Legge di stabilità, una favo-Letta
Altro che salti di gioia e ciao crisi: la Finanziaria approvata dal governo Letta è piena zeppa di slogan e povera di sostanza. Ci "salverà" la Troika, pronta a mettere le mani nei nostri conti correnti?
ROMA - Siamo realisti. La legge di stabilità approvata poco prima della mezzanotte di ieri dal Consiglio dei ministri e illustrata nelle linee generali da un premier visibilmente soddisfatto non è una finanziaria di svolta, né di ripresa.
"Per la prima volta da tempo siamo riusciti a fare una Finanziaria dove i conti quadrano senza aumentare le tasse e senza tagli al sociale e alla sanità": ma voi ci credete alla favo-Letta? Se siete diffidenti e poco propensi a prendere per oro colato ciò che ascoltate al tg o leggete in giro, fate bene. Altro che salti di gioia e ciao crisi.
Questa è una legge di stabilità che dà un po' di ossigeno qua e là - sgravi fiscali a famiglie e imprese, soprattutto - e che contribuirà a un rilancio minimo del Pil. Ma è soprattutto una legge di stabilità basata per trequarti sul trucchetto mediatico dei tagli alla sanità: quei miliardi di euro "tolti" a ospedali e case di cura nella bozza del giorno prima e dati in pasto alla stampa per i titoloni dei giornali del mattino e poi magicamente "ricomparsi" il giorno dopo, quello dell'annuncio ad effetto. "No, il governo non li fa i tagli alla sanità". Ma pensa te che geni. È una legge di stabilità che nasconde l'Imu nella nuova Service Tax/Trise e che, udite udite, prevede persino investimenti per la Salerno-Reggio Calabria (se per ogni Finanziaria avessero completato un solo km di autostrada, oggi avremmo un'avveniristica Salerno-Mogadiscio).
E allora il dubbio affiora: conta, per questi politici, solo "fare slogan" dalle poltrone dei talk show televisivi e confondere le idee agli elettori? Leggete il comunicato della Presidenza del Consiglio. "Riduzione dell'Irpef per i lavoratori" (la busta paga "respira" con 10-15 euro in più nel 2014, secondo i primi rumors), e poi "incentivo per il passaggio dai contratti a tempo determinato a quelli a tempo indeterminato".
Come, dove, quando e perché? Fatto lo slogan, per la discussione nel merito si rinvia al Parlamento (la Camera dei nominati che spesso niente crea e tutto distrugge). Non c'è un solo accenno, in questa legge di stabilità senza slancio né coraggio, al dramma dei nostri tempi: la disoccupazione. Non compare nemmeno la parola, forse per pudore nei confronti dell'esercito di disperati senza futuro.
LE DUE STRADE - Ma allora alla fin fine chi le attuerà le tanto evocate riforme - che non si capisce mai bene quali siano - in questo Paese? Ci sono due possibili strade. Chi sogna di andare di nuovo al voto sa bene che una legge elettorale non riformata produrrebbe un Parlamento ugualmente bloccato e inconcludente. Chi invece spera nello sbarco della Troika per contenere il deficit nell'ambito degli obiettivi comunitari e invertire la tendenza del debito pubblico tenga presente che la misura "salvifica" proposta dal Fmi prevede il prelievo forzoso del 10% sui conti correnti. "Questo Paese era malato ed è stato curato con gli antibiotici, ora arrivano le vitamine", diceva ieri sera uno spocchioso ministro Mauro. Delle vitamine, però, abbiamo perso le tracce.