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Venerdì, 19 Aprile 2024
Taranto

Ilva sequestrata dai giudici, Taranto bloccata dagli operai

Continuano le proteste per il "diritto al lavoro" dei dipendenti dell'azienda del Gruppo Riva. E si susseguono gli incontri tra governo ed enti locali per trovare una soluzione che porti la fabbrica a riaprire e la città a rivivere dopo decenni di veleni

Due blocchi. Uno sulla Statale 7 Appia, l'altro davanti alla stazione ferroviaria, prima del Ponte di Pietra.

E ancora, presidi sul Ponte Girevole, lungo la strada per Statte, sulla Statale 106 Ionica, sull'arteria che porta a San Giorgio Ionico. 

Questa è Taranto dopo la decisione della magistratura di sequestrare l'area a caldo del siderurgico dell'Ilva e di arrestare (ai domiciliari) i vertici dell'azienda.

Un provvedimento che ha fatto precipitare la 'capitale dell'acciaio' nel caos. Operai contro cittadini. Chi è in piazza, con i sindacati, per difendere il "diritto al lavoro" e chi, invece, non aspettava altro che l'intervento della magistratura per veder difeso il "diritto alla salute".

TARANTO - Per anni chi ha provato a recarsi a Taranto per raccontare questa dicotomia, lavoro contro salute, ha incontrato una realtà difficile da capire prima ancora che da scrivere o riprendere. Perché a Taranto non ci sono famiglie che vivono di Ilva e famiglie che muoiono di Ilva. A Taranti "ci sono famiglie che vivono e muoiono di Ilva" spiegano i comitati che da anni si battono per chiedere la bonifica della città.

Spiegato lo scenario, ecco la cronaca cittadina e politica di queste ore concitate che vedono proteste non solo a Taranto, ma anche a Genova visto che la chiusura dell'Ilva pugliese rischia di mettere in crisi anche gli altri siti del gruppo.

LEGGI LE MOTIVAZIONI CHE HANNO PORTATO AL SEQUESTRO

Operai Ilva in corteo

PROTESTE - Bloccate le strade di accesso alla città, sia da Bari che dal versante sud, la statale 100 e la E 106. La statale Appia è bloccata all'altezza dello stabilimento. Bloccato anche il ponte di Pietra e il ponte girevole di Taranto. In strada qualche migliaio di persone, con la protesta si mantiene pacifica. 

I lavoratori dell'Ilva di Taranto, dopo il sequestro senza facoltà d'uso dell'area a caldo del siderurgico, annunciano sciopero e presidi ad oltranza. Lo spiega al telefono il segretario della Fiom di Taranto, Donato Stefanelli, sottolineando che "le mobilitazioni vanno avanti da tre giorni, lo sciopero e i presidi continueranno a oltranza, fino a quando non avremo la certezza che sono state create le condizioni per il riesame dell'ordinanza del magistrato". "E - assicura il sindacalista - questa senza nessuna polemica con la magistratura. In questo momento bisogna dialogare con tutti, i due soggetti principali protagonisti, azienda e magistratura, devono confrontarsi e arrivare a rimuovere le condizioni che hanno portato a questo provvedimento così drastico". 

VENDOLA - "E' inquietante vedere, nel cuore del dramma sociale che si profila, lo scontro mortale tra due beni, entrambi necessari, indispensabili: l'industria contro l'ambiente, la salute contro il lavoro". Lo scrive il governatore della Puglia, Nichi Vendola, in un editoriale sull'Unità dedicato alla vicenda dell'Ilva di Taranto. "Anche la vita operaia - aggiunge - è un eco-sistema da proteggere. E io penso che la vera moderna questione del lavoro riparta da un'agenda più complessiva di diritti: il diritto ad un contesto urbano e lavorativo pulito, salubre, sostenibile, non può che integrarsi col diritto al reddito e al Welfare".

