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Giovedì, 18 Aprile 2024
Conflitti e vecchie paure

L'Europa si scopre fragile, Draghi: "Fine dell'illusione di pace"

L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia costringe l'Occidente a fare i conti con la parola "guerra", che riteneva archiviata. Il premier: "Non ci volteremo dall'altra parte". Intanto il Vecchio Continente paga il prezzo di un'azione tardiva della politica

Il suono delle sirene che avvisano di un imminente attacco, le scie dei missili, il rumore delle esplosioni, le colonne di fumo nero che si alzano. E ancora la gente in fuga, le macerie, i palazzi sventrati, il conto delle vittime, Spesso imprecisato ma sempre, in qualsiasi latitudine, troppo alto. La guerra è tornata a essere una parola del nostro presente. Molti di noi, da questa parte del mondo, la conoscono solo dai libri di storia, dai filmati d'epoca, dai racconti dei parenti. Adessso invece bussa alle nostre porte. Il conflitto tra Russia e Ucraina riguarda tutti. A dirlo, senza giri di parole, è stato il presidente del Consiglio Mario Draghi. Parla della pace come un'illusione che si è infranta contro la realtà. Consegna al Parlamento e a tutti noi una doccia di realismo.

L'invasione russa in Ucraina

"L'invasione dell’Ucraina da parte della Russia - ha detto aprendo il suo intervento al Senato di oggi 1 marzo -  segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa.  Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione Europea ci mettesse a riparo dalla violenza. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici. Le immagini che ci arrivano da Kiev, Kharkiv, Maripol e dalle altre città dell’Ucraina in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni".

draghi senato ucraina-2

La pace come un'illusione. Parole che arrivano dritte come uno schiaffo, una doccia gelata. Che risvegliano da un torpore fatto di sostanziale benessere durato decenni. Draghi è netto. "L’aggressione – premeditata e immotivata – della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant’anni. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. Come aveva osservato lo storico Robert Kagan, la giungla della storia è tornata, e le sue liane vogliono avvolgere il giardino di pace in cui eravamo convinti di abitare. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire. L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte".

Il "non voltarsi dall'altra parte" si traduce - oggi -  con lo stanziamento di fondi, con le sanzioni alla Russia, con l'impegno al fianco degli altri Paesi della Nato, con l'accoglienza dei profughi, col supporto del popolo ucraino e del suo governo. Si traduce anche nell'aumento del nostro contingente, anche se qui ci si muove sul delicato confine tra forze di "pace" e forze di "guerra".  Allo stesso tempo si è obbligati ad affrontare il problema della dipendenza energetica e lo si deve fare adesso, a "ferita aperta", nell'affanno della ricerca di una soluzione rapida e veloce che non crei (troppi) danni.

Viene da chiedersi però perché l'Occidente intervenga solo adesso. Perché viste le "frizioni" che durano da anni, visto che da anni la Russia spostava le truppe, visto che i segnali di allarme c'erano tutti. Perchè aspettare di avere il conflitto a una manciata di chilometri? 

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