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Venerdì, 19 Aprile 2024
IL CASO / Taranto

No del Gip di Taranto al piano Ilva: "Su ambiente e salute non si mercanteggia"

Bocciato senza appello il piano di risanamento presentato dall'azienda: "Quei lavori dovevano essere fatti nel 2003. Non c'è spazio per proposte al ribasso sugli interventi da fare e le somme da stanziare".

"Non c'è spazio per proposte al ribasso da parte dell'Ilva sugli interventi da svolgere e le somme da impegnare". Con queste parole, contenute nelle 15 pagine del decreto, il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha respinto il piano da 400 milioni di euro presentato dai vertici dell'azienda in merito agli interventi immediati per il risanamento degli impianti.

NESSUNA TRATTATIVA. "I beni in gioco, salute, vita e ambiente e anche il diritto a un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole per la salute di alcun essere umano, lavoratore compreso, non ammettono mercanteggio". Le parole del gip Todisco non lasciano spazio a nessuna trattativa possibile. Respinta, quindi, anche la richiesta di poter produrre al minimo correlata al piano aziendale da 400 milioni di euro.

In giornata è atteso un secondo dispositivo riguardante le tre richieste di revoca della custodia cautelare per Emilio e Nicola Riva.

PM: "NO PROPOSTE AL RIBASSO". "Con amarezza dobbiamo rilevare che nel piano, Ilva si impegnava ad effettuare lavori per risanamento che in realtà erano già negli atti di intesa del 2003-2004, evidentemente non rispettati", hanno scritto i pubblici ministeri nelle cinque pagine di parere negativo al piano di Ilva. "Non c'è spazio per proposte al ribasso circa gli interventi da svolgere e le somme da stanziare. I beni in gioco: salute, vita e ambiente ma anche il diritto a un lavoro dignitoso e non dannoso per la salute, non ammettono mercanteggiamenti", ha scritto il gip nel suo decreto che ha ricalcato in toto il parere della procura.

Ilva, 10 operai si incatenano sulla torre dell'altoforno | INFOPHOTO



LA PROTESTA. La notizia è stata accolta con forte preoccupazione dagli operai che da ieri sera si sono arrampicati sugli altiforni dell'Ilva e che ora annunciano di essere pronti a intraprendere, a 60 metri di altezza, lo sciopero della fame.

Le immagini dell'Ilva di Taranto



"VOGLIAMO FARE ACCIAIO PULITO". "Vorrei sapere dal ministro Clini e da Riva: quanto vale la mia vita e quanto vale quelle dei miei figli?". Lo chiede Cataldo Ranieri, un operaio dell'Ilva componente del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti che, insieme con un gruppo di compagni di lavoro, si trova davanti allo stabilimento. "Noi non siamo contro la magistratura, vogliamo che lo Stato - chiarisce - ci dia risorse per fare acciaio pulito come accade nel resto d'Europa, e non bastano 400 milioni di euro. Non siamo noi di certo - aggiunge - a volere la chiusura dello stabilimento, è Riva che vuole la chiusura se non mette i soldi. E chi non mette i soldi per far si che i nostri colleghi, che noi tutti, non si muoia a 50 anni: ogni giorno noi qui, vediamo davanti alla fabbrica manifesti listati a lutto. Questo è giusto?".

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