Silvio Berlusconi ineleggibile? Per metà Pd no. Storia dell'ennesima spaccatura
La giunta per l’immunità del Senato ha inaugurato l’iter sull’ineleggibilità del Cavaliere. E il Pd che fa? Si spacca di nuovo. Roba da record
Silvio Berlusconi, il processo Mediaset e un detto che vien buono, ‘non c’è due senza tre’. Martedì il calendario della Corte di Cassazione; ieri il mini Aventino del Pdl, avallato dal Partito democratico; questa mattina, invece, la giunta per l’immunità del Senato ha inaugurato l’iter sull’ineleggibilità del Cavaliere. Tema delicato, una pianta dalle mille spine, alcune pronte a pungere e affossare le larghe intese. Un ritornello che si ripete con cadenza ciclica e imperturbabile: le faccende del Cav che si sovrappongono alla stabilità del governo Letta e ai lavori del Parlamento. Una sentenza, un’udienza fissata troppo presto e si apre la partita politica: il Pdl minaccia di staccare la spina all’esecutivo, il Pd che fa da pompiere, e i ‘berluscones’ che, con il risultato messo in cassaforte, rassicurano la piazza: “La fiducia al governo non è messa in discussione”. Così i giorni della sentenza Mediaset, così durante le udienze del caso Ruby, cosi dopo le scelte della Cassazione.
In tutta questa faccenda c’è una notizia nella notizia, una doppia cornice a immortalare il fermo immagine: le tribolate vicende del Partito democratico. E visto che si va per detti, per il Pd, ce n’è uno che calza a pennello: ‘piove sempre sul bagnato’. Berlusconi è rincorso dai giudici, e il Pd si spacca; nella giunta per l’immunità si scrive la prima pagina sull’ex primo ministro, e il Pd, nel giro di 24 ore, si spacca di nuovo. Roba da record.
SPERANZA/CASSON – Con ordine. “Secondo la legge del ‘57, Berlusconi non è ineleggibile quindi noi come sempre abbiamo fatto rispetteremo la legge”, ha sottolineato a Omnibus, su La7, il capogruppo dei democratici alla Camera, Roberto Speranza. “Questo – ha continuato – è l’orientamento del segretario nazionale ed è condivisibile. Un partito non può ‘stirare’ una legge per motivi politici: resto dell'idea che noi dobbiamo battere Berlusconi sul piano politico, non su altri terreni”. La posizione di Epifani, quella di Renzi. Non quella di Felice Casson, sempre del Pd che, prima di entrare in proprio in giunta, è più che esplicito: “Non mi risulta che il Pd sia contrario a votare l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi”. Non gli risulta e sul caso è più agguerrito che mai, tanto da avanzare una linea che farà discutere: “Ho letto le carte relative ai processi Berlusconi e la sentenza d’appello sul caso Mediaset mi sembra molto corretta e ne chiederò l’acquisizione in giunta perché è significativa anche ai fini della questione dell'ineleggibilità”.
Da una parte Speranza, dall’altra Casson, in mezzo il Pd e un mare di contrapposizioni. Continue e costanti. Anche se non mancano i punti di contatto. Se ‘Silvio’ sarà condannato “il Senato dovrebbe prenderne atto e quindi dovrebbe trattarsi di una questione estremamente semplice e rapida”, afferma Casso. “Non ci sono dubbi” gli fa eco Speranza, il Pd voterà perché venga applicata un’eventuale sentenza di colpevolezza. E in questo, il capogruppo a Montecitorio, si rifà alle parole rilasciate da Guglielmo Epifani rilasciate all’Unità.
EPIFANI – Nell’intervista il ‘traghettatore’ dei democratici (che in mattinata si è intrattenuto in un lungo colloquio con Nichi Vendola), un po’ mediatore, un po’ pompiere, un po’ tirato per la giacchetta dalle logiche pre-congressuali (da persona interessata, intendiamoci), cerca di fare il punto e tirare le fila, salvare il salvabile. E in questo, avverte Berlusconi: “Il Pdl mette a rischio la funzione stessa di questo governo. C’è un limite oltre il quale il nostro senso di responsabilità, che anche abbiamo dimostrato, non può andare. O c’è un chiarimento serio, o il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi del Paese e non alle vicende giudiziarie di Berlusconi, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti”. E ancora, vista la situazione in continua fibrillazione e in eterno divenire: “Noi non temiamo nulla, quale che sia l’evolversi della situazione”. Elezioni comprese. E se dalla Cassazione dovesse arrivare una sentenza di condanna “noi rispettiamo il lavoro della magistratura e faremo quello che bisogna fare perché la sentenza, com’è doveroso che sia, venga applicata”.
CACCIARI – Il Pd si spacca in due, Epifani alza la voce con Berlusconi. Ma per l’ex sindaco di Venezia, il filosofo Massimo Cacciari, non basta: “Con tutto l’affetto è chiaro che Epifani non è segretario di nulla, visto che il Pd è un insieme di correnti ormai assolutamente prive di ogni direzione, anche se ha ragione ad aver dichiarato che ieri e' stato superato il limite”. Appunto, benvenuti nel Pd.