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Venerdì, 29 Marzo 2024
Carceri

Il punto - Amnistia e indulto: se è più importante essere anti-Silvio che essere umani

Lo scontro sulla lettera di Napolitano alle Camere innescato dai 5 Stelle apre la discussione sul tema carceri. Ma l'Italia è impreparata: troppo "berluscocentrica" per essere razionale

Parliamoci chiaro, semplifichiamo: l’indulto e poi l’amnistia proposti da Napolitano, sono o non sono il salvacondotto di Silvio Berlusconi? In un paese normale, una domanda del genere non avrebbe trovato spazio neppure durante la fase REM del sonno. E invece, da noi, la domanda fa la sintesi dell’ultimo ventennio politico. Ebbene sì, siamo arrivati a tanto. Siamo arrivati al punto di porre una questione politica ancor prima uno slancio solidale, di un nodo logico. Prima ancora della ‘pietas’

Ora, il Capo dello Stato ha sollevato una questione antica, purtroppo dimenticata. L’amnesia sta nelle reazioni delle ultime ore. Di quelli contro – "E' un regalo a Berlusconi" –, di quelli favorevoli. Il riassunto delle ultime puntate sta nei numeri, brutali. La popolazione carceraria dei 205 istituti italiani, secondo l’Associazione Antigone, da sempre in prima fila per i diritti in cella, conta 64.458 detenuti. Il ministero della Giustizia, a giugno, ha fatto il conto dei letti a disposizione: 47.045. L’inferno di cui ha parlato Napolitano, e prima ancora i radicali, Amnesty, Antigone, i volontari di Carcere Aperto, la Caritas, la Misericordia, sta tutto qui: 170 detenuti ogni 100 posti letto. Settanta sono di troppo. Settanta tolgono l’aria per respirare.

Basta fare un giro a Sollicciano, a San Vittore, a Poggioreale per comprendere (anzi non comprendere) la situazione. L’ha capita bene la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che lo scorso 8 gennaio ha condannato l’Italia al risarcimento a 7 detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza per trattamento “inumano e degradante”. Capito? “Inumano e degradante”.

Intendiamoci: lo stato di diritto funziona se applicato. Chi sbaglia paga. Quest’argine è invalicabile. Detto questo, anche la regola deve avere un’applicazione dignitosa. E non tutti i reati sono uguali, compresa la matrice. Svuotare la pena di dignità significa calpestare l’essenza della democrazia. Che non può, o non dovrebbe, accettare di buon grado o di buon cuore quello spazio culturale che trasforma la detenzione in tortura. Lo spazio, appunto, quello che manca, quello rende le condizioni igieniche in cella da quinto mondo, quello della tortura appunto. E perché non pensare alla tortura per chi aspetta in ‘gabbia’ un processo che non arriva mai per via di un sistema giudiziario elefantiaco. La durata di un processo fa lo stato di diritto quanto la certezza della pena. Miraggi italici. La tortura uccide l'uomo e la società, tollerarla uccide due volte.

M5S: "NAPOLITANO VUOL SALVARE BERLUSCONI"

La condizione è tragica ma il dibattito sta tutto dentro un tema: il futuro di Berlusconi. L’ha lanciato Grillo che non crede alle lacrime del Quirinale. L’ha ripreso il Movimento 5 Stelle tutto e la cosa ha fatto infuriare il Presidente: “Questi se ne fregano” dei problemi. Poi tutta la caciara. Un classico. Con i 5 Stelle che, al grido ‘noi siamo sempre rimasti nel pezzo’, riproporranno il loro piano carceri; e la politica che calendarizza l’ipotesi inviata dal Presidente alle Camere. L’impressione, tuttavia, è che dietro le proposte, le polemiche, la discussione, ci sia troppa campagna elettorale sulla pelle dei carcerati. Berlusconi, tira sempre. Le dietrologie ancora di più. Stavolta tuttavia c’è di mezzo carne e ossigeno. E lo spettacolo fin qui visto non è un granché.

NAPOLITANO AI 5 STELLE: "QUESTI SE NE FREGANO"

Anche perché Napolitano ha messo nero su bianco quel che è sotto gli occhi di tutti. “Il capo dello Stato con il suo messaggio alle Camere si è limitato a mettere per iscritto ciò che aveva ripetuto in tantissime occasioni, cioè che le nostre carceri sono in condizioni inaccettabili”. Così il vicepresidente del Csm Michele Vietti, intervistato da ‘Radio anch’io’. Con un di più: la macchina non si fermerà. La Consulta, infatti, ha rigettato la richiesta sollevata dai tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano che puntava ad ampliare i motivi per cui può essere differita l’esecuzione di una condanna in carcere. Per la Corte costituzionale non si può fermare la macchina, rinviare le pene per il sovraffollamento.

Prima o poi andrà trovata una soluzione. Così come spera Giovanni Tamburino, Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, intervistato da Repubblica: “L’intervento invocato dal Capo dello Stato si riferisce alle migliaia di detenuti stipati nelle celle per reati di scarsa gravità e comunque tipicamente quelli commessi da persone ai margini della società, perché sono proprio questi che affollano le carceri”. E Tamburino di colletti bianchi o evasori non vuol sentir parlare: “Credo che a stento si arrivi a un migliaio di casi sugli oltre 64.500 detenuti oggi. Quindi è evidente che questa realtà è proprio fuori dall’ottica del messaggio di Napolitano”. Inutile, oltretutto, nel lungo periodo, nell’assenza progettazione e politiche vere, come ricorda Anm: “Amnistia e indulto sono risposte di emergenza a quella che è un’emergenza colpevole e quindi una sconfitta della politica”, ma “senza interventi strutturali sono solo un tampone”.

INDULTO E AMNISTIA: LA DISCUSSIONE AL SENATO DAL 15 OTTOBRE

Il Parlamento affronterà la questione. Partendo forse da un assunto, quello illustrato da Piero Longo, uno dei legali del Cavaliere: “E’ un dato di fatto che stando al percorso storico, l’amnistia finora ha riguardato reati che avevano come pena massima tre o quattro anni, escludendo la frode fiscale. L’ultimo indulto approvato, invece, escludeva esplicitamente i reati fiscali e finanziari”.

Sicuramente i falchi proveranno a fare buon gioco a cattiva sorte. E spingeranno per un’amnistia allargata che tocchi anche al Capo. Tutto vero, e lo scontro tra le parti, Pd-Pdl-M5S, si farà sentire. Tuttavia resta in piedi un’altra domanda: questo Paese può rimanere ingessato su una questione gigantesca di dignità umana per via di un solo condannato? Il destino di uno può imprigionare rendendolo definitivo quello dei carcerati, e quindi, di tutti, perché in questa storia ci stiamo tutti?

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