LEGGI: "CASO ILVA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI, RIESAME IL 3 AGOSTO"

Ma "l'Ilva non è certo all'anno zero dal punto di vista dei processi di ambientalizzazione degli impianti" e "la Regione Puglia ha imposto normative - sulle diossine e i furani, poi sulbenzoapirene, poi sul PM10 e sulle polveri sottili - che sono considerate all'avanguardia nel contesto europeo". Ora "bisogna capire se tutti gli organi dello Stato, tutta la politica, tutta la cultura del nostro Paese, vorranno giocare la partita della vita o quella della morte. Nello squilibrio violento, nella frattura della relazione tra ambiente e lavoro, difficile dire che vinca qualcuno. Perdiamo tutti".

Le immagini dell'Ilva di Taranto

IPPAZIO - "Noi non abbiamo paura della verità e soltanto conoscendo la verità si possono risolvere i problemi. Ci sono gli operai che sono persone per bene che stanno manifestando sofferenza e preoccupazione per le loro famiglie. Non c'è una sola famiglia di Taranto che oggi che non è solidale. Bisogna però coniugare lavoro e salute". Lo dichiara Ippazio Stefano, sindaco di Taranto, in diretta a Tgcom24, sul sequestro dell'Ilva e la manifestazione degli operai.

"Giovedì abbiamo siglato a Roma un accordo per salvaguardare la salute dei cittadini di Taranto" e il problema dell'inquinamento a Taranto "risale a 120 anni fa con i cantieri navali", aggiunge Stefano. Da 60 anni "abbiamo la grande siderurgia e fino al 1995 non è stato fatto niente- sottolinea il sindaco di Taranto- oggi è cambiato, abbiamo strumenti nuovi, prima non si era in grado di rilevare pm10 e diossina". Ora "dobbiamo rendere compatibile il lavoro con la salute e con l'aiuto del governo e delle imprese- conclude il primo cittadino- adesso ci aspettiamo che con il tribunale del riesame si possa coniugare tutto cio' con impegni veri". 

WWF - Nella vicenda dell'Ilva di Taranto, sequestrata dalla magistratura, non si ricada nell'errore di separare la questione ambientale dalla questione occupazionale, pensando che le soluzioni possano essere disgiunte. E' la posizione del Wwf Italia che auspica un 'patto di ferro' per diminuire l'inquinamento e, insieme, portare avanti la riconversione industriale.

"La magistratura, venti anni dopo l'inizio del caso, ha attuato un atto dovuto dopo lunghissime indagini e perizie - fa sapere il Wwf Italia in una nota - Certamente tutto ciò doveva arrivare ben prima,visto che l'area industriale dell'Ilva è stata dichiarata prima sito a alto rischio ambientale e poi sito di bonifica di interesse nazionale senza che, prima di tutto la proprietà, avviasse un processo di risanamento e riconversione industriale".

L'associazione ambientalista parla di un "ricatto occupazionale" che per troppi anni ha avuto la meglio sull'impatto ambientale; meglio sarebbe stato se l'autorizzazione unica ambientale rilasciata congiuntamente da molti enti, tra cui il ministero dell'Ambiente e la Regione Puglia, fosse stata data chiedendo in via preventiva interventi di riduzione degli impatti. Nel pieno rispetto dei principi di precauzione, integrazione ambientale e dell'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili". 

VIDEO CHOC - ECCO COME E' L'ACQUA DEL MARE DAVANTI L'ILVA

GREENPEACE - ''Il costo in termini di salute, malattie e tumori, è, con tutta probabilità, destinato ad aumentare a causa delle emissioni nocive che l'impianto ha prodotto nel corso degli anni''. Lo afferma il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, a proposito dell'Ilva di Taranto, l'impianto siderurgico più grande d'Europa posto sotto sequestro dalla magistratura.

Secondo Onufrio, ''il sequestro evidenzia l'ennesimo ricatto occupazionale che mette sul piatto la tragica alternativa tra la salute e l'ambiente di una città di 200.000 abitanti e l'occupazione di 22.000 operai, compreso l'indotto''. Se da un lato è ''doveroso continuare, con rigore, sulla linea del risanamento degli impianti già avviata, è altrettanto chiaro che la logica degli interessi economici ha tenuto troppo a lungo in ostaggio un'intera città''. 

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