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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

La carica dei Responsabili e il governo Conte-Mastella

Il sindaco di Benevento si dice pronto a trovare i voti per sostenere il premier al Senato. La moglie contatta gli eletti per creare un nuovo gruppo: "Ma a una condizione"

"In caso di emergenza i voti in Parlamento si trovano sempre": nella sua infinita saggezza è questo il pronostico che il sindaco di Benevento Clemente Mastella regala a quella parte della politica italiana che è alla disperata ricerca di Responsabili per salvare il governo Conte. E per inaugurare un esecutivo Conte-Mastella, come ha detto più volte l'aspirante rottamatore dell'Avvocato, ovvero Matteo Renzi. 

La carica dei Responsabili e il governo Conte-Mastella

Nell'intervista che rilascia oggi al Messaggero Mastella fa sapere di aver già scelto il nome del partito che ha in mente di fondare: si chiamerà "Meglio noi": "Posso dare il mio contributo, posso fare il regista. Di certo non mi candiderò più. Il mio è un atto di amore nei confronti del Paese", promette invece al Corriere della Sera. Anche perché adesso in parlamento c'è la moglie, Alessandrina Lonardo detta Sandra, e la pattuglia che sta mettendo su la senatrice eletta in Forza Italia e poi entrata nel gruppo misto perché non si riconosceva in un centrodestra a guida Salvini aumenta di giorno in giorno. Secondo Gregorio De Falco, anche lui al misto ma dopo l'elezione con il (e l'espulsione dal) MoVimento 5 Stelle sarebbero già una dozzina: "La moglie di Mastella mi ha cercato chiedendomi di far parte di un gruppo di responsabili per sostenere Conte. Questo avveniva qualche giorno fa. Io ho detto che serve un cambio di passo sostanziale". Anche lui potrebbe far parte della truppa e appoggiare il governo Conte-Mastella, ma soltanto ad alcune condizioni: "Innanzitutto fare più tamponi, senza appuntamento, a prezzo calmierato in tutta Italia. Se si ragionasse in questi termini ci si può pensare, basta prendere un impegno in sede istituzionale. Se il governo Conte dà prova di guardare oltre il proprio naso, vediamo - ha detto De Falco - il mio no non è pregiudiziale". 

Al momento, sostiene l'agenzia di stampa Agi, i numeri non sarebbero tali da assicurare una navigazione dell'esecutivo. Ci sarebbero i 92 del Movimento 5 stelle, i 35 del Pd, i 17 del gruppo misto (compreso Leu e Maie), un paio di ex pentastellati (Martelli e Ciampolillo), poi i senatori a vita Rubbia e Piano ma comunque mancherebbero all'appello sei o sette voti. Per il Corriere della Sera invece in Senato sono addirittura 15 quelli pronti al Grande Salto. E i conti dicono che ne servirebbero soltanto undici. Anche se secondo il Quirinale dovrebbero formare un gruppo autonomo e dichiarare apertamente il sostegno per chiudere la crisi più pazza del mondo. E questo è un problema, visto che il regolamento prevede che il gruppo si possa formare soltanto se la sigla si è presentata alle elezioni. Ma poi come si fa a fidarsi di Mastella dopo che ha fatto cadere Romano Prodi? Questo lo spiega oggi proprio il diretto interessato: "Forse vorrà riparare al malfatto. Dio, come diceva il Manzoni, perdona tante cose per un'opera di misericordia". 

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"I vietcong ci sono, state tranquilli. Ricevo tante chiamate da chi soprattutto mi chiede: 'Partite con l'iniziativa perché non ne possiamo più'", ripete il diretto interessato. Che però nel frattempo ha già avvertito ieri che nessuno fa niente per niente: "I responsabili sono come l'amante, a un certo punto devi dare loro dignità". Lo scouting nel suk di Palazzo Madama potrebbe arrivare fino alla formazione di un partito di Conte. È il progetto Italia 23 (ovvero 2023) e Palazzo Chigi l'ha già smentito ieri così come la storia del nome e del simbolo ("Insieme") già depositati presso un notaio romano. Oppure alla fine potrebbe arrivare qualcuno dalla truppa dei renziani, che non sarebbe così unita nel sostenere l'ultima svolta del leader di Rignano e, soprattutto, sarebbe impaurita dalla prospettiva delle elezioni. Ne parla oggi Il Fatto Quotidiano, che descrive i "peones renziani" ad aggirarsi per il Palazzo con fare sconsolato, quasi storditi.

“Non sappiamo niente” la risposta ai colleghi della maggioranza che gli chiedevano notizie. Qualcuno, come il senatore fiorentino Riccardo Nencini, che porta in dote il simbolo del Psi per tenere in vita il gruppo di IV al Senato, ha provato anche a far riflettere Renzi: “Matteo, è un momento molto delicato. Pensaci”.

Ieri intanto dall'ex senatore Antonio Razzi sono arrivate parole di speranza per i suoi eredi: “I responsabili ci sono già, chi rinuncia a 12mila euro al mese?". Il piano B di Conte del resto prevede la sfida in Parlamento al nemico e poi la sanguinosa conta finale. L'unica alternativa alla carta Responsabili potrebbe essere un'apertura improvvisa di Renzi al dialogo, con Conte premier come punto fermo. Ma a questo punto chi ci crede?

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