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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Letta, stop a Berlusconi: "Non modifico la legge Severino per lui"

Il primo ministro respinge l'ennesima richiesta dal Cavaliere di un decreto legislativo che sancisca l'irretroattività della legge Severino: "In Parlamento c'è già una nuova maggioranza"

Palazzo Chigi risponde sempre nello stesso modo: la vita del governo e le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi devono viaggiare su piani separati. Tradotto, Enrico Letta respinge l'ennesima richiesta dal Cavaliere, stavolta esplicitata nel libro di Bruno Vespa, di un decreto legislativo che sancisca l'irretroattività della legge Severino. Una strada, questa di intervenire attraverso la legge delega ancora 'aperta', che da settimane gli ambasciatori di Berlusconi provano a proporre al presidente del Consiglio, anche prima del voto di fiducia del 2 ottobre. Ma che dal premier ha avuto sempre la stessa identica risposta: un no netto.

Enrico Letta lo aveva già detto "con chiarezza" nel discorso pronunciato in Senato appunto il 2 ottobre: i due piani sono e devono rimanere separati, e se non possono esserci leggi 'contra personam', non possono esserci neanche leggi 'ad personam'. Anche se in ballo ci fosse l'esistenza dell'esecutivo.

Il governo, Letta ne è certo, reggerà: "In Senato è già nata una nuova maggioranza, che solo il dietrofront improvviso di Berlusconi ha impedito di mostrarsi nei numeri", ricordano da palazzo Chigi. E quella maggioranza si è costituita proprio "su un discorso inequivoco di Letta in materia di giustizia". Ovvero, chi quella fiducia l'avrebbe votata comunque anche senza la retromarcia di Berlusconi, "ed erano abbastanza per far continuare il governo", ha accettato questo principio, e per i collaboratori del premier non ci sono motivi per immaginare un ripensamento. Uno strappo di Berlusconi, è la convinzione degli uomini di Letta, non comporterebbe dunque la caduta del governo.

Questo non significa che Letta auspichi un esito del genere: "Da un lato potrebbe essere visto come un vantaggio definire plasticamente il perimetro della 'nuova maggioranza', ma dall'altro - ragionano uomini vicini al premier - perchè auspicare la nascita di un nuovo gruppo parlamentare d'opposizione, che a quel punto assumerebbe posizioni molto radicali?". Meglio dunque non 'pressare' Alfano e gli altri pidiellini fautori della stabilità di governo, ma lasciare alle loro valutazioni l'opportunità o meno di sancire una spaccatura nel Pdl.

Anche perchè al momento Alfano è comunque intenzionato a cercare di preservare l'unità del Pdl: "Sarebbe una follia dividere il campo del centrodestra, tanto più che tutti vogliamo restare in una logica bipolare", spiega uno dei ministri pidiellini. Una scelta, sottolinea la stessa fonte, "che non conviene nè a 'noi' nè a Berlusconi". Insomma, "non è che abbiamo paura della scissione, nè temiamo il voto delle Europee che comunque non ci vedrebbe insieme a Mauro e agli altri". Perchè lo scenario di una scissione 'imposta' da Berlusconi è comunque valutato nell'ala governativa del Pdl: "Alle Europee potremmo comunque superare la soglia di sbarramento, e il governo resterebbe in carica: a quel punto, chi dice che non diventeremmo noi una forza più attraente rispetto ad una Forza Italia attestata su posizioni estremiste?".

Visto anche, è la convinzione degli 'alfaniani', che "i numeri nel partito e nel Consiglio Nazionale non sono così favorevoli ai 'falchi' come ci serca di far credere in questi giorni...". Ma il punto è che "riteniamo un errore la rottura". E questo Alfano e i ministri spiegheranno a Berlusconi nell'incontro di stasera tra il Cavaliere e il vicepremier e nel pranzo di domani con tutti i ministri. Senza però cedere "nè sul sostegno al governo nè sulle questioni di democrazia interna al partito".

Pensieri che Alfano ha condiviso anche con Letta, che dunque preferisce non 'pressare' il vice premier verso la costituzione di nuovi gruppi parlamentari. E sempre nel campo centrista, da registrare oggi l'incontro tra Letta e il suo predecessore Mario Monti, dopo le polemiche sulla legge di Stabilità: colloquio a Chigi sul ddl ma anche sui temi europei. Con un impegno reciproco, quello di consultarsi con più frequenza.

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