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Giovedì, 18 Aprile 2024
LAVORO

Lavoratori controllati via telefono e pc: stop del Garante

Il presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro: "Coniugare l'esigenza di efficenza delle imprese con la tutela dei diritti". Il testo, quindi, va rivisto. Il Governo: "Noi in regola"

ROMA - La notizia aveva messo in allarme sindacati e lavoratori: tramite pc e cellulari - grazie al Jobs Act - le aziende potranno controllare "a distanza" i propri dipendenti. La Cgil aveva chiamato in causa il Garante della privacy. E il Garante ha risposto: no a forme invasive di controllo.

SMARTPHONE E PC - La relazione illustrativa che accompagna il testo del decreto attuativo del Jobs Act prevede che le aziende potranno controllare liberamente i mezzi elettronici (pc, tablet e smartphone) dati in dotazione ai lavoratori, senza bisogno di accordi sindacali o autorizzazioni".

IL "CONTROLLO A DISTANZA" - La nuova disciplina dei controlli a distanza del lavoratore è contenuta nell’articolo 23 del decreto. "L'accordo sindacale o l'autorizzazione ministeriale non sono necessari per l'assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore", si legge relazione illustrativa, la quale accompagna il testo di uno dei quattro decreti legislativi che completano la delega e che sono attesi al parere delle commissioni di Camera e Senato prima di ritornare in consiglio dei ministri per il via libera definitivo. La relazione introduce quindi la disciplina dei controlli a distanza ridisegnando l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori.“

IL GARANTE - "E' auspicabile che il decreto legislativo all'esame delle Camere sappia ordinare i cambiamenti resi possibili dalle innovazioni in una cornice di garanzie che impediscano forme ingiustificate e invasive di controllo, nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea". Così il presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, nella Relazione 2014 tenuta alla Camera dei Deputati, ha provato a smorzare le polemiche sulle novità previste nel Jobs Act in materia di controllo a distanza sui lavoratori attraverso strumenti tecnologici.

QUESTIONE DI DIRITTI - "Nei rapporti di lavoro - ha spiegato Soro - il crescente ricorso alle tecnologie nell'organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea - un tempo netta - tra vita privata e lavorativa. Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di più coniugare l'esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti", ha concluso il garante. 

IL MINISTERO - Per i controlli a distanza "si adegua la disciplina vigente alle innovazioni tecnologiche, nel rispetto delle indicazioni del Garante della Privacy". A ribadirlo è il ministero del Lavoro alla luce del monito arrivato dal presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro. Le norme sugli impianti audiovisivi e gli altri strumenti di controllo, "contenute nello schema di decreto legislativo in materia di semplificazioni attualmente all'esame delle competenti commissioni parlamentari, adeguano la disciplina oggi vigente, risalente al 1970, alle innovazioni da allora intervenute, rispettando le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni, in particolare con le linee guida del 2007 sull'utilizzo della posta elettronica e di internet". Il ministero ribadisce che, "per quanto riguarda gli strumenti che vengono assegnati al lavoratore per rendere la prestazione lavorativa (quali cellulari, tablet e pc) non si autorizza nessun controllo a distanza, ma si chiariscono semplicemente le modalità e i limiti per l'utilizzo di questi strumenti e dei dati raccolti attraverso di essi".

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