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Martedì, 21 Marzo 2023
l'incontro

Incontro tra Salvini e Berlusconi: si rafforza l'asse Lega-Forza Italia

I due leader di partito si incontrano senza Giorgia Meloni ed escludono la possibilità di "governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza"

Mentre il Movimento 5 Stelle litiga e si spacca sulla posizione da prendere a fronte di una crisi di governo, il centrodestra si compatta. Nel pomeriggio di oggi 17 luglio c'è stato un faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, nella residenza di Villa Certosa in Sardegna. I due hanno deciso di anticipare l'incontro previsto per domani con un solo obiettivo: tenere una strategia comune in previsione di mercoledì prossimo, quando il premier dimissionario Mario Draghi si presenterà alle Camere. 

I due puntano il dito contro il leader pentastellato per aver innescato la crisi di governo. "Le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte - contraddistinte da ultimatum e minacce - confermano la rottura di quel "patto di fiducia" richiamato giovedì dal Presidente Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni", si legge in una nota congiunta di Berlusconi e Salvini. I leader di FI e Lega "con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l'evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini", aprendo allo scenario del voto. Ma escludono la possibilità di "governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità". 

Si rafforza l'asse Lega-Fi

"Vediamo che succede nei prossimi giorni". Come sempre capita nei momenti politici più delicati, Silvio Berlusconi si tiene aperte più strade. E anche per la gestione della crisi del governo Draghi, raccontano, ha deciso di fare così, mandando sempre in avanscoperta Antonio Tajani e preferendo parlare, per lo più con video messaggi o note (per lo più congiunte con Matteo Salvini) solo quando la partita si sta per chiudere. Non a caso, il Cav, al di là delle dichiarazioni ufficiali, a chi ha avuto modo di sentirlo in questi giorni si è detto pronto a sostenere il Draghi bis senza i Cinque stelle, ma va benissimo anche se rimangono i dimaiani, e non ha chiuso la porta al voto anticipato, senza però insistere troppo e con nettezza, come Giorgia Meloni, al ricorso alle urne.

L'unica certezza è che regge l'asse Lega-Fi: l'ex premier e Salvini si sentono spesso al telefono e si incontrano e molto spesso senza la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che chiede un ritorno degli italiani alle urne. Il faccia a faccia tra Salvini e Berlusconi non piacerà alla leader di Fdi la quale ritiene, come ribadito l'altro ieri, che i vertici di coalizione vanno fatti solo in sede istituzionali e non a casa Berlusconi. Il Cav è convinto dell'opportunità che 'Super Mario' debba restare in carica, per non perdere innanzitutto i fondi del Pnrr, ma i 'contiani' non possono continuare a dare ultimatum.

Il nuovo 'caso' Gelmini

Sulle elezioni prima del 2023, come al solito, dentro Fi si è riaperto il dibattito tra filogovernativi (con Gianni Letta in campo) e sovranisti. E infatti, puntuale, è scoppiato un nuovo caso Mariastella Gelmini: oggi in una intervista a La Repubblica, la ministra degli Affari regionali e capodelegazione di Fi a palazzo Chigi, ha chiesto che i ''partiti che hanno avuto il senso di responsabilità di far nascere il governo Draghi non dovrebbero porre condizioni ma assicurare un sostegno leale fino in fondo". È un avviso che Mariastella Gelmini ha inviato a Berlusconi e Tajani, ma anche agli altri leader della maggioranza: niente veti o altolà, pur di salvare il governo Draghi.

Parole, dicono i più maligni, dettate dal timore di perdere il proprio dicastero. Anche se, alla fine, fanno notare alcuni berlusconiani della prima ora, se dovesse cadere Draghi, Fi verrebbe penalizzata, perché perderebbe tre ministeri, occasione non facilmente ripetibile in futuro, visto i sondaggi che danno Fdi primo partito della coalizione con oltre il 20%, la Lega in calo e Forza Italia tra il 5 e l'8 per cento.

Le affermazioni di Gelmini, comunque, hanno fatto arricciare il naso a molti. L'unico a parlare apertamente per criticarla è stato un altro esponente governativo, il deputato e sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè: ''La posizione di Fi è chiarissima ed è quella espressa da Tajani: non siamo noi che non vogliamo un governo con i 5 stelle, ma è Draghi che ha detto che non si può governare con loro. Quella della Gelmini è una rispettabile posizione personale, non è la prima volta che si segnala per questo''.

Stavolta Renato Brunetta tace ma va ripetendo che Draghi deve rimanere per salvare il Paese. Anche Mara Carfagna resta in silenzio, pur spiegando ai suoi, apprende l'Adnkronos, che per tutti i partiti questo è il momento della responsabilità verso il Paese e che i cittadini non capirebbero perché in soli 16 mesi il premier della salvezza nazionale dovrebbe andare a casa.

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