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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Renzi, da boy scout a premier: un anno di governo tra riforme, proteste e Twitter

L'ultima contestazione a Torino, a pochi giorni dal primo compleanno del governo. L'ultima "volta", invece, l'approvazione dei decreti attuativi del Jobs Act. Intanto le riforme vanno avanti ma c'è già chi chiosa così sul primo giro di boa: "In un anno è cambiata la sinistra, non l'Italia"

Il governo Renzi compie un anno e arriva il tempo dei bilanci. L'obiettivo del giovane premier era quello di dare all'Italia la #svoltabuona, attraverso un processo di riforme che doveva partire da subito. Ma cosa è successo in questo anno di esecutivo? Andiamo con ordine

LA TERZA REPUBBLICA - Renzi ha sempre sottolienato il suo ruolo di "rottamatore": svecchiare la classe politica con nuove energie e personaggi competenti ma di nuova generazione. Un percorso che sembrava far avviare l'esecutivo verso una nuova era, quella della "Terza Repubblica". 

LA SQUADRA DI MATTEO - Tanto care al premier le metafore calcistiche durante un anno di mandato, ma come è cambiata la squadra di Matteo? 

squadra renzi-2

Ci sono due persone che hanno lasciato la postazione e sono stati "ceduti": la prima è l'ex ministra degli Esteri Federica Mogherini che dal 1° novembre è l'Alto rappresentante della politica estera europea, a cui è subentrato Paolo Gentiloni. E' andata via anche Maria Carmela Lanzetta, ex-ministro per gli Affari regionali per entrare nella giunta calabrese, da cui poco dopo si è dimessa. Il suo posto è ancora vacante. 

PROGRAMMA DI GOVERNO: "RIFORME VS GUFI" - Solo due giorni dopo la sua nomina, Renzi presenta in Senato il suo programma, affermando: "Vorrei essere l’ultimo a dover chiedere la fiducia in quest’aula". L'obiettivo è trasformare il bicameralismo: il Senato in una camera delle autonomie (che, appunto, non abbia tra le prerogative il voto di fiducia ai governi, composta solo da sindaci e rappresentanti delle Regioni non eletti dai cittadini

COME FUNZIONERA' IL NUOVO SENATO: VIDEO

Adesso il disegno di legge che rivede la Costituzione è al vaglio della Camera: la maggioranza ha approvato da sola gli emendamenti al testo, con la protesta delle opposizioni che hanno lasciato l’Aula, e il via libera è atteso a marzo. Anche se non obbligatorio, il governo ha già fatto sapere che chiederà un giudizio sulla riforma agli italiani mediante referendum consultivo.

L'altra proposta cardine era la nuova legge elettorale: l'Italicum prevede un premio di maggioranza per la lista che ottiene il numero maggiore di voti, garantirebbe l'autosufficienza al partito più votato e che scatterebbe in prima battuta solo nel caso di un superamento della soglia del 40% dei consensi. Poi colleghi con i capilista bloccati e liste corte di candidati tra cui l'elettore può esprimere una preferenza.

IL PATTO DEL NAZARENO  - Entrambi i provvedimenti hanno portato Renzi al famoso "patto del Nazareno" con Silvio Berlusconi e il suo partito, sancito nella sede romana del Pd. un patto che è durato molto meno del governo, spezzato dall'elezione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Pierluigi Bersani, ultimo segretario Pd prima di Renzi, lo aveva definito un "patto Leonino" perché sancito tra due partiti: quello di governo e uno dell'opposizione, in barba alle minoranze interne dei democratici (come quella di Civati e di Cuperlo). 

Incontro Renzi Berlusconi al Nazareno

JOBS ACT E PIANO CASA - Matteo lo aveva detto subito: "Stop alla battaglia ideologica sull'articolo 18". Ecco perché il decreto Poletti, meglio noto com Jobs Act, prevede di fatto il suo superamento e l’introduzione del contratto a tutele crescenti come forma contrattuale standard. Il mondo delle imprese ha espresso un giudizio sostanzialmente positivo. Il provvedimento è stato accolto negativamente da Cgil e Uil che hanno parlato di "regalo agli imprenditori" e per questo hanno convocato lo sciopero generale

Sciopero generale del pubblico impiego: Cgil e Uil in piazza

C'era chi scendeva in piazza contro il Jobs Act con i sindacati e chi invece lo faceva da precario. Proprio per dire no alle riforme sul lavoro del governo è nata la piattaforma dello "Sciopero Sociale", la mobilitazione dei precari, esclusi dai contratti nazionali e quindi a cui il diritto di sciopero non è garantito. Alcuni movimenti sociali che hanno preso parte a queste proteste erano gli stessi a dare vita alle tendopoli a palazzo Madama, per dire no al "Piano Casa", un provvedimento odioso per chi si batte per il diritto alla casa, in particolare per l'articolo 5.

