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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il bilancio

Meloni attacca l'Ue: "Fondi Mes siano usati per altro"

Lunga conferenza stampa di fine anno. Degli alleati di governo dice: "Mi fido di loro". Il presidenzialismo definito prioritario: "Dialogherò con tutti, ma non sono sprovveduta". Entro il 24 febbraio la visita a Kiev

La definisce una conferenza di "inizio mandato". Rivendica i traguardi raggiunti - approvazione della legge di bilancio in primis -  professando fiducia negli alleati e guarda al futuro partendo da Pnrr, giustizia e presidenzialismo. Non risparmia colpi all'opposizione - "Non mi faccia la morale chi ha liberato i boss al 41 bis"  - e all'Ue: "Mai il Mes". Si dice pronta la dialogo, ma avverte: "Non sono una sprovveduta..".  Così la premier Giorgia Meloni oggi, 29 dicembre, alla conferenza stampa di fine anno organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della stampa parlamentare.

La stessa Meloni è iscritta all'Ordine dei giornalisti. E lo ricorda non appena prende la parola: "È anche la mia professione. Ho sempre pensato che la politica dovesse essere un passaggio transitorio". L'incontro con la stampa è molto lungo, quasi a "riparare" la polemica delle scorse settimane proprio con i giornalisti dopo un Consiglio dei ministri. E Meloni ironizza:"È Telethon" paragonando la conferenza alla maratona televisiva benefica. 

"Presidenzialismo è priorità"

La presidente del Consiglio Meloni dice chiaramemte che la riforma istituzioni e il presidenzialismo sono una priorità del governo. "Il mio obiettivo - dice - è riformare le istituzioni di questa nazione in questa legislatura" con "una riforma che consenta stabilità e di avere governi frutto delle indicazioni popolari". Come arrivare a queste riforme? Col "dialogo ma - avverte - Non sarò così sprovveduta da non capire eventuali atteggiamenti dilatori...".

"Sono partita - spiega la premier - dal semipresidenzialismo alla francese non perché sia il mio modello preferito, ma perché storicamente il più condiviso. Questa riforma la voglio fare, sono disposta a parlare con tutti senza preclusioni e pregiudizi. Il ministro Casellati ha avviato le consultazioni nella maggioranza ed entro gennaio parlerà con le opposizioni se disponibili. Sulla base di queste interlocuzioni si dovrà decidere come procedere. Non escludo un'iniziativa del governo ma senza preclusione a un lavoro parlamentare. Di modelli ce ne sono diversi: il punto è capire la volontà".

"Non tiro a campare"

La rivendicazione di quanto fatto e di un approccio deciso torna più volte nelle parole della premier.  "Il mio atteggiamento non è quello di sopravvivere - dice -. Per essere fiero di quello che hai fatto devi essere coerente con quello in cui credi. Rivendico tutto quello che abbiamo fatto. Mi piacerebbe lasciare una nazione orgogliosa, ottimista. Orgoglio e ottimismo ci mancano come nazione. Io mi metto in gioco, non tiro a campare e metto in campo l'idea di potere non essere rieletta tra cinque anni".

"Mi fido dei miei alleati"

L'incontro con la stampa arriva pochi minuti dopo l'ok del Senato alla fiducia sulla legge di bilancio, la prima targata Meloni. Proprio dalla Manovra partono le domande dei cronisti. "Mi fido dei miei alleati al governo. Oltre ai dibattiti naturali in una maggioranza con più partiti, per me contano i fatti. Abbiamo approvato una legge di bilancio che non era facile. Avremmo potuto dire 'scusate siamo appena arrivati e rimandiamo le scelte politiche'. Noi abbiamo scelto di fare una Manovra politica. Pur riuscendo a investire gran parte delle risorse sulla priorità del caro bollette, siamo riusciti a iniziare a mantenere gli impegni presi. In Consiglio dei ministri l'abbiamo approvata in un'ora. Io ho fatto parte di un altro governo e ricordo dibattiti molto più accesi".

"Chi ha liberato boss al 41 bis non mi faccia la morale"

Toni pacati da parte della premier, che però lancia accuse ai rivali politici soprattutto quando le domande si spostano sulla giustizia. "Ho sentito - dice Meloni - accuse da chi oggi è opposizione. Io però non mi faccio fare la morale da chi quando era al governo ha liberato i boss al 41 bis con la scusa del contagio Covid. Da chi ha fatto il condono di Ischia e ha fatto quello che abbiamo visto su mascherine e banchi a rotelle, oggi al macero".

