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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Legge elettorale, che pasticcio: "Non si voterà prima del 2018, una buffonata"

50% proporzionale e 50% di collegi maggioritari, con una soglia di accesso al 5%. La proposta dem viene sonoramente bocciata dal Movimento 5 Stelle - che parla senza mezzi termini di "inciucio con Verdini" - e da Forza Italia

Ancora uno stop sulla riforma delle legge elettorale alla Camera. Nella giornata in cui si attendeva la presentazione del testo base per iniziare a discutere a partire dalla disponibilità manifestata dalla maggior parte delle forze politiche a correggere l’Italicum, estendendolo anche al Senato, il Pd ha rilanciato con il sistema tedesco corretto. Per alcuni Mattarellum corretto. Perché la proposta dem prevede un 50% e 50% tra proporzionale e maggioritario, “per venire incontro alle richieste di tutti”, ha spiegato il capogruppo in commissione Emanuele Fiano.

Nei giorni scorsi, dopo la provocazione lanciata da Matteo Renzi agli avversari (“tocca a quelli del No fare una proposta”) erano arrivate proprio dal fronte del No al referendum, ossia da M5S e poi anche da un pezzo di Forza Italia, delle aperture ad alcune correzioni all’Italicum. Perciò il relatore e presidente della I Commissione, Andrea Mazziotti, aveva predisposto il suo testo base per presentarlo ieri mattina. Ma dopo un incontro con Fiano e il capogruppo Ettore Rosato, che hanno illustrato le richieste del Pd, il programma è cambiato. E così la commissione ha aperto un nuovo dibattito su questa nuova proposta dem.

Contrarissimi i 5 stelle, che lo considerano un sistema “incostituzionale”. “Verdini non è riuscito a convincere Berlusconi per anni e invece ha impiegato poche settimane a convincere Renzi”, ha attaccato Danilo Toninelli, riferendosi al sistema elettorale disegnato da Denis Verdini e presentato in una proposta di legge lo scorso febbraio, dal quale il Pd avrebbe tratto spunto. Ma un "no" secco è arrivato anche da Forza Italia, che in un vertice ieri mattina con Silvio Berlusconi ha ribadito i criteri necessari per la riforma: niente correttivi maggioritari e niente preferenze.

Solo la Lega si è detta favorevole ma soprattutto per arrivare all’obiettivo di votare presto. Anche se Giancarlo Giorgetti ha espresso tutto il suo pessimismo in merito: “La legge elettorale in aula alla Camera non arriverà mai, tanto meno il 29 maggio, la data già fissata dall’ultima capigruppo. In commissione l’ennesima melina tra Pd e Forza Italia per allungare ancora i tempi. È ormai chiaro che non si voterà prima del 2018. È una buffonata”. “Non faremo ostruzionismo – ha chiarito Fiano – ma ci teniamo le mani libere sugli emendamenti”. Il cui termine è stato fissato per il 23, una settimana prima dell’approdo in aula fissato per il 29.

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