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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Governo Conte, cosa succede a Palazzo Madama: i cinque senatori pronti a salvarlo dalle dimissioni e dal voto

Ieri il premier ha annunciato a Mattarella la sua intenzione di allargare la maggioranza con un nuovo gruppo. Dieci nomi in lizza, la metà è già pronta. Gli ingressi possibili da Forza Italia, dall'Udc e da Italia Viva. E le incognite sul rimpasto e sul Conte-Ter

Niente dimissioni, per ora. Ma Giuseppe Conte deve trovare il modo di allargare la sua maggioranza al Senato. Ieri il presidente del Consiglio è stato ricevuto da Sergio Mattarella al Quirinale per "cortesia istituzionale", visto che formalmente nessuna crisi di governo è stata aperta dopo il voto di martedì 19 gennaio. Anche se la somma dei sì (156) e quella dei no (140) con gli astenuti (16) ad oggi coincidono e domani potrebbero portare a un imbarazzante pareggio che per le regole vorrebbe dire andare sotto. 

Governo Conte, cosa succede a Palazzo Madama: i cinque senatori pronti a salvarlo dal voto

Per questo il presidente della Repubblica ha esposto al premier i suoi dubbi sulla continuità dell'esecutivo in presenza di numeri così risicati. La crisi di governo, formalmente, si apre solo con le dimissioni del presidente del Consiglio o con un voto di sfiducia in una delle due Camere. E Conte non ha alcuna intenzione né di dimettersi né di finire sfiduciato. Per questo, raccontano oggi i quirinalisti, ha esposto a Mattarella i suoi piani per allargare la maggioranza che lo sostiene al Senato, che non prevedono una ricomposizione con Matteo Renzi ma il tentativo di convincere altri senatori a sostenerlo. Due in realtà sono già usciti allo scoperto e insieme consentirebbero al premier di raggiungere ipoteticamente quota 158. Si tratta del M5s Sergio Castiello e dell'attuale esponente di Italia Viva Eugenio Comincini. Il primo era assente alla conta di martedì perché convalescente dopo essersi ammalato di Covid-19, ma ha assicurato che presto tornerà a dare il suo sostegno all'esecutivo. Il secondo ha scritto su Facebook di essersi astenuto perché spera ancora in una ricomposizione tra Italia Viva e il resto della maggioranza, ma ha anche aggiunto che in una prossima occasione è pronto a sostenere il governo in caso di fiducia o di rischio caduta. 

Quindi il governo può già contare su 158 voti? In teoria sì, nella pratica proprio no. Perché i tre senatori a vita che l'hanno salvato (Cattaneo, Segre, Monti ai quali potrebbe aggiungersi, secondo i rumors, Rubbia) non partecipano assiduamente ai lavori di Palazzo Madama (soprattutto gli ultimi due) per motivi chiarissimi. E perché comunque anche con 158 voti non si arriva alla maggioranza assoluta, fissata a quota 161. Infine, perché anche se si arrivasse a 161 voti teorici la maggioranza sarebbe sul filo. Il piano di Conte quindi è quello di allargare il più possibile la maggioranza andando oltre i numeri della maggioranza assoluta, e per attuarlo il premier ha alcune strade da seguire. E un obiettivo: portare a casa almeno dieci senatori in sostegno del governo. Un piano che per ora sta riuscendo a metà. 

Oltre a Comincini, infatti da Italia Viva potrebbe arrivare Leonardo Grimani, il quale, riporta il Corriere della Sera, assicura che adesso non lascerà Italia viva, ma domani chissà, perché non gli piace "l’opposizione feroce". Tentati dall'addio a Renzi ci sono anche l'ex Forza Italia Donatella Conzatti e Vincenzo Carbone. E proprio da Forza Italia potrebbero arrivare altri aiuti. A uscire parzialmente allo scoperto è stata Anna Carmela Minuto, che ha fatto sapere di aver sentito al telefono Conte e che in futuro potrebbe entrare in quel gruppo di Costruttori ("di pace", precisa) che però vedrebbe bene all'interno del centrodestra. E aggiunge che non potrebbe mai tradire i suoi elettori. Repubblica aggiunge che anche il collega Luigi Vitali sarebbe tentato dall'uscita e che in ballo ci sono anche altre due senatrici azzurre. L'obiettivo è quello di costituire un gruppo parlamentare insieme a Mariarosaria Rossi e ai senatori del Maie che servirebbe a bilanciare lo strapotere della nuova opposizione allargata a Renzi nelle commissioni: la maggioranza è in vantaggio in quattro: Finanze, Agricoltura, Lavoro e Politiche Ue. C'è una sostanziale parità in Affari Costituzionali, Difesa, Giustizia, Bilancio, Esteri e Industria. Nelle altre quattro (infrastrutture, sanità, cultura e ambiente) è sopra l'opposizione. 

Le ultime notizie sui senatori pronti a salvare il governo Conte

E mentre mercoledì prossimo c'è il primo voto a rischio sulla relazione di Alfonso Bonafede: Renzi e il suo luogotenente a Roma Luciano Nobili hanno già annunciato il voto contrario, anche se, come ironizza il ministro della Giustizia, ancora non l'ha letta e Italia Viva ha contribuito a scriverla. Cinque giorni è il limite che si è dato lo stesso Conte per costituire quel gruppo che rappresenterebbe la sua salvezza. E che costituirebbe la premessa per mettere mano alla squadra di governo, con due ipotesi sul tavolo:

  • il rimpasto, che portebbe a sostituire le ministre di Italia Viva mettendo in palio la delega alla Famiglia e il ministero dell'Agricoltura, oltre che il sottosegretariato di Scalfarotto; la partita si chiuderebbe così con tre posti di governo in più, che dovrebbero giocoforza essere spartiti con chi avrà puntellato la maggioranza in Senato;
  • il Conte-Ter, ovvero un grande rinnovo nella squadra dei ministri che potrebbe anche prevedere lo spacchettamento di alcuni ministeri (Infrastrutture e Trasporti, Sport e Giovani) e, a quel punto, un potenziale infinito allargamento del numero di poltrone in lizza. 

