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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Italia

Governo, tutti i punti di contatto tra Pd e Movimento 5 stelle

Un dialogo tutt'altro che nuovo è stato riaperto tra il Movimento 5 stelle e il Partito Democratico

Una crisi di governo "clamorosa" per usare le parole di Matteo Renzi, ma allo stesso tempo può essere ancor più inatteso un patto di governo tra Movimento 5 stelle e il Partito Democratico. Nel giorno in cui in Senato si profila una maggioranza alternativa rispetto a quella che ha retto il Governo Conte, una maggioranza in cui la Lega finirebbe all'opposizione.

Ne avevamo parlato citando l'ormai noto piano Ursula che rimanda alla convergenza tra parlamentari che appartengono ai tre partiti che hanno sostenuto la nomina di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea: M5s, Forza Italia e Pd.

Se Forza Italia e Berlusconi rappresentano un convitato di pietra visto il gelo calato nei rapporti con la Lega, un dialogo tutt'altro che nuovo è stato riaperto tra il Movimento 5 stelle e il Partito Democratico. 

In ordine cronologico prima che Di Maio e Salvini stringessero l'accordo di programma che ha dato vita al "governo Conte", fu l'allora segretario reggente del Pd Maurizio Martina a presentare tre proposte programmatiche alla base di un accordo Pd-M5s:

POVERTÀ - Allargare il Reddito di Inclusione per azzerare la povertà assoluta in tre anni e potenziare le azioni contro la povertà educativa.

FAMIGLIE - Introdurre l'assegno universale per le famiglie con figli, la carta dei servizi per l'infanzia e nuovi strumenti di welfare a favore dell'occupazione femminile, per ridurre le diseguaglianze e sostenere il reddito dei ceti medi;

LAVORO - Introdurre il salario minimo legale, combattere il dumping salariale dei contratti pirata anche valorizzando il Patto per la Fabbrica promosso dalle parti sociali. Tagliare ancora il carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani, norme per la parità di retribuzione dei generi".

Tre proposte di centrosinistra che si innestano nel solco già tracciato dal governo e trovano affinità con il programma con cui il Movimento 5 stelle si era presentato alle urne.

Ma non c'è solo il salario minimo tra le proposte che i 5 stelle non sono riusciti ancora a portare in gazzetta ufficiale: vale la pena ricordare la convergenza M5s-Pd sul taglio del parlamentari il cui voto finale è calendarizzato a settembre. 

Sulla riforma fiscale il Pd sente di più il vincolo europeo ma, come i pentastellati, ambisce a un superamento del Fiscal compact. Più welfare state (scuola, sanità, assistenza ai non autosufficienti, contrasto alla povertà) e più investimenti pubblici sono centrali nei due programmi. Anche se le platee di riferimento sono diverse.

Il Pd privilegia il taglio del cuneo fiscale mentre i 5 Stelle quello delle aliquote Irpef - e sulle famiglie con figli. Renzi proponeva un bonus di 240 euro al mese per i figli a carico fino a 18 anni, Di Maio un’indennità di maternità di 150 euro al mese per i primi 3 anni dopo la nascita.

In comune il no alla flat tax che "non garantirebbe la progressività del prelievo".

Più soldi per la sanità, la scuola e la non autosufficienza, assunzioni nel pubblico impiego: misure analoghe erano previste nei programmi di Pd e 5 stelle. 

Governo M5s Pd: le criticità

M5s e Pd hanno due elettorati completamente diversi, spesso con interessi contrastanti, e più ancora che i programmi, sono proprio le basi elettorali che possono impedire l'accordo. 

Il Movimento 5 stelle ha conquistato la sua vittoria grazie ai ceti popolari del Sud e delle periferie e i piccoli imprenditori colpiti dalla crisi conquistati dalle politiche assistenziali, vedi il reddito di cittadinanza.

Il Pd fa invece l'occhiolino a professionisti e imprenditori dinamici, laureati e borghesia dei grandi centri urbani.

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