nuovo schieramento, una lista unitaria, come evocata dal ministro uscente Carlo Calenda.

"Il Pd sarebbe la lista fondamentale di questo nuovo schieramento che deve nascere, crescere, raccogliere nuove energie; poi le formule le vedremo. La cosa importante è recuperare consapevolezza che bisogna dare una mano all'Italia e stare insieme e lavorare insieme", ha aggiunto.

La proposta di Calenda: nuova lista e altro simbolo

"Dobbiamo dare una voce e sostanza a questo fronte di resistenza allo sfascio" ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda in una intervista al Corriere della sera. Il neo iscritto PD paragona le prossime elezioni a quelle del primo Dopoguerra nel 1948.

"Il Pd - argomenta Calenda - deve essere promotore del fronte repubblicano per le prossime elezioni, ma non con il suo marchio, coinvolgendo - ha spiegato il ministro - tutte quelle forze della società civile e tutti quei movimenti politici che vogliono unirsi per salvare il Paese dal sovranismo anarcoide di Di Maio e Salvini".

"La guida c'è già, si chiama Paolo Gentiloni. Io certamente mi batterò in prima fila al suo fianco sulle scelte di fondo che gli italiani dovranno fare: vogliamo stare in Europa o scivolare in Africa? "

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