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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Tra Cottarelli, voto in autunno e impeachment: crisi di governo, cosa succede ora

Ecco gli scenari possibili dopo la rinuncia del premier incaricato Conte

La domenica più lunga della XVIII legislatura si chiude drammaticamente poco dopo le 20 di domenica 27 maggio, quando il premier incaricato Giuseppe Conte scioglie negativamente la riserva, rinunciando all'incarico di formare un governo giallo-verde, e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella convoca Carlo Cottarelli al Quirinale.

Dopo solo 96 ore si conclude così l'esperienza di Conte come premier incaricato. "Ho profuso il massimo sforzo, la massima attenzione per adempiere a questo compito", ha detto il professor Conte dopo circa un'ora di colloquio con il Presidente Mattarella.

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E' chiaro ormai che tutto è saltato: il "governo del cambiamento" non si farà. I tentativi di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, saliti al Colle prima di Conte per sbloccare l'impasse, falliscono. Il no di Mattarella all'economista euroscettico Paolo Savona al Tesoro è il nodo sul quale si blocca la partita pentaleghista, aprendo una delle crisi istituzionali più gravi della storia della Repubblica. "Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri presentate da Giuseppe Conte", precisa il Capo dello Stato, "tranne quella del ministro per l'Economia", la cui designazione "costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari".

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Si apre una crisi istituzionale senza precedenti, con il Movimento 5 stelle che mette sotto accusa il capo dello Stato ed evoca l'impeachment, mentre Salvini chiede di andare subito alle urne. Ma cosa succederà davvero ora e quali sono gli scenari possibili? Vediamoli insieme.

Giuseppe Conte al Quirinale da Mattarella (foto Ansa)

Incarico di governo a Cottarelli

L'ipotesi più concreta è quella di un governo "neutrale". Oggi Mattarella ha incontrato Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio conti pubblici dell'Università Cattolica, e gli ha affidato l'incarico per formare un governo. Cottarelli ha accettato con riserva. Il piano del Quirinale potrebbe però scontrarsi con il "no" alla fiducia in Parlamento già annunciato da molte forze politiche. I numeri dicono che è quasi impossibile ottenere la maggioranza per un governo. Senza l'appoggio di Lega e Movimento 5 stelle difficilmente potrà esserci un esecutivo Cottarelli.

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L'alternativa, evocata dalla Lega dopo la rinuncia di Giuseppe Conte, è quella di andare subito al voto. "Vogliamo domani una data per le elezioni, altrimenti andiamo a Roma", ha tuonato Salvini domenica in tarda serata da Terni. Il nodo sarebbe proprio quello della data. La legge prevede che passino da 45 a 70 giorni dallo scioglimento delle Camere, ma il lasso di tempo sale da 60 a 90 giorni con la normativa sul voto all'estero. Sciogliendo le Camere nei prossimi giorni e calcolando un minimo di due mesi, si andrebbe ad agosto. Difficile ipotizzare di chiamare davvero gli italiani alle urne, per la prima volta nella storia, nel pieno dell'estate. Si slitterebbe così almeno a settembre, forse addirittura all'inizio di ottobre.

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A tutto ciò si affianca la durissima messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica per alto tradimento: a evocare l'impeachment sono stati M5s e Fratelli d'Italia. La Costituzione nell'articolo 90 indica che il Capo dello Stato, fatta salva l'assenza di responsabilità di atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, può essere giudicato solo per i reati di alto tradimento e attentato alla Carta, ed è questo il caso al quale si appellano quanti oggi si scagliano contro il Quirinale: Mattarella avrebbe, con le decisioni prese, compiuto una grave violazione delle norme costituzionali. L'ammissibilità della messa in stato d'accusa del Capo dello Stato, in Italia è una prerogativa esclusiva del Parlamento, a maggioranza assoluta. La questione passerebbe poi alla Corte costituzionale, ma con una composizione diversa da quella consueta: 15 giudici togati e 16 cittadini "aventi i requisiti per essere eletti al Senato". A loro spetterebbe la scelta di assolvere o condannare il capo dello Stato.
 

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