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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Governo Conte: 24 ore prima della crisi al buio

Il premier si gioca la carta del rimpasto e offre tre ministri a Renzi che per ora rifiuta. Domani il Cdm decisivo. D'Alema: "Non si manda via l'uomo più popolare del paese per volere del più impopolare"

"Non si manda via l'uomo più popolare del paese per volere del più impopolare": le parole che oggi Massimo D'Alema riserva a Giuseppe Conte e Matteo Renzi disegnano la situazione della crisi di governo quando mancano appena ventiquattro ore al Consiglio dei Ministri che dovrebbe sancire la pace o la guerra nel governo, con il rischio dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e il ritiro dell'appoggio all'esecutivo da parte di Italia Viva. 

Governo Conte: 24 ore prima della crisi al buio

Nel frattempo la trattativa tra i due contendenti non sembra aver compiuto passi decisivi. I retroscena dei giornali raccontano che ieri il presidente del consiglio ha offerto al leader di Italia Viva 3 ministeri (con i relativi posti dei ministri), oppure che è Renzi a volere posti per i suoi: secondo il Corriere della Sera Ettore Rosato, che potrebbe finire all’Interno al posto di Luciana Lamorgese, ma l'ottimo lavoro al Viminale evidentemente non basta per un ministro debole perché tecnico "e quindi più facilmente sacrificabile". L’altro nome renziano è quello di Maria Elena Boschi, che potrebbe diventare responsabile delle infrastrutture al posto della pericolante (anche per le critiche dei grillini) Paola De Micheli oppure andare al Lavoro in luogo di Nunzia Catalfo, che però pare molto più solida nel posto che ha ereditato da Luigi Di Maio per fare la guardia al reddito di cittadinanza. In questo quadro Andrea Orlando, vicesegretario del Partito Democratico sempre attento nel portare la voce di Nicola Zingaretti sui giornali, potrebbe diventare vicepremier e qui già si apre un problema perché a quel punto i grillini per riequilibrare vorrebbero un vicepremier loro che però non può essere Luigi Di Maio, che in quel ruolo ha già dato. 

Orlando potrebbe anche arrivare agli Interni o alla Giustizia o diventare sottosegretario con delega al Recovery Plan e diventare capodelegazione del Pd al posto di Dario Franceschini. Secondo La Stampa al ministero dell'Interno potrebbe invece andare Lorenzo Guerini, che lascerebbe così la Difesa libera per Ettore Rosato e la strada per un posto nella Nato proprio a Renzi. Proprio Maria Elena Boschi in un'intervista rilasciata a La Stampa oggi stoppa tutto: "La narrazione che viene dagli uffici del premier è che ci accontenteranno con un rimpasto. Non è così.Per noi contano le idee, non gli incarichi. Tutti a parole si dicono d’accordo con i temi che abbiamo posto. Innanzitutto chiariamoci su questo, poi verranno i ministri. Noi vogliamo aprire le scuole, non una crisi di governo. I governi durano finché hanno la maggioranza in Parlamento. Tocca al premier, non a me, decidere con quali strumenti vuole verificare se questa maggioranza c’è ancora". 

Lo stato d'emergenza fino a luglio e il nuovo Dpcm in arrivo entro il 15 gennaio

Le dimissioni di Conte, il Conte-Ter o un nuovo governo

E se il rimpasto che Conte alla fine ha deciso di concedere non basta ai renziani, allora l'alternativa è la carta più importante sul tavolo: Palazzo Chigi. Che Renzi punti in primo luogo a ottenere la testa di Conte non è un segreto per nessuno, tanto che proprio ieri il senatore di Scandicci ha detto che il Conte-Ter ha il 25% delle possibilità di vedere la luce. Ma Repubblica racconta che in quel caso Renzi alzerebbe la posta su tutto, visto che pretende di ragionare anche su un vicepremier unico (che andrebbe al Pd), chiede che si attivi una quota del Mes, è pronto ad attendere l’avvocato al varco sul nome che sceglierà per la delega ai Servizi.

L'opzione della conta parlamentare è quella che più solletica il premier, visto che l'altra volta, quando era Matteo Salvini a volere la sua testa, gli è andata bene. Stavolta continuano a mancare i voti di sei senatori per tenere in piedi il suo governo con una maggioranza parlamentare che sarebbe comunque risicatissima e in ogni caso rischia di finire in un Vietnam o sotto ricatto ad ogni decreto da convertire. Nel Pd si continua a evocare lo spettro delle elezioni per fermare Renzi, che però si è detto convinto ieri in un'intervista al Corriere della Sera che le urne sono impossibili durante l'emergenza e con un piano di vaccinazione da portare avanti in tutta Italia. L'ipotesi sul tavolo del centrodestra, scrive oggi Francesco Verderami sul Corriere, è quella di un governo di scopo: 

L’apertura a un «governo di salute pubblica» prospettata da Cambiamo potrebbe aver anticipato le mosse dei leader del centrodestra. Fonti autorevoli vicine a Salvini sostengono infatti che l’ipotesi di un «governo di scopo» attraversa le riunioni della Lega: «Sono per ora ragionamenti allo stato embrionale. Per un simile scenario servono le condizioni e i tempi. A meno che il precipitare della situazione nel Paese porti ad appelli all’unità nazionale per salvare l’Italia»

Ma questi appelli vanno avanti da anni. L'ipotesi alternativa è che Conte accolga molte delle richieste dei partiti e tra queste anche l'idea di un rafforzamento della squadra nel consiglio dei ministri del 7 gennaio, che però non è stato ancora formalmente convocato. Si andrebbe a un rimpasto, cioè all'ingresso di nuovi ministri al posto di altri, e magari anche all'affiancamento a Conte di due vicepremier. L'alternativa è la crisi al buio. E il reincarico - ma questo l'avvocato lo sa benissimo - potrebbe finire nel mazzo delle promesse della politica. 

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