"O si chiude nelle prossime 48/72 ore o elezioni", dice all'Adnkronos uno dei 'pontieri' di Conte, in prima linea nei negoziati. Le trattative sarebbero in piedi con 5 esponenti di Fi, tre di Udc e due di Iv, nel mirino il simbolo dei centristi, al Senato abbinato a quello degli azzurri. La speranza è che, una volta creato il gruppo grazie all'adesione di 10 senatori, in Fi e soprattutto Iv si generi una slavina in grado di puntellare la maggioranza a Palazzo Madama ma anche di indebolire Renzi, minando la sopravvivenza stessa del suo gruppo. Nella riunione di governo con leader di partito e capi delegazione - che si è tenuta ieri a ora di pranzo non hanno partecipato i capigruppo della maggioranza cosa che, secondo quanto viene riferito da fonti parlamentari, avrebbe suscitato malumori e proteste da parti dei presidenti dei gruppi alle prese con una gestione dei lavori che potrebbe diventare un 'Vietnam'. In primis nelle commissioni parlamentari. Ieri per dire in quella Affari europei, l'allarme numeri ha portato a presenze record. La volontà è quelle di accelerare, viene spiegato, anche per evitare che la maggioranza diventi presto una maionese impazzita, alle prese con numeri che ballano e l'incertezza del futuro. La tensione, del resto, è palpabile, mentre si fanno spazio veleni e diffidenze tra gli alleati di governo, con i 5 Stelle che temono che i dem siano sensibili alle 'sirene' renziane, e i democratici che guardano con preoccupazione alle divisioni che animano il Movimento. Ostacolo per un eventuale rimpasto e ancor più per la nascita di un Conte ter, per i pontieri un passaggio necessario per mandare a segno le trattative. 

Un nuovo gruppo di centristi per tirare avanti senza tirare le cuoia

Sul tema rimpasto in realtà, le sensibilità sono diverse tra i dem con i 'ministeriali' scettici verso un Conte Ter e il resto del partito (i gruppi parlamentari in primis) più propensi a suggellare lo slancio di un 'nuovo inizio' non solo con nuovo patto di legislatura ma anche con una squadra rinnovata. Trattative che vedono in prima linea il premier Conte, la notte scorsa -dopo l'intera giornata trascorsa al Senato per il voto- impegnato fino alle 2 di notte a Palazzo Chigi in riunioni e chiamate riservate. E proprio nella sede del governo, come rivelato dall'Adnkronos, è stata avvistata anche la senatrice Maria Rosaria Rossi, subito dopo lo strappo consumato in Fi che ne ha decretato l'immediata espulsione. Per ora l'ormai ex fedelissima di Silvio Berlusconi trasloca al gruppo Misto, in attesa degli sviluppi di un progetto politico di ampio respiro e di stampo centrista, con punto riferimento il presidente del Consiglio. Su di lei gli aneddoti si sprecano: il Fatto Quotidiano racconta di un matrimonio alle spalle, un figlio e un’amicizia “speciale” col giornalista di Sky Claudio Calì, con Berlusconi si sentiva (e vedeva) ancora.

Nel 2018 c’era stato un riavvicinamento: era spesso ospite a Villa Maria, dalla Pascale. Tra le ultime foto insieme, l’84° compleanno di B. La fine del rapporto tra Silvio e Francesca, però, l’aveva di nuovo allontanata. “Telefonava e nemmeno glielo passavano”, racconta un senatore. “Non la sentivo da un mese e mezzo”, ha detto ieri l’ex Cav. 

Per questo chi punta al progetto guarda ancora all'Udc, dove, sempre secondo Repubblica, c'è Paola Binetti tentata dall'approdo in maggioranza, Antonio De Poli pronto ad avvicinarsi al centrodestra e marcato a vista da Nicolò Ghedini, Lorenzo Cesa corteggiato dal premier, Antonio Saccone orientato a seguire il segretario. 

Parallelamente, la corrente dem di Base riformista si muove per convincere i renziani a tornare a casa. Tra loro, sono a un passo dall’addio i senatori di Iv Comincini e Grimani. In bilico anche Marino, mentre intensi sono i contatti con Sbrollini e Parente. Quanto a Riccardo Nencini, tratta con Conte reclamando un ministero. L’alternativa è garantire al suo Psi un sottosegretariato per il segretario Vincenzo Maraio.

I ministeri lasciati liberi dai renziani serviranno dunque a saldare i nuovi ingressi. E infatti Sabino Cassese oggi ricorda con molto realismo in un'intervista che "in favore della continuità vi erano la pandemia in corso, una borsa cospicua da utilizzare (209 miliardi), l’assenza di vincoli di bilancio, la prospettiva di concorrere alla elezione del prossimo presidente, la minaccia incombente su 400 parlamentari (di cui, verosimilmente, 200 del M5S, 100 di FI, 30 di Iv) e le loro aspettative e speranze di ritornare ad essere eletti. Tutti questi sono punti di forza, ma servono alla sopravvivenza, non a rafforzare l’azione di governo (troppo accentrata e fondata sulla tecnica del rinvio), come giustamente richiesto da Iv e Pd. È proprio vero che, se non sei al tavolo sei nel menù?"

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