Roma, protesta contro Piano casa e Jobs act

EXPO2015 E GRANDI OPERE - Uno dei decreti più contestati è stato quello che riguarda l'avvio dei nuovi cantieri, in vista dell'Expo 2015: il 133/2014 meglio conosciuto come 'Sblocca Italia'. All'intero ci sono tutta una serie di provvedimenti che riguardano le grandi opere, per un totale di investimenti di 3,9 miliardi di euro, di cui 7 milioni che vanno alla "cantierabilità": aeroporti, alta velocità, autostrade e varie infrastrutture. Oltre alle proteste dei comitati territoriali contro il consumo di suolo, le trivelle e le ruspe, diverse sono state le polemiche visti gli scandali che hanno coinvolto il consiglio d'amministrazione di Expo: corruzione, tangenti e rapporti con la mafia. Senza tenere conto dei diversi comitati e movimenti nati a Milano e in tutto il Paese, contro il grande evento.

I comitati a Montecitorio contro lo Sblocca Italia | Foto di Selene Cilluffo

"FIDATEMI DI ME, ERO BOY SCOUT" - Per far passare il lungo elenco di "riforme" uno degli strumenti preferiti dall'esecutivo Renzi, oltre a quello del decreto, è il ricorso al voto di fiducia. Non solo sui provvedimenti particolarmente dibattuti ma anche come metodo consolidato per compattare la maggioranza e restringere il dibattito d’Aula. Il rapporto fra leggi approvate e fiducie richieste ha raggiunto nuove vette con gli esecutivi Monti e Renzi, entrambi intorno al 45% (fontOpenPolis).

LE NUMEROSE CONTESTAZIONI - Durante la maggior parte dei suoi viaggi istituzionali, Renzi è stato accolto da contestazioni. In particolare quando si è recato a visitare fabbriche, industrie e i loro relativi consigli d'amministrazione: operai, studenti e precari non hanno mai risparmiato al premier il lancio delle uova. In una delle ultime a Torino è stato anche definito "buffone" dai manifestanti

Roma, protesta contro Piano casa e Jobs act

I COMMENTI E L'AMORE PER I SOCIAL - Ad ogni 'no' che arrivava dalla cittadinanza, quando il premier se ha risposto lo ha fatto tramite i social netowork: Renzi ha fatto del suo account Twitter un vero e proprio strumento di propaganda e comunicazione. Da qui sono partiti i numerosi cinguettii contro i "gufi", ovvero coloro che contestavano le scelte di governo. Inoltre molte delle riforme al varo sono accompagnate da relativi hashtag: #lavoltabuona, #labuonascuoa, #italiariparte i suoi preferiti.

Il premier vanta un milione e 700 mila followers. L'obiettivo di 'svecchiare' la politica italiana è stato tentato anche dalla strategia di comunicazione dell'esecutivo: un ruolo è quello del suo portavoce Filippo Sensi. @nomfup nel mondo Twitter, ha utilizzato anche Instagram, riempendo di immagini del Renzi impegnato in #cosedilavoro. 

Qualcosa con Renzi è cambiata sì, ma come spiega il corrispondente da Roma di Le Monde, Philippe Ridet, pronosticando però un futuro non certo raggiante per il giovane premier, adesso dovrà confrontarsi con l'estrema destra in ascesa, in mezzo a crisi, disoccupazione e xenofobia: 

In questo contesto egemonico e mentre la destra post-berlusconiana è a pezzi, ci si chiede chi nei prossimi anni potrà contendere a Renzi il suo ruolo di leader [...] un sondaggio pubblicato dal telegiornale di La7 attribuisce ormai alla Lega nord il 15 per cento dei voti, mettendola davanti a Forza Italia di Silvio Berlusconi

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