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Sabato, 20 Aprile 2024
Spese pubbliche

Il sostegno militare all'Ucraina ci è costato sinora 450 milioni di euro

Presentato un emendamento al decreto sulla partecipazione alle missioni Nato che "proroga fino al 31 dicembre 2023" l'invio di armi e mezzi militari in Ucraina

L’aiuto militare che l’Italia ha deciso di offrire gratuitamente all’Ucraina dopo l’invasione subita dalla Russia è davvero notevole. Secondo una valutazione fatta dall'Osservatorio Mil€x le spese militari italiane per il supporto a Kiev ammonterebbero a oltre 450 milioni di euro. La stima è diffusa alla vigilia di un nuovo dibattito parlamentare che toccherà anche il tema della cessione di armi all’Ucraina, in vista di un possibile sesto decreto interministeriale con dettaglio di materiali da inviare a breve alla volta di Kiev.

Spunta però un emendamento al decreto sulla partecipazione alle missioni Nato, ora all'esame del Senato, che fa discutere. Prevede la "proroga fino al 31 dicembre 2023" dell'invio di armi e "mezzi militari" in Ucraina. A presentarlo sono stati i relatori di maggioranza al provvedimento Roberto Menia di FdI e Clotilde Minasi della Lega. L'Alleanza Verdi-Sinistra insorge: "Un colpo di mano". 

La lista delle armi inviate dall'Italia all'Ucraina

La stima potrebbe essere ritoccata al rialzo

Sinora è stato il governo Draghi a firmare i decreti sugli aiuti militari all'Ucraina, ora sarà il governo Meloni a dover decidere. L’esecutivo dovrà capire se e come proseguire negli aiuti militari a Kiev considerando che ad oggi il totale complessivo per le casse pubbliche supera abbondantemente i 450 milioni di spesa. Queste valutazioni - specifica l’Osservatorio - derivano dal valore dichiarato delle cessioni e dal contributo italiano all'European Peace Facility (lo strumento europeo con cui tali invii di armi avranno copertura finanziaria). Si è così superata abbondantemente la prima stima generica fatta da Mil€x lo scorso aprile, che prevedeva un onere per le casse pubbliche pari a circa 150 milioni di euro.

Da considerare poi gli ulteriori costi di rifornimento magazzini della Difesa. Il governo, infatti, ha deciso che "le somme in entrata derivanti dai decreti ministeriali" che individuano i materiali d’armamento ceduti devono essere riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della Difesa. Ciò significa che al dicastero di via XX Settembre dovranno essere garantiti fondi per reintegrare i propri arsenali con sistemi d’arma paragonabili a quelli inviati in Ucraina. Stiamo parlando di diverse centinaia di milioni di euro, sottolinea l'Osservatorio ammettendo che è difficile fare una stima anche perché il rifornimento andrà fatto con pezzi 'nuovi' che avranno sicuramente un costo di listino superiore al valore dichiarato dei residui di magazzino. L'unica cosa certa è che la stima di 450 milioni di euro "potrebbe dover essere significativamente ritoccata, in aumento".

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La corsa al riarmo dell'Italia

Intanto prosegue la corsa al riarmo mondiale, alla quale sembra partecipare anche l'Italia. Solo i paesi europei si sono impegnati per 200 miliardi di euro di spesa aggiuntiva, in alcuni casi portando alcune nazioni ad andare anche oltre il 2% del Pil richiesto dagli impegni Nato. Se la Germania fa la parte del leone in Europa, l'Italia non resta a guardare. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio sulle spese militari italiane Mil€x, dallo scioglimento delle Camere sono stati già presentati oltre venti programmi di riarmo per un investimento totale pluriennale per le prime fasi confermate che supera i 12,5 miliardi di euro. L’onere complessivo delle successive fasi dei programmi, già prefigurate ma non ancora sottoposte a voto, potrebbe superare i 22 miliardi di euro. In precedenza l’Osservatorio Mil€x aveva già stimato che quest’anno sarebbe stato superato il muro dei 25 miliardi con un aumento del 3,4% rispetto al 2021 e un balzo di quasi il 20% in 3 anni, e questo basandosi sui dati del bilancio approvato lo scorso anno. Le cifre alla fine di quest'anno potrebbero rivelarsi molto più alte.

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