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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Verso il voto

Perché lo scrutinio segreto mette a rischio la legge Zan e come funziona

Il tentativo di mediazione nasce proprio da lì: il pericolo di un voto che non sia nominale. La preoccupazione viene soprattutto da Italia Viva, con Ettore Rosato che guarda ai pentastellati come l’anello debole

Sulla legge Zan ormai è un muro contro muro perché i sostenitori del Ddl così come arrivato in commissione Giustizia al Senato hanno rifiutato qualsiasi forma di mediazione ai tavoli dei capigruppo della maggioranza, convocati dal presidente della Commissione e relatore del testo Andrea Ostellari (Lega). Se le destre erano disponibili a delle modifiche, e Italia Viva aveva rilanciato la vecchia proposta Scalfarotto, dall’altra M5S, Leu e Pd erano convinti che le proposte di modifica fossero “irricevibili” perché in grado di snaturare il testo. Dunque nessun accordo e adesso si andrà alla conta in Aula il prossimo 13 luglio. Che cosa può accadere quel giorno?

Il pericolo, paventato soprattutto da Italia Viva, con Ettore Rosato che guarda ai pentastellati come l’anello debole, è che si possa chiedere il voto segreto sul testo o anche su singoli emendamenti. A quel punto in Aula, parati dalla segretezza della scelta, potrebbero venire fuori i franchi tiratori che, stando a quanto ipotizzato da Matteo Renzi, si trovano sia nel Partito Democratico che nel Movimento 5 Stelle. Infatti per ottenere la maggioranza in Senato (composto da 321 eletti) servono almeno 161 voti. Se Movimento, Pd, Italia Viva e Leu fossero compatti, si arriverebbe a 136. Basterebbero così 25 di voti da parte di Forza Italia e gruppo Misto, come del resto già avvenuto alla Camera, e l’obiettivo sarebbe centrato. Un conto che però si basa davvero su pochi numeri.

E questo è il pericolo del voto segreto. Siccome i renziani sono convinti che nei corridoi ci siano senatori del Movimento e del Pd che si dicono contrari a questa legge contro l’omofobia, se avessero la possibilità di restare nell’ombra, voterebbero contro e allora crollerebbe il castello dei numeri. Anche perché a Palazzo Madama c’è il gruppo per le Autonomie, che in diverse circostanze ha votato in modo compatto insieme alle destre. Il problema è che, si sa, nel Pd la componente cattolica esiste e non è neppure occulta. E’ già successo che votasse diversamente dalla linea di partito su temi etici e non si può certo dare per scontato che questa volta la storia sarà diversa.

Legge Zan: perché il voto segreto e come funziona

Certo, se non ci fosse il voto segreto, il problema neppure si porrebbe perché a quel punto, e anche questo non si può dare per scontato, nessun senatore dei principali gruppi parlamentari si assumerebbe la responsabilità di far cadere la legge Zan per il proprio voto. Insomma è un equilibrio precario. Ma perché il voto deve essere proprio segreto? Lo prevede il regolamento del Senato. Secondo l’articolo 113 che recita: l'Assemblea vota normalmente per alzata di mano, a meno che sia richiesta la votazione nominale e, per i casi consentiti dai commi 4 e 7, quella a scrutinio segreto. Quali sono questi casi? Tra le varie, anche le deliberazioni che incidono sui rapporti civili ed etico-sociali. Ed ecco perchè la Legge Zan è il tipico caso in cui si possa chiedere di non palesare il voto degli eletti. Una richiesta che ci si potrebbe aspettare dalle destra, ma stamattina il senatore della Lega Massimiliano Romeo ha detto che non vede perché la Lega dovrebbe farlo. In effetti farebbe più comodo ad altri. Ma la richiesta deve arrivare da venti Senatori o da uno o più Presidenti di Gruppi che, separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari allo stesso numero. Quindi potranno farlo tutti salvo Movimento per le autonomie e Italia Viva.

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