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"Con Draghi paragone continuo, non mi piace vincere facile"

Inevitabile il riferimento al suo predecessore: Mario Draghi. "Sento sì il peso dell'eredità - dice la premier - e mi fa piacere. Misurarmi con persone capaci e autorevoli è la sfida di tutta la mia vita.  A me non è mai piaciuto 'vincere facile'. Draghi ha grande autorevolezza nazionale e internazionale e mi rendo conto dell'eredità e dei paragoni ma lo trovo affascinante". Per Meloni "l'ombra" di Draghi è uno stimolo a fare bene. "Meglio non ve lo direi mai... Figuriamoci", ironizza. Poi torna seria e non nasconde l'orgoglio dell'essere a Chigi. "Mi pare che rispetto queste 'dieci piaghe d'Egitto' che sarebbero arrivate nel cambio tra vecchio e nuovo governo, ancora stiamo difendendo la nazione nel migliore dei modi".

"L'Italia non accederà mai al Mes"

La premier ribadisce il suo "No" al Mes (Meccanismo europeo di stabilità, ndr). Lo fa in modo deciso: "L'Italia non accederà mai al Mes finchè io conto qualcosa, ma temo che anche altri Paesi non accederanno. Temo che quel fondo non verrà utilizzato perché le condizionalità sono troppo stringenti". 

Meloni ribadisce che "Mes è creditore privilegiato, cioè il prestito che si contrae con il Mes lo si deve restituire prima del resto e questo porta problemi significativi in termini di spendibilità dei titoli di Stato. Siamo nella posizione di tenere bloccati decine di miliardi di euro che nessuno utilizza in un momento in cui tutti hanno bisogno di risorse? Secondo me no".

E rilancia: "Vorrei confrontarmi con il direttore del Mes per capire se esistono i margini per lavorare su qualcosa di diverso, che sia utilizzabile, con condizionalità diverse e minori, senza vincoli che mettano in difficoltà il debito pubblico".

Meloni in Ucraina entro il 24 febbraio

Meloni ribadisce a più riprese il sostegno a Kiev e la condanna dell'aggressione russa. "Il principio che la Russia vuole far passare con l'invasione dell'Ucraina è poco conveniente per tutti: chi è militarmente più forte può invadere il suo vicino. Questo per noi è inaccettabile", precisa. Meloni annuncia che sarà in Ucraina entro la fine del mese di febbraio, prima cioè dell'anniversario dell'invasione russa, e che l'Italia è pronta" a "farsi garante di un eventuale accordo di pace". 

"Basta indagati a vita"

Per Meloni la riforma della giustizia è una priorità. Riferendosi all'ordine del giorno approvato dal governo su proposta del Terzo polo che porta verso l'archiviazione della legge "Spazzacorrotti", la definisce una norma "di buonsenso". "La prescrizione - spiega Meloni - rimane fondamentale nello Stato di diritto o si rischia un sistema in cui si possono avere indagati a vita per scelte discrezionali. Per la riforma della giustizia serve un governo coraggioso e deciso, ma coraggio e decisione non ci difettano. Questo governo mettendo insieme le anime della maggioranza ha visione equilibrata materia". Focus anche sulle intercettazioni "per limitarne gli abusi".

"Situazione Covid sotto controllo, togliere libertà non funziona"

Passaggio obbligato è la domanda sulla nuova allerta Covid, dopo il boom dei casi in Cina. L'Italia, ieri, ha reso obbligatori i tamponi per chi arriva direttamente dal Paese del Dragone. "Oggi - dice Meloni - a situazione è abbastanza sotto controllo. Stiamo monitorando minuto per minuto".  La premier riporta alcuni numeri: su trenta casi che vengono sequenziati in queste ore, 15 sono Omicron "già presente in Italia, e questo dovrebbe essere abbastanza tranquillizzante". "Ci siamo mossi subito - ricorda Meloni - ma serve un coordinamento nell'Unione europea. Ritengo utili tamponi e mascherine. Il modello della privazione delle libertà non lo ritengo efficace e lo dimostra molto bene quello che è accaduto in Cina. Lavoriamo prioritariamente sulla responsabilità dei cittadini e non sulla coercizione".

