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Venerdì, 19 Aprile 2024
Strategie

Governo Meloni: quale ministero potrebbe finire a sorpresa a Salvini (e perché)

Non è ancora il momento delle polemiche dentro al centrodestra e l'obiettivo della prossima premier è quello di partire con il piede giusto, dando l'idea di una coalizione compatta. Immagina per Salvini un ruolo diverso da quello che lui reclama (al Viminale il leader della Lega crede ancora) e la trattativa è molto in salita. Spunta l'Agricoltura

Sembra essere il Viminale la tessera da selezionare e posizionare prima che tutte le altre possano dare una forma al puzzle-totoministri. Si è svolto ieri il primo faccia a faccia tra la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e il segretario della Lega Matteo Salvini nel Palazzo dei Gruppi di Montecitorio. All'incontro non era presente alcun esponente di Forza Italia. Il capo della Lega poco prima dell’incontro aveva lanciato l'esca: "Ci vuole qualcuno che torni a difendere e proteggere confini, leggi, forze dell'ordine e sicurezza in Italia. Qualche idea ce l'abbiamo". Messaggio sottinteso: Salvini al Viminale, quasi una autocandidatura con curriculum in allegato. L'Interno sarebbe sempre il "ministero di peso" cui ambisce il segretario del Carroccio. Il vice e fedelissimo Andrea Crippa ieri ha ricordato il lavoro passato del team del capo leghista al Viminale. 

Salvini punta davvero al Viminale, ma spunta l'Agricoltura

Nonostante il flop della Lega alle elezioni del 25 settembre, il partito, che ha ribadito la fiducia piena nella attuale segreteria, non sembra, in prima battuta, intenzionata ad accontentarsi di ministeri "minori" per il suo segretario, tantomeno della sola carica di vicepremier senza deleghe di rilievo. Da parte di Meloni non ci sono veti di alcun tipo nei confronti di Salvini: "Si mettano l'anima in pace: il centrodestra unito ha vinto le elezioni ed è pronto a governare. Basta mistificazioni", ha fatto trapelare ieri. Ma il problema c'è. La premier in pectore per lui pensava a una collocazione non in primissima fila, di certo non avrebbe in mente per lui la poltrona di ministro dell'Interno, al massimo i Trasporti. Troppo poco.

"Non si è parlato né oggi e né in questi giorni di nomi, incarichi, attribuzioni di deleghe né separazioni di ministeri e sono prive di fondamento retroscena di stampa su presunti veti, così come le notizie già smentite da Palazzo Chigi su un ‘patto' Meloni-Draghi", dicono in serata da Fratelli d’Italia. Nella Lega oltre a Salvini i nomi di chi potrebbe puntare a un ministero sono quelli di Centinaio e Rixi. Giorgetti potrebbe ambire alla presidenza della Camera. Se da parte di Meloni ci sarebbe la massima disponibilità a lasciare agli alleati le presidenze di Camera e Senato, su ministeri chiave come Economia, Esteri e Interni Fratelli d'Italia, con il suo 26 per cento alle urne, vuole avere le mani molto più libere. 

Non è ancora il momento delle polemiche dentro al centrodestra e l'obiettivo della leader sovranista è quello di partire con il piede giusto, dando l'idea di una coalizione compatta, che si occupi dei problemi economici degli italiani. Dopo l'incontro Salvini stesso diffonde un video in cui si dice da una parte che la Lega non è in cerca di poltrone e dall'altra che le priorità sono altre, a cominciare dal caro bollette, (senza però più accenni all'autonomia). Le smentite di rito sui nomi fanno parte del gioco, ma il nodo del ruolo del leader leghista nel governo resta (e resterà per settimane) ancora tutto da sciogliere. Per Meloni il posto di ministro dell'Interno è da escludere: pesa il processo Open arms ma anche le possibili reazioni all'estero. C'è poi l'ipotesi della nomina a vicepremier, che però secondo il numero uno del Carroccio - dicono - dovrebbe essere accompagnato da una delega di peso. 

Marginalizzarlo in un ministero minore, tipo l'Agricoltura, sembrava impensabile fino all'altroieri. Ma quello dell'Agricoltura è un ministero da tenere d'occhio. Riceverà una valanga di miliardi con i fondi del Pnrr indirizzati a portare innovazione in tutti i comparti e ad assicurare alle imprese nuove leve di competitività, è molto radicato nei territori, e darebbe a Salvini la possibilità di viaggiare quasi senza sosta da Nord a Sud, come faceva quando era agli Interni in una sorta di campagna elettorale permanente, e di interfacciarsi con tante federazioni e associazioni. Un ruolo sulla carta ideale per uno che, quando era al Viminale, al ministero si faceva invece vedere di rado.

La voce (smentita) sul possibile appoggio esterno del Carroccio

Alcuni fedelissimi di Salvini avrebbero però ribadito che il Viminale è quasi una pregiudiziale: quel posto non può che andare a Salvini, che si è speso sui temi della sicurezza e della lotta all’immigrazione clandestina. Tra le voci delle ultime ore c'è persino quella che ventila un possibile appoggio esterno del Carroccio qualora Salvini venisse messo da parte: a riportarla sono Sole 24 ore e Repubblica. Solo un modo per alzare l'asticella della trattativa, molto probabilmente (infatti è presto arrivata una smentita). Trattativa che, in ogni caso, è subito in salita; ci sarà - come sempre in questi casi - una suddivisione dei ministeri per fasce di rilievo e nel vertice Meloni-Salvini si sarebbe indicato un elenco di priorità del programma. 

La maggioranza di centro-destra in Senato ha poco più di dieci voti di scarto e la Lega è comunque sovra-rappresentata nei seggi, perché le liste delle candidature erano state compilate quando i sondaggi di agosto davano la Lega al 15 per cento circa (ha preso poco più della metà invece). Salvini ha dietro di sé 95 parlamentari, più due ripescati (due di peso: Umberto Bossi e il segretario amministrativo Giulio Centemero), eletti in quota Carroccio grazie alle mille pieghe del Rosatellum. Così Giorgia Meloni deve fare molta attenzione tanto agli equilibri del suo partito quanto a quelli dei gruppi parlamentari.

Insomma, Matteo Salvini al Viminale, a fine settembre, ci crede ancora. A ottobre il vento ragionevolmente cambierà e le pretese caleranno un poco. Nessuno ha scordato a destra che proprio da ministro dell'Interno, tra il 2018 e il 2019, Salvini diede "il meglio di sé" a livello di crescita di consenso, portando la Lega a sfiorare il 35 per cento. Lui ci proverà fino all'ultimo. La sensazione è che più che agli Esteri, se Salvini non accettasse il dicastero dell'Agricoltura e volesse un ministero diverso tra quelli tradizionalmente ritenuti "di peso", potrebbe essere infine dirottato alla Difesa. Ma siamo davvero solo all'inizio.

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