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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Giulio Regeni, parla Conte: "La verità sulla sua morte è una priorità per l'Italia"

Il premier prende posizione: "Fino a quando presiederò io il governo, la questione Regeni resterà al centro dell'attenzione. Mai una visita di Stato, con tutti gli onori, in Egitto, fino a quando non riusciremo a compiere significativi passi avanti". Ma ora servono i fatti

Verità per Giulio Regeni. Forse anche gran parte del mondo politico si è resa ormai conto che vendere arsenali da guerra all'Egitto, Paese che nulla ha fatto per assicurare alla giustizia i veri responsabili dell'omicidio di un giovane ricercatore italiano, è troppo per uno Stato democratico. Le polemiche degli scorsi giorni lasciano il segno. Associazioni e attivisti chiedono da tempo al governo di bloccare qualsiasi ipotesi di nuove forniture militari all’Egitto di al-Sisi.

La verità sulla morte di Giulio Regeni oggi è ancora lontana. "L'etica non ammette mediazioni o negoziati" come dice Don Luigi Ciotti. Il contratto per la fornitura militare all'Egitto è una una negazione di un principio fondamentale della democrazia, di qualsiasi democrazia: non si fanno affari con regimi totalitari. E' uno schiaffo ai familiari di Giulio Regeni. Il tema delle armi all'Egitto è stato affrontato, seppur lateralmente, anche ieri a tarda sera in Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Regeni. Ha parlato Conte.

"Un orario inconsueto è stato determinato dalla mia premura di essere disponibile il prima possibile. Grazie per aver accettato la mia prima finestra utile''. Così il premier Giuseppe Conte iniziando il suo discorso per l'audizione in Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Regeni. Iniziata intorno alle 22, l'audizione è terminata quasi due ore e mezzo più tardi, con una seconda parte svolta in forma secretata. "L'Italia tutta continua ad attribuire incessante priorità alla ricerca della verità sulla morte di Regeni'', ha detto il premier parlando del caso e spiegando come il Paese "si aspetta progressi rapidi nelle indagini" mentre, ha assicurato, ''ho posto la vicenda Regeni sempre in cima ai miei impegni e anche nelle relazioni con il presidente egiziano Al Sisi''. La "barbara uccisione di Giulio è rimasta e rimarrà sempre al centro dell'attenzione del governo italiano fin quando lo presiederò'', ha promesso quindi Conte.

''I nostri rapporti bilaterali con l'Egitto - ha continuato il presidente del Consiglio - non potranno pienamente svilupparsi finché non sarà fatta piena luce sul barbaro assassinio di Regeni. Ogni mia interlocuzione con Al Sisi - ha quindi assicurato - è partita da un semplice quanto inevitabile assunto: i nostri rapporti bilaterali non potranno sviluppare appieno il loro potenziale, finché non sarà fatta piena luce e non verranno assicurati alla giustizia i colpevoli''. "Fino a quando lo presiederò io il governo, la questione Regeni resterà al centro dell'attenzione". Una ''postura" che ''spero ci dia la speranza di raggiungere la verità. Un obiettivo verso il quale rimarremo inflessibili fino a quando non lo otterremo'', la promessa fatta dal premier.

"Tutta l'Italia - ha spiegato ancora Conte -, le sue istituzioni e la pubblica opinione, continuano, a poco più di 4 anni dalla tragica scomparsa di Regeni'', a dare priorità all'accertamento della verità sulla sua morte. Le "autorità politiche, io personalmente, e tutte le altre, le autorità diplomatiche, e nessuno deve dubitarne, non hanno mai smesso di sollecitare con forza alle controparti egiziani, a vari livelli, progressi tangibili, significativi, nell'identificazione dei responsabili del barbaro assassinio''. "Ho un solo obiettivo - ha aggiunto il premier -: l'accertamento della verità'' nei confronti dell'Egitto.

