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Sabato, 20 Aprile 2024
La proposta

L'italiano come lingua ufficiale nella Costituzione, così il Governo "difende" la patria

La proposta è stata assegnata alla commissione competente per la riforma costituzionale

Una legge che prevede il riconoscimento dell'italiano come lingua ufficiale dell'Italia. Sì, è già così ma non è espressamente riconosciuto nero su bianco nella Costituzione. Per questo il senatore di Fratelli d'Italia Roberto Menia ha presentato un Decreto di legge per modificare l'articolo 12 della Carta fondamentale del Paese, lo stesso in cui si dice che il tricolore è la bandiera ufficiale dell’Italia. La proposta è stata assegnata alla commissione competente per la riforma costituzionale.

Nel testo si legge che la lingua ha un "portato di valori ci­vili, morali e religiosi" e bisogna guardarsi dai migranti per la difesa dell'identità italiana. Il ddl critica anche la toponomastica non italiana. Qualcosa che potrebbe sembrare scontato ma che invece rischia di avere un effetto controverso in zone del Paese in cui vi sono minoranze linguistiche molto presenti, come per esempio in Friuli Venezia Giulia, con gli italiani di origini slovene.

Insomma l'idea è quella di difendere l'identità italiana salvaguardando in prima battuta la lingua con una modifica della carta di appena tre righe: "L'italiano è la lingua ufficiale dello stato. Tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerlo e il diritto di usarlo".

Roberto Menia

Il fatto che tutti abbiano il "dovere" di conoscerlo potrebbe aprire a scenari inaspettati perché rischierebbe di creare discrepanze fra chi conosce l'italiano e chi, seppur in Italia in modo regolare, la lingua non la conosce. "Vorrei soltanto che sulla spinta di quello che ha detto Giorgia Meloni questa sia la legislatura giusta dopo tanti tentativi falliti" ha detto il senatore di Fdi, che fa riferimento alla Francia, dove c'è l'obbligo che gli atti normativi vengano scritti in francese. "E noi vogliamo preferire l'inglese che è una lingua molto più povera rispetto la nostra?" ha chiesto retoricamente Menia.

Il senatore non nasconde che il problema riguardi anche lo stesso fenomeno dell’immigrazione perché, nell'introduzione al Ddl, spiega che "Tutto ciò vale tanto più in questi anni in cui il fenomeno migratorio pone nuove questioni che attengono da una parte al principio di accoglienza e solidarietà, ma dall’altra vogliono che esso si coniughi a quello del mantenimento e della difesa del­ l’identità italiana delle nostre città e paesi".

C’è anche un tema di toponomastica perchè la stessa proposta mette in discussione i nomi dei luoghi non esplicitamente italiani, con riferimento alla regioni autonome. "In alcuni casi, elementi di protezione avanzata delle minoranze nazionali o lingui­stiche (il cosiddetto bilinguismo) diventano strumento per l’imposizione di un monolin­guismo nella toponomastica che cancella l’i­taliano: questo succede da anni nell’Alto Adige con il tedesco e inizia ora ad accadere anche nella Venezia Giulia con lo slo­veno".

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