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Sabato, 20 Aprile 2024
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Il Pdl si spacca e sorridono tutti

Il premier ha dato la propria benedizione alla spaccatura tra Berlusconi e Alfano. Una frattura che, oltre al presidente del Consiglio, va bene a tutti, compresi il Cavaliere e l'ex delfino: ecco perché

“Quello che è successo nel centrodestra aiuterà la stabilità in Italia, ne sono sicuro”. Con queste parole, in mattinata, nel corso della tavola rotonda ‘Future of Italy summit’, organizzata dal Financial Times, il premier Enrico Letta ha dato la propria benedizione alla spaccatura tra Berlusconi e Alfano. E non poteva essere altrimenti. Un po’ perché Letta è direttamente coinvolto nelle turbolenze di destra, e in questo caso spera di doverne subire meno. Un po’ perché, per quel che riguarda la nascita del Nuovo centrodestra, a trazione colombe e governativi, è persona informata e interessata dei fatti.

Perché è vero che lo strappo lo hanno fatto Alfano con i vari Schifani, Saccomanni, Cicchitto, Lupi Lorenzin e Formigoni. Ma da dietro le quinte Letta ha lavorato per la frattura storica. Come? Assicurando ad ‘Angelino’ e alla cordata di “traditori”definizione dispregiativa andata per la maggiore al Palacongressi dell’Eur di Roma, mentre il Cav dava vita a Forza Italia – lunga vita al governo. E qui bisogna andare indietro di oltre un mese. Al primo ottobre 2013, 24 ore prima della fiducia che ha rotto le uova nel paniere del Pdl (allora un partito). Quel giorno, Alfano, volle e ottenne precise garanzia dal titolare della larghe intese. Quali? Che Renzi facesse il bravo, segretario o meno. Tradotto concedesse al Governo, al netto delle picconate – che ci saranno –, l’appoggio fino al 2015. Lo chiese allora, sapendo che due mesi dopo Renzi sarebbe montato in sella al Pd, da segretario appunto. Ottenuto il semaforo verde dal sindaco di Firenze, una sorta di patto d’acciaio tra i due pesi massimi del Pd, il vicepremier si è sentito libero di fare il grande passo.

Poi c’è stato tutto il resto, compreso i vertici vorticosi di palazzo Grazioli, le cene della pace, i tentativi di cuciture, le richieste inaccettabili (come le primarie in Forza Italia), le agenzie al veleno. Un tutti contro tutti, tra colombe, governativi, lealisti falchi. E due partiti: uno nuovo; uno ex-novo nato zoppo.

E tuttavia un tutti contro tutti che va bene a tutti.

Va bene a Letta che si ritroverà una maggioranza prosciugata dei 'forzisti 2.0', con appena 13 senatori ad assicurare la tenuta dell’esecutivo. Ma che, in questo nuovo perimetro, dimagrito, avrà più libertà di manovra.

Va bene a Berlusconi, che così, guardando alle elezioni potrà contare su un partito di lotta antieuro, Forza Italia, e uno di governo: Ncd, appunto. Sì, perché, ‘Silvio’ è stato chiaro. Va bene la retorica del “dolore”, delle ore perse di sonno e del tradimento, e nonostante ciò è stato il primo ad ammonire i suoi: guai a parlare male di loro, “anche se appoggeranno la sinistra”. Al voto, per quel che teorizza il Cav, Alfano tornerà all’ovile, con tanto di parabola del figliol prodigo. Nuovo centrodestra, infatti, dovrà “necessariamente stare con i moderati, assieme a Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega”. Con il Pdl che farà da contenitore alla coalizione, un po’ come fu per la Casa della libertà quando i compagni di viaggio erano Bossi e Fini.

Va bene ad Alfano che oggi ha davanti a sé due strade. La prima, star dentro al progetto politico e futuristico del Cavaliere. Far la costola, popolare-democristiana, in salsa Ppe, del centrodestra nella sua complessità (e nel suo peso). La seconda, trasformare a pro suo quel 'Però' grande come una casa: la decadenza di Berlusconi da Senatore. Il giorno del giudizio è fissato per mercoledì 27 novembre. Ora, Alfano ha già dichiarato che si batterà con tutte le sue forze contro la cacciata da Palazzo Madama di colui che è, a tutti gli effetti. il suo ‘padre’ politico. La correttezza, su questo fronte non è mai stata messa in discussione. E però, però…la politica ha le proprie leggi e a volte la correttezza non paga. Soprattutto quando la presenza del Cav potrebbe rimanere scomoda per ‘Angelino’ che non vuol fare il Fini. E la cui unica possibilità di successo vero, quello che decreta l’urna elettorale, è la fine, vera, del ventennio targato Berlusconi. E il tempo, quello che gli dovrebbe assicurare il governo, quello buono per prendersi, nell’assenza del Cav, il popolo dei moderati.

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