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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

"Si chiamava Piersanti": come è nata la prima vera bagarre della legislatura

Conte alla Camera parla di un "congiunto" del presidente della Repubblica insultato sui social network, senza fare il nome di Piersanti Mattarella, "eroe civile" ucciso dalla mafia nel 1980. Polemiche anche sul conflitto d'interessi. Lega: "Per lui non è facile, qui è una bolgia"

È sul nome di Piersanti Mattarella che si è scatenata ieri in parlamento la prima vera "bagarre" della legislatura, con toni molti accesi. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva infatti parlato di un "congiunto" del presidente della Repubblica insultato sui social network, senza fare il nome. Una gaffe. Delrio ha urlato il nome "Piersanti" rivolto a Conte, innescando la standing ovation dei suoi compagni di partito, alla quale si è associata Fi ma non Lega e M5s. Il fratello di Sergio Mattarella, Piersanti, era un "colosso" della resistenza alla mafia: venne assassinato da Cosa Nostra a Palermo nel 1980 durante il mandato di presidente della Regione Siciliana. Un episodio cardine della storia civile dell'Italia.

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Delrio attacca Conte

"Non venga qui a darci lezioni. Ci faccia un piacere, riprenda il programma e lo riscriva di suo pugno, perché è lei il presidente del Consiglio. Riprenda la lista dei ministri e la riscriva di suo pugno, perché è lei il presidente del Consiglio. Il nostro augurio è che non faccia il pupazzo nelle mani dei partiti". Si è rivolto così nell'Aula della Camera il presidente dei deputati Pd, Graziano Delrio, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo. Quindi l'attacca a Conte per non aver ricordato il nome del fratello del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Dopo il voto di fiducia, ottenuta dal governo con un'ampia maggioranza, Delrio si è poi avvicinato a Conte stringendogli la mano. Quasi un gesto distensivo dopo il duro attacco dai banchi del Pd. I sì della Camera sono stati 350, mentre 236 i no. Le astensioni sono state 35.

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Polemiche sul conflitto d'interessi

Non solo il "lapsus" sul "congiunto" di Sergio Mattarella, ma anche le parole di Conte sul conflitto di interessi hanno surriscaldato il clima nell'emiciclo. "Quello del conflitto di interessi è una vexata quaestio e queste interruzioni dimostrano che ciascuno ha il piccolo conflitto d'interesse da risolvere". Parole che costringono il presidente Roberto Fico a richiamare alcuni parlamentari. A protestare contro Conte è stato il Pd. Prima Roberto Giachetti che costringe il presidente Fico a intervenire per richiamarlo all'ordine: ''Potrete parlare dopo, ora Conte deve continuare il suo discorso, poi ci sono le dichiarazioni di voto...''. Poi il discorso del premier viene interrotto la seconda volta dall'esponente dem Emanuele Fiano, che urla: ''Questo è il Parlamento, si scusi!". E Fico torna a farsi sentire: ''Come indipendente devo far funzionare l'Aula e voi sapete benissimo cosa significa essere indipendente e terzo. Quando sarà il vostro turno, interverrete''. Conte riprende a parlare e prova a gettare acqua sul fuoco: ''Sono stato frainteso, non volevo accusare nessuno". E ancora: "Vedete, il conflitto d'interessi si annida anche nei condomini", obiettivo del governo sarà fare in modo di "prevenirlo" così che "chi è chiamato a rivestire funzioni pubbliche sia invitato a sottrarsi a situazioni che ne minano l'operatività".

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"Il premier Conte alla Camera ha parlato di conflitto di interesse? La sua non dovrebbe essere una ricerca difficile, basta che guardi nella stanza accanto alla sua. Il continuo e devastante conflitto di interesse con la Casaleggio & associati è sotto gli occhi di tutti. Non credo però che il premier Conte abbia la forza ed il coraggio di affrontarlo". Lo ha detto il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci.

Prime critiche a Conte

La Lega difende Conte: "È chiaro che per lui non è facile, è entrato in una bolgia, questa non è certamente un'aula di scuola", osserva Claudio Borghi, "ma cosi' Pd e FI ci fanno un favore, portano Fdi a votare con noi". Alcuni lapsus (quando ha trasformato la presunzione di non colpevolezza in presunzione della colpevolezza) e la gaffe sul "congiunto" di Mattarella non sono piaciuti anche a vari deputati del M5s.

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Di Maio: "Parte la Terza repubblica"

"Col voto di oggi parte la Terza repubblica, parte il governo del cambiamento come avevamo promesso ai cittadini. Sarà un governo al lavoro per creare lavoro grazie agli aiuti alle imprese, ai pensionati minimi, ma non sarà un governo che dirà di aver fatto bene grazie a qualche indice. Non saranno gli indici a indicare se il Paese sta bene oppure no, sarà il benessere delle persone a dire se sono più felici oppure no". Lo ha detto Luigi Di Maio, vicepremier e leader M5s, a conclusione del dibattito sulla fiducia al governo.

Bagarre sul conflitto di interessi? "Bisogna abituarsi alla Terza repubblica che affronterà anche argomenti scomodi. Mi ha colpito molto che le due opposizioni alla fine si spalleggiano a vicenda proprio su temi importanti che l'Italia aspetta da 30 anni", ha aggiunto Di Maio.

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Sgarbi: "Governo fa pena"

"Di Maio rideva mentre pronunciavo in aula il mio discorso in dissenso dal gruppo annunciando la fiducia al governo Conte". Lo ha raccontato il deputato di Fi Vittorio Sgarbi che, dopo il suo intervento in aula alla Camera, è andato a parlare con il leader M5s ai banchi del governo. "A Di Maio ho spiegato che io lo voto anche se il suo governo fa pena, non ce l'ho con lui, che sono capitato nel collegio a Pomigliano contro di lui perché le firme della mia lista rinascimento sono state spostate su Noi con l'Italia. Una volta a Pomigliano non potevo fare altro che attaccare lui", ha aggiunto.

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