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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Iva e Imu: Letta respinge la proposta di Berlusconi

Mercoledì il premier Letta andrà in Parlamento per ufficializzare la crisi di governo e cercare i numeri per una nuova maggioranza: respinta la proposta del Cavaliere sui provvedimenti economici

ROMA - Improponibile e irricevibile. Così Dario Franceschini, ministro dei Rapporti con il Parlamento, ha bollato la proposta di Silvio Berlusconi sul "rush" di sette giorni in cui varare il normale programma economico di tre mesi.

"Per il bene del Paese assicuriamo che in una settimana votiamo la cancellazione della seconda rata Imu, la legge di stabilità, purché non aumenti la pressione fiscale, la cancellazione dell'Iva e poi torniamo al voto e vinciamo", aveva detto il leader del centrodestra nella riunione con i gruppi del Pdl.

Niente intesa in extremis, dunque. E allora Enrico Letta non cambia la sua strategia: mercoledì alle Camere pronuncerà "un discorso programmatico di ampio respiro, che riprende i temi e gli orizzonti temporali indicati ad aprile scorso, proiettato su tutto il 2014 sia per la legge di stabilità che per il semestre di presidenza Ue".

Ma soprattutto, hanno spiegato i suoi collaboratori, Letta insisterà con chiarezza sul "chiarimento tutto politico", considerato dirimente e pregiudiziale: "Vuole sciogliere il nodo della mancata separazione tra il governo e la vicenda giudiziaria di Berlusconi". Perché se è vero che il premier "coltiva ancora la speranza di ampia maggioranza", se è vero che "oggi hanno messo il coperchio al dissenso ma magari tra qualche ora l'acqua che bolle lo fa saltare", se è vero dunque che l'ipotesi di una scissione consistente del Pdl è ancora nel novero delle possibilità (tanto che continuano il lavoro dei governisti Pd ma anche degli esponenti di Scelta Civica addirittura per la costituzione di un gruppo parlamentare), Letta non ha alcune intenzione di blandire i possibili dissidenti. Tanto meno sul tema decadenza di Berlusconi sul quale vale sempre quanto detto da Fazio: "Le sentenze si rispettano". Per convinzione personale, hanno sottolineato i parlamentari a lui vicini, e anche per non "morire" politicamente con l'immagine di chi a tutti i costi cerca di proseguire l'esperienza a palazzo Chigi insieme al Pdl o a pezzi di esso: "Cadere non è un problema - ha dichiarato un parlamentare vicino al premier - ma è importante anche come si cade".

Per questo si ripete il no a "governicchi", per questo sul tema giustizia Letta non cederà di un millimetro: perché se elezioni devono essere, il premier ha tutta l'intenzione di giocarsi le sue carte contro Matteo Renzi. E ovviamente non potrebbe giocarsele col marchio di chi cerca a tutti i costi un accordo, o con quello di chi arriva dall'aver presieduto un governo "scilipotiano", per usare l'aggettivo del renziano Gentiloni.

Letta allora "richiamerà le ragioni della responsabilità che hanno portato alla nascita del governo e che escono rafforzate da questi 5 mesi", spiegherà i costi di una crisi, ma chiederà un mandato pieno e accetterà solo una maggioranza di prospettiva. Se poi tutto questo dovrà passare per un voto di fiducia, non è ancora deciso: "A noi interessano le dichiarazioni in Parlamento, se fossero di netta chiusura ne prenderemmo atto", spiegano i suoi per far capire che a quel punto si andrebbe direttamente al Quirinale per le dimissioni. Anche per evitare l'altro rischio, ovvero quello di una trappola berlusconiana che passi per "finte fiducie" o per appoggi esterni considerati anch'essi "irricevibili". Tradotto, la cosa peggiore sarebbe "ottenere una fiducia ma senza il chiarimento inequivoco che vogliamo", perché "se poi il 4 la Giunta vota la decadenza e loro si dimettono, chi voterebbe quei provvedimenti su cui Berlusconi si dice disponibile?".

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