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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Governo Draghi: cosa succede con i ministri tecnici e politici e quali sono i nomi in ballo

Il premier non ha ancora deciso se si tratterà di esponenti d'area o esponenti di partito. I nomi in ballo sono tanti e alcuni hanno già avuto contrasti con Renzi o il M5s. In corsa anche Emma Bonino

Un governo con ministri tecnici e politici: questa è l'idea che Mario Draghi sottoporrà ai partiti nel secondo giro di consultazioni che si aprirà a partire da lunedì. Ma con una serie di variabili in campo su cui una decisione deve essere ancora presa. La prima: se fino a ieri, come ha scritto Today.it, si ragionava attorno al "modello Ciampi", ovvero al governo guidato da un tecnico ma composto in larga parte da politici, oggi sul tavolo c'è l'ipotesi opposta: ovvero quella di avere una forte prevalenza di tecnici e alcuni "ministri d'area". Uno schema che farebbe somigliare l'esecutivo Draghi a quello varato da Lamberto Dini dopo la prima caduta di Berlusconi nel 1994. 

Governo Draghi: cosa succede con i ministri tecnici e politici e quali sono i nomi in ballo

Un elemento che potrebbe portare al cambio di scenario Dini-Ciampi è il sì di Salvini al governo Draghi arrivato ieri dopo le consultazioni della Lega con il premier incaricato "con riserva". L'annuncio del Capitano ha movimentato la giornata politica soprattutto sul fronte del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, che adesso si troveranno a dover scegliere tra un'imbarazzante photo opportunity di maggioranza insieme al Nemico Dichiarato o a uscire dal progetto di nuovo governo. Il M5s deve ancora scegliere e votare su Rousseau, mentre la Direzione nazionale del Pd ha già dato il suo appoggio al governo Draghi e ora sarà complicato tornare indietro. E infatti ieri le voci dal sen fuggite del profondo Pd sulla possibilità di un appoggio esterno sono state smentite con una nota ufficiale firmata da Nicola Zingaretti. 

Ma allora cosa succede con i ministri tecnici e politici del governo Draghi? Una delle soluzioni allo studio è quella dei "ministri d'area", ovvero personalità fortemente connotate ma non espressione diretta dei partiti come ministri ed eventualmente un asset politico nella scelta dei viceministri e dei sottosegretari. In questo modo Draghi non avrebbe il problema di bilanciare le presenze o trattare con i partiti su questo o su quel nome. Nel secondo giro di consultazioni programmato a partire da lunedì 8 febbraio Draghi parlerà di programmi, ovvero spiegherà cosa vuole fare con il suo governo e chiederà un ok di massima su una serie di punti. Non farà invece accenni alla squadra di governo, probabilmente perché ha l'intenzione di riservare questa ultima fase ai colloqui riservati con i leader. Dove però si vedrà se ha davvero intenzione di trattare su (o addirittura farsi suggerire) alcuni nomi da pragmatico quale è, o se comunicherà una lista da decisionista come lo dipingono. 

La sua idea, spiega oggi il Corriere della Sera, è varare un esecutivo misto composto da personalità esterne alla politica e da alcuni, scelti e competenti rappresentanti dei partiti votati allo spirito di collaborazione. In questa ottica si comprende perché alcuni nomi di ministri tecnici siano più gettonati di altri. L'agenzia di stampa Ansa torna a parlare di Marta Cartabia alla Giustizia e di tecnici come Lucrezia Reichlin, Dario Scannapieco, Daniele Franco o Luigi Federico Signorini per il Mef, anche se quest'ultimo - si sottolinea in ambienti politici - sembrerebbe più orientato a futuri ruoli apicali in Bankitalia. Senza escludere super-manager come Vittorio Colao per le questioni chiave del recovery e delle imprese. 

Perché Salvini ha detto sì al governo Draghi

Governo Draghi: le consultazioni di lunedì e la squadra di ministri

Ma il totoministri non finisce qui. Repubblica racconta oggi che se l'orientamento è quello di avere più tecnici che politici (e quindi modello Dini e non modello Ciampi), Draghi è orientato ad avere una forte presenza femminile nella lista dei ministri e parla della possibilità di avere in squadra Emma Bonino, "europeista convinta e in ottimi rapporti con il banchiere". Per gli Esteri si parla di una conferma di Luigi Di Maio (che romperebbe con la scelta dei ministri d'area) o della promozione di Elisabetta Belloni; l'alternativa a Cartabia è sempre Paola Severino ma una chance è ancora in ballo per Giuseppe Conte. Lo Sviluppo Economico potrebbe invece andare all'"amico" Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega e artefice del sì di Salvini al governo Draghi, ma in altri ambienti circola anche un nome che sarebbe favorito: quello di Marcella Panucci, ex direttore generale di Confindustria e oggi proprio nuovo Segretario Generale del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise). Per l’Istruzione resiste l’ipotesi Patrizio Bianchi, per l’Università la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni.

Nel totonomi per via XX Settembre gira anche l'ipotesi di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia delle Entrate, mentre il nome di Daniele Franco colpisce perché l'attuale direttore generale di Bankitalia fu protagonista di uno scontro con Matteo Renzi, attuale grande sponsor di Draghi. Franco era all'epoca alla Ragioneria Generale dello Stato e contestò il bonus bebé da 80 euro annunciato dall'allora presidente del Consiglio perché rispetto ai conti del governo la copertura economica della misura era il doppio. Successivamente anche Luigi Di Maio affermò di non fidarsi di Franco quando all'epoca del governo Lega-M5s questi mise in dubbio le coperture della manovra economica (naturalmente aveva ragione Franco). Sempre Franco non appose la bollinatura a una misura varata dal governo Gentiloni che alla fine venne cambiata. 

Per quanto riguarda i politici (e con il rischio che la formula venga superata da quella dei "ministri d'area") La Stampa scrive che è quasi certo che Di Maio sarà uno dei due o tre ministri in quota M5s, l'altro sarà Stefano Patuanelli, per il terzo posto ci sono Conte o Crimi. Per il Pd ci sono in corsa Andrea Orlando, Lorenzo Guerini, Dario Franceschini e Graziano Delrio. Ma i posti in ballo sono solo due. Per la Lega si parla di Giulia Bongiorno e Gianmarco Centinaio, mentre per Forza Italia corrono Antonio Tajani e Mariastella Gelmini. Per Italia Viva ci sono Teresa Bellanova ed Ettore Rosato in corsa per un posto. Alla fine anche Bruno Tabacci potrebbe avere un posto come ministro dei Rapporti con il Parlamento. Ma per quel posto è in corsa anche Emma Bonino. 

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