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Venerdì, 29 Marzo 2024
POLITICA

Il giuramento di "Re Giorgio", poi il governo

Giorgio Napolitano si è insediato ufficialmente. Commozione al giuramento, poi bastona i partiti: "Basta tatticismi e proteste sterili. Resterò in carica finché avrò forze". Ora l'obiettivo è quello di formare il governo entro la settimana

ROMA - Dopo la bufera su Marini prima, e su Prodi dopo, è il giorno del bis storico, quello di Giorgio Napolitano. Sette anni al Quirinale per ripassare nuovamente dal via. Anni complicati, tra governi saltati, rimpasti, scandali, e pressioni. Fino all’ultimo, fino all’impasse istituzionale con cui si sarebbe dovuto licenziare dalla politica. E invece, quello stesso groviglio, lo ha rimesso in sella. Impasse che tuttavia è pronto a srotolare: “Ho accolto l’invito anche perché l’Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno”. O con le buone, un governo sostenuto dalle forze parlamentari, di larghe intese. O con le cattive, “traendo le conseguenze di fronte al Paese”. Detta con parole più immediate, sciogliendo le Camere e avviando il Paese a nuove elezioni.

Il presidente della Repubblica nel giro di un pomeriggio si è prima dimesso (con tanto di bandiera ammainata), poi, qualche minuto prima delle 17, è uscito dal Quirinale e si è diretto a Montecitorio per il solenne giuramento. Tappeto rosso ai piedi, è stato accolto dal presidente della Camera, Laura Boldrini, e da quello del Senato, Pietro Grasso. Tutti in piedi appena entrato nell'aula di Montecitorio, compreso i parlamentari del M5S che tuttavia non hanno preso parte al lungo applauso. Poi il solenne giuramento: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione”. Napolitano, commosso, è il nuovo Presidente della Repubblica.

IL DISCORSO – Napolitano, si fa uomo e si commuove ben tre volte nelle battute iniziali del suo discorso di insediamento. La rielezione a capo dello Stato “sottopone a seria prova le mie forze”. Apprezzo “in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia”."La rielezione non si era mai verificata, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato schiusa una finestra per tempi eccezionali. Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale".

RICHIAMO “Non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi”. La colpa sta in quelle “convenienze” e quei “tatticismi e strumentalismi”. Questo “ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento”. “Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale”.

ANTIPOLITICA – “Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato: e l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono”.

MONITO DECISO AL PARLAMENTO – Il nuovo Presidente fa subito la voce grossa, e pronuncia quelle parole su cui ha poggerà quest’inizio mandato. Lo stallo in cui è finito il Paese deve finire al più presto. Non c’è più tempo per i tatticismi. E, infatti, avverte: “Ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese”.

CLIO NAPOLITANO – Presente in aula anche la signora Clio Napolitano che anziché sedersi nella tribuna d’onore della Camera ha scelto una posizione più defilata in una tribuna laterale. 

LA RETE, LA PIAZZA E I 5 STELLE – “Apprezzo l’impegno con cui” il Movimento 5 Stelle “ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento”. “La rete offre inedite possibilità politiche ma non c’è partecipazione realmente democratica” senza il tramite di “partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del metodo democratico”.

LARGHE INTESE – “Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto, se si preferisce questa espressione, si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale”.

LARGHE INTESE: AMATO O LETTA PREMIER

GOVERNO – “Ho accolto l’invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica. L’ho accolto anche perché l’Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete: non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più, per usare un'espressione di scuola, ‘da fattore di coagulazione’. Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità: era questa la posta implicita dell'appello rivoltomi due giorni or sono”.

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