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"Rdc? Non paghiamo chi può lavorare ma non lo fa"

Altro tema è quello del lavoro, partendo dalla stretta al reddito di cittadinanza che ha infiammato il dibattito. "Il lavoro - dice Meloni - lo creano le aziende, lo Stato non può abbattere la povertà per decreto. Noi stiamo lavorando per mettere in condizioni le aziende di assumere. Ci vuole maggiore occupazione, dobbiamo comunque considerare che il mercato del lavoro è cambiato. Bisogna evitare che il lavoro sia fatto in nero. Occorre diversificare le tipologie contrattuale facendo i controlli per evitare distorsioni".

Meloni ricorda come il governo sul reddito di cittadinanza ha deciso di mantenere le tutele per sette mesi perché "vogliamo affrontare la sfida di trovare posti di lavoro" a chi vuole lavorare. E spiega: "Mentre l'Italia in passato spendeva otto miliardi di euro" per mantenere "persone in grado di lavorare, sempre l'Italia decideva di restituire otto miliardi di euro all'Europa per il fondo sociale europeo. Ora ci sono tredici miliardi per la nuova programmazione e poi i fondi del Pnrr". "Immagino - prosegue - un meccanismo per il quale quando ci si reca in un centro per l'impiego o in una realtà privata che incrocia domanda e offerta, quel soggetto sia in grado di indicarmi dove è chiesto lavoro e chi mi forma per quel lavoro. Immagino che la formazione sia col fondo europeo e che ci sia volontà di lavorare. Si dice 'Non voglio un lavoro sottopagato che mi sfrutta'? Sono d'accordo - spiega Meloni -. Se per congruità intendiamo 'Non considero la mansione offerta all'altezza dei miei studi e delle mie aspettative' è diverso. Se non accetto un lavoro dignitoso, pagato e tutelato sono libero di farlo ma non posso farlo venendo pagato da chi versa le tasse con un lavoro che ha accettato anche se non era quello dei sogni".

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"Sul Pnrr la staffetta con Draghi ha funzionato"

Capitolo Pnrr. Meloni ricorda il suo predecessore Draghi e parla di "staffetta che ha funzionato". "Ora - spiega Meloni - entriamo nella parte difficile, trasformare gli obiettivi in cantieri. Abbiamo oltre 120 miliardi di investimenti di opere pubbliche. Stiamo avendo un'interlocuzione con l'Unione europea sui costi delle materie prime" e poi c'è il tema della semplificazione per spendere le risorse. "Non è - ribadisce Meloni - un lavoro facile, è la questione a cui stiamo dedicando più tempo. Dobbiamo utilizzare i fondi del Pnrr per darci delle strategie". "Facevamo ponti in dieci giorni duemila anni fa - ironizza - Riusciremo a fare le opere".

"Mai tasse sulla prima casa, è bene sacro"

Meloni risponde ai cronisti e parla delle prossime mosse del suo governo. "L'obiettivo della legislatura - dice - sono i cinque punti di taglio al cuneo fiscale". E sulla riforma del catasto precisa: "Si può fare una mappatura per migliorare la conoscenza delle costruzioni italiane ma da questo governo non partirà mai un aumento della tassazione sulla casa che considero un bene sacro, non pignorabile".

"Nessun condono da noi"

È sul tema giustizia e scudo fiscale che il tono di Meloni diventa più piccato. "Confermo - dice - che la mia carriera politica è ispirata a Paolo Borsellino e sono fiera che il primo provvedimento di questo governo sia stato contro la mafia cioè salvare l'ergastolo ostativo e spiace l'atteggiamento dell'opposizione".

"Non ci sono condoni nella legge di bilancio - rivendica Meloni -. Abbiamo fatto una norma che chiede a tutti di pagare il dovuto, pagare il dovuto con una maggiorazione consentendo una rateizzazione. Le uniche cartelle stralciate sono quelle vecchie più di sette anni e inferiori mille euro, ma perché conviene allo Stato. Costa più la riscossione che lo stralcio". E attacca: "Spiace non abbiate notato che in Manovra è prevista l'assunzione di 3.900 nuovi funzionari Agenzia delle Entrate e la norma di cui vado fiera contro le contro le aziende 'apri e chiudi'".

"Italia non è corruttore d'Europa"

Meloni difende l'Italia sulla narrazione fatta del cosiddetto Qatargate. "Quello che mi innervosisce - dice - è che alcuni colleghi internazionali definiscano i fatti come 'italian job'. La vicenda non riguarda solo gli italiani, non è una macchia sulla nostra nazione. Il tema riguarda sicuramente una famiglia politica, ma non l'Italia, come se l'Italia fosse il 'grande corruttore d'Europa'. Lo dico per difendere la dignità dell'Italia da attacchi strumentali. Si deve andare fino in fondo senza fare sconti".

