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Giovedì, 28 Marzo 2024
CRONACA

No Tav e Forconi, un Grillo in Procura

La Procura di Torino accusa il leader del Movimento 5 Stelle di aver violato i sigilli di una baita in Val Susa durante una protesta per un comizio. "Indagato da diverse procure" per l’invito agli agenti a non proteggere i politici nei giorni della rivolta dei Forconi

ROMA - Il caso Tav e il caso Forconi. Ecco i nuovi guai giudiziari per Beppe Grillo: la procura di Torino ha infatti chiesto di condannare a nove mesi di reclusione il leader del Movimento 5 Stelle, al termine di un processo legato a una delle dimostrazioni dei No Tav in Val Susa.

IL CASO TAV - Si tratta della costruzione abusiva di una baita, nel dicembre 2010, diventata poi il simbolo del movimento contro l'Alta velocità. Nel dettaglio, i fatti risalgono al 5 dicembre 2010 quando, durante una manifestazione dei No Tav, Beppe Grillo salì in Val di Susa. Si fermò davanti alla baita, allora ancora in costruzione, per improvvisare un comizio e farsi poi accompagnare all'interno. Il comandante dei carabinieri della compagnia di Susa in precedenza lo aveva avvertito: se avesse varcato la soglia di quella casetta, avrebbe commesso un reato. Grillo entrò e uscì pochi minuti dopo per mimare, davanti alle telecamere, i polsi ammanettati. Nel processo sono coinvolte 21 persone, tutte accusate di violazione di sigilli. Solo per quattro degli interessati è stata chiesta l'assoluzione, per gli altri condanne tra i sei e i 18 mesi. E a nove mesi per Grillo.

IL CASO FORCONI - Il leader pentastellato è anche indagato per aver "incitato" le forze dell'ordine, durante la protesta dei Forconi, a non proteggere i politici. Il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce, si legge sul Corriere della Sera, fa infatti sapere che Grillo risulta indagato in diverse procure (a Roma, Bergamo e Teramo), ma non nel capoluogo ligure, in relazione all’episodio del 10 dicembre scorso, quando, nei giorni della protesta dei Forconi in molte città italiane, incitò gli agenti a "passare dalla parte del popolo e ad abbandonare la casta". Frasi per cui il parlamentare e coordinatore dei giovani del Pd, Fausto Raciti, aveva presentato un esposto. Nella mattinata si era diffusa la notizia che Grillo fosse indagato per "istigazione alla disobbedienza" a Genova, da qui la precisazione del procuratore Di Lecce. Dopo il gesto di alcuni agenti addetti all'ordine pubblico che si sfilarono il casco protettivo, Grillo aveva scritto una lettera indirizzata ai vertici di polizia, esercito e carabinieri in cui li invitava a non schierarsi a protezione della classe politica italiana. Fausto Raciti denunciò Grillo ai carabinieri di Roma: l’esposto fu trasferito alla procura della capitale e quindi indirizzato a Genova. Il reato contestato a Grillo prevede pene da uno a tre anni e se commesso in pubblico pene da due a cinque anni.

"A noi non è arrivato nessun avviso di garanzia. Non sappiamo nulla", dice però Enrico Grillo, nipote e avvocato del leader del Movimento 5 Stelle, a proposito dell'iscrizione nel registro degli indagati dello zio per istigazione di militari a disobbedire alle leggi.

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