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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista

Dieci anni di Fratelli d'Italia: "Ci davano per morti, oggi puntiamo a 200mila iscritti"

Il partito di governo festeggia le sue prima dieci candeline con una tre giorni a Roma. Giovanni Donzelli racconta a Today: "Vengo da una famiglia di sinistra". L'intervista

Dieci anni di Fratelli d'Italia. In piazza del Popolo a Roma, che fu di Giorgio Almirante, si tiene la festa per la prima decade del partito di destra, nato dalle ceneri del Popolo della libertà (Pdl). A dirigere i lavori è Giovanni Donzelli, 47 anni, responsabile organizzativo di Fratelli d'Italia insieme con Giorgia Meloni e nominato di recente vicepresidente del Copasir. È partito dalla militanza di sezione, in una città difficile come Firenze e, dopo tanti anni di opposizione, rivendica con orgoglio i dieci anni del suo partito. Quello che in tanti avevano dato per spacciato e oggi governa il Paese, esprimendo il presidente del Consiglio: prima donna premier della storia del Paese.

Donzelli, lei oggi è deputato, vicepresidente del Copasir, organizzatore di partito. Come le è venuto in mente di fare politica?
"Io vengo da una famiglia di sinistra, mi sono avvicinato alla destra nel periodo delle stragi di mafia e con Tangentopoli. Nel '94 ero affascinato da Gianfranco Fini e incuriosito dal fatto che tutti mi dicessero che avere idee di destra significava stare dalla parte sbagliata. Poi ho conosciuto i ragazzi che erano del Fronte della Gioventù e ho scoperto che la destra era l'unico partito non coinvolto nello scandalo di Tangentopoli. Mi sono avvicinato a quelle idee e sono diventate le mie. Forse anche come reazione alle intolleranze dei collettivi di sinistra".

Nonostante la pioggia battente, l'evento è un successo: la tensostruttura è piena e ci sono appuntamenti di livello con interventi importanti. Quale sarà il momento più atteso?
"Sarà sicuramente quando prenderà la parola Giorgia Meloni alla fine della tre giorni. Sì, la conferma del successo organizzativo è ben raccontato dalle tante presenze: più di cento volontari, famiglie con bambini, amici, sostenitori, ma anche semplici curiosi. È la prova che la politica dei partiti viene ancora premiata perché noi, a differenza di altri, siamo un partito vecchio stile".

A differenza di altri dice, ma cosa fa di voi un partito vero?
"Qui ci sono nostri dirigenti e simpatizzanti dalle parti più remote d'Italia, arrivati per dare una mano, anche solo per spostare le sedie o montare i gazebo e le casette di Natale. Qui ci sono ancora persone che credono nella politica come servizio di militanza senza avere per forza qualcosa in cambio. In molti altri partiti questa cosa si è persa. Noi invece teniamo le sezioni aperte e formiamo i militanti".

È suggestivo pensare che voi oggi siate lì, in piazza del Popolo a Roma. È la piazza che fu di Alleanza nazionale e prima ancora di Giorgio Almirante. Com'è cambiata la destra in questi decenni?
"Siamo cresciuti, oggi abbiamo il consenso, l’esperienza. Ricordo quando eravamo nati, lottavamo a mani nude e avevamo difficoltà a trovare risorse anche solo per affittare un cinema".

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E cosa vi ha premiato?
"La coerenza, senza il tentativo di rincorrere il successo veloce, evitando quelle che molti consideravano piccole scorciatoie. All'inizio ci ha penalizzato. Oggi ci dà stabilità".

Quale è stato il momento peggiore di questi anni in salita?
"Guardi, ricordo quando mancammo la soglia alle elezioni per il parlamento europeo nel 2014 e non entrò nessun parlamentare. In molti dicevano che eravamo destinati a morire, erano convinti che non avremmo avuto la forza di andare avanti".

A chi si riferisce?
"A qualche "vecchio" di Alleanza nazionale  che non aveva avuto il coraggio di fare la nostra stessa scelta".

Ma oggi Fratelli d’Italia quanti iscritti conta?
"Aspettiamo il 31 dicembre per avere un numero certo, ma siamo sopra i 150mila".

E nei prossimi cinque anni, in teoria di governo, che obiettivo vi ponete?
"Ci piacerebbe superare i 200mila iscritti".

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