"Blocco navale non è 'Scateniamo la guerra'"

Il tema migranti e imbarcazioni Ong è stato affrontato dal Governo in un decreto ad hoc. E il tema immigrazione è tra quelli toccati nel corso della conferenza "Il blocco navale - puntualizza Meloni - non è come molti di voi giornalisti lo hanno raccontato. Io non intendo il blocco navale contro la volontà dei Paesi del nord Africa e poi 'scateniamo la guerra'. Il blocco navale per come lo intendo io è una missione europea per impedire le partenze irregolari". Secondo Meloni "prima del diritto a emigrare" c'è il diritto "a non farlo. Serve un approccio diverso".

La premier rilancia l'idea di un "Piano Mattei" per l'Africa: "Con un po' di risorse spese bene, anche nel nostro Pnrr, si può ragionare con il Nord Africa, ma non solo con il Nord Africa, per produrre l'energia che serve diversificando le fonti di approvigionamento e fare dell'Italia la porta dell'ingresso di questa energia. Serve un approccio non predatorio. Noi non andiamo per portare via qualcosa. Ma per lasciare qualcosa".

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"Puntiamo a controllo rete Tim"

Spazio anche a una domanda sulla riorganizzazione di Tim e in particolare della infrastrutture di rete di telecomunicazioni. "Confermo che questo Governo - dice Meloni - ha come obiettivo assumere il controllo della rete Tim, per una questione strategica, e lavorare per mantenere i livelli occupazionali. Tutto il resto lo lasciamo alla dinamica libera del mercato". Meloni non scende però nel dettaglio sul percorso per raggiungere questi obiettivi invocando "prudenza e riservatezza" su ulteriori informazioni visto che Tim "è una società privata e quotata".

"Vicenda Mps gestita in modo pessimo"

Tra i temi affrontati anche il caso Mps. "Per la tutela del risparmio penso che la cosa migliore che si possa fare sia lavorare per favorire un sistema bancario che non ripeta gli errori del passato - dice Meloni -. Siamo al lavoro, ad esempio, sul dossier Mps, un'altra delle grandi questioni ereditate, una situazione molto difficile, gestita fin qui abbastanza pessimamente, con decine di miliardi spesi a carico dei contribuenti". Su Mps "è stato fatto un aumento di capitale, è in corso una ristrutturazione abbastanza solida: lavoriamo per un'uscita ordinata dello Stato e per creare le condizioni perché in Italia ci siano più poli bancari".

"Situazione in Iran inaccettabile"

"Sono rimasta colpita dalla storia della campionessa di scacchi iraniana che ha partecipato al mondiale togliendosi il velo - dice la premier -. Noi siamo abituati a gesti simbolici che però non hanno conseguenze gravi. Ho concordato con il ministro Tajani la convocazione dell'ambasciatore iraniano per dirgli che quello che sta accadendo è inaccettabile e che non accettiamo tollerarlo oltre. Se non dovessero cessare le repressioni e se non si torna indietro sulla pena di morte a degli innocenti il nostro atteggiamento cambierà e su come cambierà sarà oggetto di una interlocuzione internazionale". 

"Msi ha avuto ruolo importante"

La premier risponde anche alla polemica nata nei giorni scorsi sui post pubblicati dal presidente del Senato Ignazio La Russa e dalla sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti in occasione dell'anniversario della nascita del Movimento sociale. "Un dibattito - dice Meloni - che mi ha molto colpito. Credo che il Msi sia un partito che abbia avuto un ruolo molto importante nella storia della Repubblica, quello di traghettare verso la democrazia milioni di italiani usciti sconfitti dalla guerra. Il partito della destra repubblicana, pienamente presente nelle dinamiche democratiche di questa nazione, che è arrivato al governo prima del congresso che lo trasformò in An. Un partito della destra democratica, dell'Italia democratica e repubblicana". E rilancia: "Non mi torna il gioco al 'rilancio eterno', per cui si deve sempre cancellare di più. Il Msi - sottolinea Meloni - è sempre stato chiarissimo sulla lotta all'antisemitismo, ha fatto il suo percorso. Oggi alcuni esponenti del governo, delle massime cariche dello Stato, vengono da quell'esperienza. Ci sono arrivati con un voto democratico. Vuol dire che la maggioranza degli italiani non considerava quella storia impresentabile, e penso che anche questo si debba rispettare". 

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