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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Quirinale e governo, Grillo prova a trattare con Bersani: "Se vota la Gabanelli..."

La rete ha scelto: il volto di Report per il post Napolitano. Su questo input il leader dei 5 Stelle prova a 'stanare' il segretario Pd: "Sul suo nome potremmo trovare un punto di incontro". Che però sembra difficile

A meno di 48 ore dalla prima chiamata per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, il dibattito politico si è fermato su un nome: Milena Gabanelli, il volto di ‘Report’. Il Movimento 5 Stelle, alla seconda chiamata, ha scelto il suo candidato. In mattinata l’annuncio, nel primo pomeriggio nuova linfa al dibattito politico. Si perché Beppe Grillo, ad ‘urne’ cibernetiche chiuse, e con un volto in mano, è andato a bussare alla porta di Pierluigi Bersani. E non lo ha fatto con nomignoli, offese, affondi personali. No, questa volta non si è rivolto a ‘Gargamella’. Stavolta ha guardato dritto negli occhi del segretario del Pd e gli ha teso la mano. Lo ha fatto dal suo blog, come sempre, e con un nome, quello della Gabanelli appunto. In sintesi, appoggia Milena e diamo vita all’intesa di governo.

I 5 STELLE SCELGONO GABANELLI

LEI E' "IMBARAZZATA E SORPRESA"

GRILLO – “Il Movimento ha espresso un miracolo: la signora Gabanelli Presidente della Repubblica italiana. Io spero vivamente che accetti e volevo dare un consiglio a Bersani. Senza ironie, senza battute. Seriamente. Potrebbe essere un punto di incontro: voti la Gabanelli anche lei. Voti una signora che ha sempre fatto bene il suo lavoro. La Gabanelli è una che non ha mai fatto inciuci con Berlusconi, un miracolo di questi tempi. E poi è una signora. Sarebbe veramente un grande segnale. Sì, qualcuno ha detto che potrebbe diventare con la Gabanelli la Repubblica delle manette. Eh! Chissà che non sia un'idea anche quella con la quale ci potremmo togliere qualche soddisfazione”.

Un punto di incontro, “senza ironie, senza battute”. E ancora: “Ci pensi Bersani, ci pensi. Potrebbe essere veramente l'inizio di una, chissà, collaborazione. Provi. Provi a votarla. E cominciamo da lì. Poi vedremo: rimborsi elettorali, legge anti corruzione, incandidabilità di Berlusconi. Magari troveremo una convergenza. Se non con lei, con i giovani del PD. Grazie per l’ascolto”. Un messaggio chiaro, diretto, senza troppi orpelli.

Non è la prima volta che Grillo inviata Bersani ad accomodarsi alla mensa dei 5 Stelle. Qualche settimana fa, poco prima che Napolitano affidasse al candidato del centrosinistra l’incarico esplorativo, il blogger genovese lo invitò a sottoscrivere un appello contro il finanziamento pubblico ai partiti. Allora non ci fu risposta e i toni furono molto più accesi. Da quei giorni recentissimi, tuttavia sembra passato un secolo. Il progetto Bersani che naufraga nell’ironia (?) di Roberta Lombardi – “sembra di stare a Ballarò” –, Renzi che alza la voce, il Pd che rischia di spezzarsi in due. E il Movimento 5 Stelle che perde pezzi, voti, consenso. E forse, finito il tempo delle battute, gioca una carta (impossibile) di intesa in extremis. Con la base che scotta, con valanghe di dissensi, Grillo pare abbia tentato una via per uscirne ‘pulito’ e magari rinsaldare le fila. Tradotto: vi ho indicato la via, adesso tocca a voi prendervi la responsabilità dell’ennesimo strappo.

IL NODO DEL PD: GOVERNO O SCISSIONE

In mezzo, a breve, l’elezione del nuovo inquilino del Colle. Un voto che sa di soluzione, comunque la si guardi: la via per un nuovo governo o il ritorno alle urne, semmai a luglio. E su questa dicotomia che si gioca la partita. Chi spinge per il voto, come il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, guarderebbe con simpatia uno alla Prodi, che non piace a tutti, tanto da rendere complicato un dialogo tra le forze parlamentari in ottica governo. Bersani deve aver sentito il vento avverso e, convinto che la soluzione di minoranza possa ancora far gioco al Paese, pare abbia dirottato la preferenze su un usato sicuro, Giuliano Amato. Che non piace a tutti. Non piace ai grillini; a Vendola (che spinge con forza sul professore), e non è gradito neppure a Renzi. I renziani di ferro, come Richetti, Carbone e Reggi, non fanno che parlare di Prodi (anche se, assicurano dagli ambienti del 'rottamatore', "nella dinamica del voto non faremo i franchi tiratori"). Perché? Il motivo è semplice: attorno ad Amato, che piace a Berlusconi, si potrebbe costruire quell’intesa Pd-Pdl con Bersani portabandiera. Insomma, il nome giusto per il governissimo mascherato.

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