"La preoccupazione per la lentezza la condivido anche io e l'ho anche rappresentata. Sono stato a gennaio a Il Cairo. E' stata una visita rapida - ha spiegato il presidente del Consiglio - e compiuta insieme ad altri in vista della preparazione della Conferenza di Berlino. Anche in quella occasione, ho sempre ribadito come questa vicenda sia un vulnus, una ferita che non può essere rimarginata e richiede quanto meno l'accertamento della verità giudiziaria''.

"Ho detto - ha continuato Conte - che non sarà mai possibile una visita di Stato, con tutti gli onori, in Egitto, fino a quando non riusciremo a compiere significativi passi avanti in questa direzione. Mi è stata prospettata l'inagurazione dell'università del Cairo. Ho sempre prospettato remore, dicendo, che fino a quando non ci sarà accertamento della verità, non potremo pretermettere questo aspetto''.

"Il presidente Al Sisi ha sempre manifestato nei nostri colloqui, anche in quello di domenica 7 giugno, piena comprensione per le richieste italiane" sul caso Regeni e "disponibilità sua e delle autorità egiziane a collaborare per il perseguimento di un obiettivo riconosciuto essenziale per rilanciare le nostre relazioni. Attendiamo ancora una manifestazione tangibile di tale volontà''. Il presidente del Consiglio assicura di aver avuto disponibilità dal presidente egiziano ma il governo italiano si attende ora degli atti tangibili della collaborazione offerta per fare luce sulla vicenda. ''Ho sollecitato il mio interlocutore - ha assicurato - a favorire un concreto segnale di tale collaborazione. Attendiamo ancora una manifestazione tangibile di tale volontà".

"Ho incontrato Al Sisi 6-7 volte. Il fatto di parlargli di persona, guardarlo negli occhi ed esprimere tutto il rammarico per poter influenzare con un'influenza diretta, vis a vis, forse non ha portato risultati, non sono stato capace. E' quello che ho detto alla famiglia Regeni l'ultima volta. Erano un poco dispiaciuti che la nostra presenza diplomatica non ottenesse risultati. Ho detto che se la dovevano prendere con il premier che avevano di fronte, visto che è il premier che incontra Al Sisi vis a vis. Il nostro diplomatico non incontra il capo di Stato. Se c'è un'incapacità - ha sottolineato Conte - la potete imputare a me direttamente'', la risposta di Conte a Lia Quartapelle del Pd, membro della Commissione di inchiesta. ''Non abbiamo ottenuto molto, ma non significa che in questo momento una diversa postura verso l'Egitto - ha sottolineato Conte - non ci porti a una più intensa cooperazione''.

''Se otterremo qualche risultato, sarà insistendo, perseverando, continuano a battere il pugno sul tavolo... Sviluppi - assicura però Conte - ci sono stati, non è stata una completa stasi. C'è stata l'alternarsi delle autorità giudiziarie al Cairo. L'autorità italiana sta dispiegando una grandissima attività. Allo stato, è meglio un dialogo franco e a tratti frustrante, piuttosto che l'interruzione dei rapporti" perché, spiega, 'c'è stato qualche momento in cui la reazione istintiva sarebbe stata un moto di orgoglio... Ma poi bisogna superare la reazione che ti porterebbe a un irrigidimento e all'interruzione del confronto".

I ''risultati'' per l'accertamento della verità sulla morte di Giulio Regeni, si ottengono con il ''dialogo e l'interlocuzione continua'' e questo non significa ''sottovalutare'' la vicenda, ha continuato Conte, che ha aggiunto: ''Il governo continuerà a insistere ed esercitare una pressione. Meglio un dialogo per quanto franco, che l'interruzione dei rapporti. La nostra azione politica e diplomatica si fonda su un presupposto che è il pilastro della nostra politica estera: il superamento anche delle questioni più gravi tra Stati e la cooperazione internazionale possono essere perseguiti con maggior efficacia attraverso un'intensificazione e non certo con un irrigidimento del dialogo''.

