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Giovedì, 25 Aprile 2024
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È morto il Movimento di Grillo, viva il partito: 5 Stelle di fronte ad un bivio

Il progetto dell'ex Presidente del Consiglio non piace al leader storico. No a tre mandati, no alla monarchia di Conte, no alla strutturazione dei territori. Ieri il comico genovese ha incontrato i parlamentari pentastellati, che sono molto preoccupati

Il Movimento è cresciuto, è diventato qualcosa di grande. In Italia è un riferimento che viaggia, secondo i sondaggi, intorno al 16% e può diventare il grande alleato del Partito Democratico. Serve una organizzazione, una struttura a livello territoriale e nazionale. Serve diventare un partito in versione light, cioè organizzato ma non ingessato negli apparati degli altri partiti italiani. Giuseppe Conte è pronto a darlo al Movimento, ma Beppe Grillo sembra non rendersene conto quando si presenta agli eletti in Parlamento parlando di massimi sistemi e ironizzando sulla figura di Conte. “Deve assimilare le nostre cose, è un’ottima persona, ma il visionario sono io”. E soprattutto, ha aggiunto: “Conte deve studiare e imparare cos’è il Movimento”. Quella apparsa ieri agli eletti del Movimento 5 Stelle è l’immagine di un padre che, per proteggere i propri figli dalle insidie del mondo, impedisce loro di crescere e diventare quello che aspirano ad essere. 
Per questo ieri il Garante, che aveva convocato per le 17 i deputati e alle 18.30 i senatori, invece di dare il via libera al progetto dell’ex Premier, ha spiegato come quella bozza di 32 pagine nero su bianco non lo convincesse per nulla. Ci sono diversi elementi che Grillo contesta e che adesso rischiano di far naufragare il progetto di partito a 5 stelle. 

Movimento 5 Stelle tra Grillo e Conte: il problema dei ruoli

Il primo punto e forse anche quello che maggiormente ha creato attriti tra i due, è il ruolo di Beppe Grillo all’interno del futuro apparato. Secondo quanto riportato da fonti interne al Movimento 5 Stelle, Conto lo avrebbe relegato ad un ruolo meramente rappresentativo, che è appunto quello che già ricopre: il Garante. Di fatto però il garante sarebbe una sorta di Presidenza ad honorem. Dunque una figura di rappresentanza, che in teoria dovrebbe vigilare affinchè l’organizzazione non si allontani mai dai valori e dai principi fondativi del Movimento. Di fatto però non avrebbe nessun tipo di potere all’interno della macchina, per la quale Conte ha pensato nuovi organismi interni più funzionali e operativi, a partire da una segreteria di partito. Per questo Grillo si è sentito messo da parte e ieri lo ha fatto capire chiaramente tra momenti concilianti in cui ha detto che "io posso essere molto utile a Conte, lo deve capire” e scatti d’ira in cui ha aggiunto: “Sono un garante non un coglione”. 

Movimento 5 Stelle tra Grillo e Conte: la funzione dei territori 

Prima di Grillo, c’era stato Giuseppe Conte a Roma, sempre per incontrare i parlamentari e illustrare loro il suo progetto. Aveva parlato, seppur in modo superficiale, di come sarebbe dovuto essere strutturato, con organismi politici e sezioni territoriali che facciano da raccordo fra la testa e la base del popolo pentastellato. “Una struttura simile a quella di un partito, ma più aperta e più leggera” avrebbe detto l’avvocato del popolo agli eletti. Una struttura che il Movimento 5 Stelle non ha mai avuto. Secondo Conte e anche secondo una parte dei parlamentari, quella struttura oggi è fondamentale per tenere in piedi un gigante che tanti anni fa era partito dal nulla per arrivare a governare con il favore del 33% degli italiani. Grillo no. Fosse per lui, i territori resterebbero molto autonomi e indipendenti. Ma forse al comico genovese non interessa nemmeno parlarne più di tanto visto che ieri ha fatto un comizio sul futuro green, sulla transizione ecologica, sulla bioplastica, come se il cantiere del futuro partito fosse una quisquiglia.

Movimento 5 Stelle tra Grillo e Conte: due o tre mandati?

Conte e Grillo, su questioni tutt’altro che banali, non sembrano per nulla allineati. Non lo sono neppure sul tema del rinnovo del mandato. “Io sono per i due mandati, farei anche una legge, ma lo metteremo al voto degli iscritti” ha detto ieri Grillo. Per l’ex premier una deroga per i migliori è invece possibile da valutare, ma sul punto Grillo ha sempre fatto muro e ieri, rimettendo la decisione finale in mano agli iscritti, ha dimostrato un’apertura. Così si potrebbero tenere in gioco nomi importanti quali l’attuale Presidente della Camera Roberto Fico, la Ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone, il vice Ministro dell’Interno Vito Crimi, la Vice Presidente del Senato Paola Taverna, il senatore Danilo Toninelli, ma soprattutto l’attuale Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che resta in panchina, ma è pronto a scaldarsi laddove Conte dovesse uscire di scena. Intanto ieri è arrivata la benedizione dal Beppe visionario: “Di Maio è stato il miglior ministro degli Esteri che abbiamo mai avuto”.

L’aria che si respira all’interno del Movimento è tesa. Al netto degli applausi strappati dal comico, che non rinuncia mai a far passare il suo messaggio attraverso lo show e l’esibizione, tra i parlamentari c’è preoccupazione. Loro sono consapevoli della maturazione e di poter essere forza di Governo, ma temono che Grillo possa snobbare questi risultati nel nome di un ancien regime, quello del popolo del “Vaffa” per capirci, ormai al capolinea e che così possa sfasciare tutto. 

Grillo vorrebbe avere più voce in capitolo, ma Conte non è uno che si fa dire cosa fare e cosa no. “Ha più bisogno Conte di me che non io di lui” avrebbe detto Grillo ai suoi, che però non la pensano proprio così. Non tutti almeno. Non i pentastellati della nuova guardia, tra i quali c’è anche chi Grillo lo ha visto ieri per la prima volta in vita sua. Loro vedono in Giuseppe Conte il vero volto nuovo di chi è capace di trasformare in lotta politica quei principi per cui ognuno di loro si è speso nelle varie campagne elettorali. Ma Grillo ha tirato la corda e ora l’ex Presidente del Consiglio starebbe pensando di mollare tutto e fondare il suo partito, forte del grande consenso popolare racconto nelle sue esperienze di Governo. Alla fine ieri sera Grillo ha chiamato Conte per cercare di ricucire e sdrammatizzare. Forse ha pensato che anche lui ha un po’ bisogno di Conte. 
 

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