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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Il governo a rischio sul Recovery Plan e l'ombra di Draghi nei piani di Renzi

Il leader di Italia Viva pronto a rompere con Conte: "Stavolta non mi fermo". Il premier cerca una mediazione mentre sullo sfondo si staglia l'esecutivo tecnico per gestire la crisi

"O Conte fa il governo ter senza di noi, ma la vedo dura che fuoriusciti di Forza Italia gli diano una mano, o si arriva a un governo tecnico, Draghi o chi per lui. Oppure non lo sapremo mai, perché Conte decide di fermarsi prima. Lui, perché io stavolta non mi fermo": in queste parole attribuite oggi dal Corriere della Sera a Matteo Renzi c'è la sintesi del duello interno alla maggioranza sul Recovery Plan che ieri ha fatto saltare il consiglio dei ministri dopo la dichiarazione di guerra di Maria Elena Boschi.

Il governo a rischio sul Recovery Plan e l'ombra di Draghi nei piani di Renzi

Come abbiamo raccontato ieri, tutto ruota intorno alla gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i 100 progetti finanziati con i soldi del Recovery Fund, della struttura che seguirà lo sviluppo degli stessi. Il principale problema è la "cabina di regia" ideata da Conte che secondo Italia Viva metterebbe tutto il potere di gestione nelle mani di Palazzo Chigi e degli emissari del ministro dell’Economia e dello Sviluppo economico. Inoltre ai ministri adrebbero affiancati manager e tecnici cui verrebbero garantiti poteri speciali grazie ad un emendamento alla legge di bilancio. E proprio oggi in Senato il presidente del Consiglio dovrà verificare la tenuta dell'accordo sulla riforma del Mes arrivato in extremis dopo le minacce di non votarlo da parte di un nutrito gruppo di esponenti del MoVimento 5 Stelle. I punti di dissenso sono sostanzialmente tre: 

  • la cabina di regia per i fondi ristretta a Giuseppe Conte, al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e a quello dello sviluppo Stefano Patuanelli, che lascia fuori i renziani;
  • i sei manager che dovrebbero gestire con poteri speciali i fondi;
  • il ruolo dei ministri, che avrebbero scarso potere decisionale e verrebbero scavalcati dalla cabina di regia e dai manager;

Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura e capo delegazione dei renziani nell’esecutivo, lo dice chiaro in un'intervista a Repubblica: "Se quella norma dovesse passare  così com’è, si darebbe il via libera ad una sorta di esautoramento delle  funzioni e del ruolo dello Stato. Il testo, inviato nella notte tra domenica e lunedì e illustrato lunedì mattina, commissaria i ministeri, la  pubblica amministrazione, le Regioni. Assegnando rilevanti poteri sostitutivi a sei  responsabili di  missione, che verrebbero scelti esclusivamente sulla base di conoscenza personale, e a trecento altri tecnici individuati con lo stesso metodo, liberi peraltro da quelle responsabilità che costituzionalmente sono in capo alla pubblica amministrazione. Aggiungo che il premier non può dire “ce la chiede l’Europa” e poi essere smentito dalla stessa Ue: così si diventa inaffidabili". E Iv trova una sponda inaspettata nel Partito Democratico: "I progetti del Recovery devono essere condivisi e discussi col Paese. È dalla scorsa estate che parliamo di task force. Ma c'è bisogno di un grande patto sociale. Bisogna mettersi a sedere con i lavoratori, gli artigiani, gli imprenditori", ha detto ieri Graziano Delrio a Cartabianca. 

Conte pietrificato

Conte è descritto dai giornali come "pietrificato", in attesa delle decisioni della sua maggioranza alla quale deve giocoforza affidare una mediazione. E secondo un retroscena pubblicato oggi da La Stampa il premier è pronto a congelare il piano mentre Renzi ha deciso che stavolta romperà davvero, e lo farà nel discorso di oggi in Senato: 

Per tutto il giorno, anche gli emissari del Pd hanno cercato di interpretare quanto fossero reali gli ultimatum di Renzi e a quale punto avrebbe potuto cedere. A tutti è sembrato irremovibile. Da quanto è stato riferito alla Stampa, è stata sondata pure la sua disponibilità a rivestire l’incarico di manager, uno dei sei che gestiranno le macro-aree in cui sono divisi i fondi.

Ma Renzi avrebbe detto no e ribadito la sua volontà di rompere: "Già a luglio gli avevamo dato la disponibilità di lavorare assieme in Parlamento. Invece Conte ha pensato di fare tutto da solo. Ora basta – ha ribadito a chi lo ha cercato anche dal governo –. Basta con task force e con Dpcmania. Il capo del governo non può pensare di scavalcare il Parlamento o di usarlo solo per i pareri. Se pensa che non faccio sul serio sbaglia. Sono stufo. Questa volta sono pronto a rompere davvero". 

Governo, cosa può succedere nei prossimi giorni

Era il 20 agosto 2019 quando in Senato si fronteggiarono Matteo Salvini e Giuseppe Conte: tra voci e indiscrezioni, oggi c'è chi è pronto a scommettere che qualcosa del genere potrebbe avvenire nelle prossime ore. Ma c'è un punto fermo da cui partire: la crisi dell'esecutivo è difficile anche perché, sulla risoluzione di maggioranza sulla riforma Mes, un'intesa è stata trovata e la fronda M5s è in gran parte rientrata.

Sì, la sfida sul Recovery Plan tra renziani e Conte c'è ed è sul tavolo. Per adesso il premier ha rinunciato all'idea di inserire la cabina di regia in manovra ed è pronto a ulteriore modifiche per andare incontro alle eventualoi richieste dei compagni di viaggio. Però resta silenzioso, e avrebbe un unico grande timore in queste ore, ovvero che - come racconta l'agenzia Ansa - il vero obiettivo di Renzi sia solo uno: Conte stesso.

"Abbassare i toni, pesare le parole, coinvolgere ed includere. Il Paese è già molto provato e non ha bisogno di altri conflitti. Lavoriamo insieme per spendere bene e rapidamente tutte le risorse disponibili" scrive il vice segretario del Pd Andrea Orlando su twitter. La sensazione è che l'equilibrio sottile che per tutti questi mesi non è mai parso in discussione ora sia sul punto di saltare. Il tutto accade alla vigilia del Vertice dei Capi di Stato e di Governo in programma a Bruxelles il 10 e 11 dicembre. I leader dell'UE si riuniranno a Bruxelles per discutere di un ulteriore coordinamento in materia di COVID-19, cambiamenti climatici, sicurezza e relazioni esterne. L'11 dicembre i leader si riuniranno anche per il Vertice euro.

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