''Un dialogo costante - ha assicurato -, intrattenere rapporti in diversi settori del partenariato bilaterale con l'Egitto e il confrontarsi su tematiche di convergente interesse nazionale non rappresentano in alcun modo una sottovalutazione del crimine commesso ai danni di Regeni''.

La Commissione Parlamentare sulla morte di Giulio Regeni

"Non si può ignorare il livello drammatico di violazione di diritti umani" in Egitto". Anche per questo "suscita sconcerto che, dopo l'iniziale sollecitudine alla massima cautela nell'esportare armi verso l'Egitto, l'Italia abbia ripreso le esportazioni". Così il presidente della Commissione Parlamentare sulla morte di Giulio Regeni, Erasmo Palazzotto, in apertura dell'audizione del presidente del Consiglio. Al termine della lunga seduta, Palazzotto ha spiegato come il premier "ci ha dato informazioni su quello che è lo stato dei fatti, faremo una valutazione. Questa - ha aggiunto - è un audizione che inaugura un ciclo di indagine che approfondirà le responsabilità anche della politica rispetto alla ricerca della verità".

"E' doveroso, nonostante la sua esaustiva e dettagliata relazione, esprimerle la mia, personale e del gruppo Fi, preoccupazione per la lentezza nella ricerca della verità sulla tragica morte di Giulio Regeni", ha spiegato Maria Tripodi, deputata di Fi e componente della Commissione, parlando al presidente del Consiglio. "Scopo di questa commissione è fare luce su una pagina oscura che ha inghiottito la vita di un figlio d'Italia", ha proseguito Tripodi sottolineando che va restituito "il dovere della memoria assicurando, senza se e senza ma, la giustizia ai responsabili della sua morte". "L'Italia dall'Egitto deve con chiarezza pretendere la verità, una condizione non negoziabile", ha concluso.

"Sono d'accordo sul fatto che non potremmo più chiamare l'Egitto alleato finché non sarà chiarita questa vicenda, ma vorrei capire in concreto in cosa non stiamo sviluppando i rapporti nel pieno potenziale", ha detto Lia Quartapelle (Pd), componente della Commissione di inchiesta rispondendo all'intervento del presidente Conte. Quartapelle ha fatto riferimento alle relazioni politiche, alla ripresa della cooperazione nel campo della cultura, alle relazioni in campo energetico e nel turismo: "Vorrei capire - ha detto Quartapelle - in cosa non si sta sviluppando il pieno potenziale delle relazioni con l'Egitto". Quartapelle ha anche chiesto "se l'incontro dell'1 luglio non andasse come auspichiamo, in quali ambiti, e se, abbiamo intenzione di ridurre la cooperazione".

"Se ci dice che il rapporto non è nel pieno delle potenzialità", "voglio capire quale azione è stata frenata, quale rapporto è stato compromesso e quale affare non è stato completato" con l'Egitto, ha detto Paolo Trancassini (Fdi), vicepresidente della Commissione rivolgendosi al premier. Trancassini ha anche chiesto al presidente del Consiglio "se ha da dirci qualcosa sullo scenario inglese, per noi buio visto che né noi né la procura di Roma ha avuto grandi risposte in merito".

"Quale attività è stata svolta dai due governi, da lei presieduti, per tentare di rendere il caso Regeni e il caso Egitto un caso europeo, quale azione diplomatica è stata svolta, perché non abbiamo visto risultati da questo punto di vista, per fare in modo che non fosse tutto affidato al rapporto bilaterale con l'Egitto". E' quanto ha chiesto al premier Riccardo Magi, deputato di Radicali italiani +Europa, componente della Commissione. "Io penso che una richiesta molto esplicita che va fatta al presidente Al Sisi è avere il domicilio legale di questi soggetti che possono essere processati, anche in contumacia, qualora siano residenti all'estero", ha detto la deputata del Pd, Deborah Serracchiani, riguardo alle cinque persone iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Roma.

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