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Giovedì, 28 Marzo 2024

Charlotte Matteini

Opinionista

Letta, dì qualcosa di sinistra. Dai reagisci

Una mattina, all’improvviso, Enrico Letta ha detto una cosa di sinistra. Di sinistra-sinistra, di quelle affermazioni sulla difesa di lavoro e lavoratori che ormai non si sentivano più dai tempi del PCI. Con un’intervista al Manifesto, il segretario del Pd ha dichiarato che il programma del partito prevede il superamento “finalmente” del JobsAct, “sul modello di quanto fatto in Spagna contro il lavoro povero e precario”, archiviando perfino uno dei feticci della cosiddetta sinistra riformista: il blairismo.

Ovviamente in molti hanno fatto notare al segretario del Pd che la riforma del Lavoro tanto contestata è stata approvata dal Pd, che sui giornali proprio lo stesso Letta si esprimeva a favore del provvedimento e che, come evidenziato dalla ricercatrice Marta Fana, quanto dichiarato a Il Manifesto in realtà nel programma ufficiale del Pd non appare. Ma quella espressa pubblicamente da Letta rimane una posizione incredibilmente netta - soprattutto rilanciata in queste folli settimane di fine campagna elettorale - che ha di fatto relegato in un angolino l’anima democristiana del Partito Democratico anche per un solo secondo. Per mesi, ma che dico, anni, buona parte degli attivisti ha pregato affinché Letta potesse un giorno svegliarsi e dire qualcosa di sinistra. E quel giorno è arrivato. Come in un film di Nanni Moretti, Letta ha davvero reagito ed espresso un banale concetto di civiltà, esponendosi su un tema che dovrebbe essere centrale per l’azione di un partito che voglia considerarsi di sinistra. Apriti cielo.

Finalmente la sinistra fa la sinistra

La svolta a sinistra di Enrico Letta ha provocato una vera e propria guerra tra bande sui social, con gli esponenti del Terzo Polo a twittare piccati e imbufaliti e i dem a replicare sorridendo. Dalle barricate riformiste, candidati e simpatizzanti hanno iniziato a paventare il ritorno del comunismo e della tanto vituperata sinistra massimalista, come dei Berlusconi qualsiasi. “Archiviano Blair, commemorano la rivoluzione bolscevica del 1917 e fanno i manifesti rosso contro nero. È il nuovo Pd di Letta e Speranza, quello dei lavoratori contrapposti ai padroni, del pubblico contro il privato, del no alle infrastrutture”, ha commentato piccato Ettore Rosato. “Ma Tommaso Nannicini (e tutti i riformisti - a questo punto “cosiddetti” - del Pd) che dicono del loro segretario che disprezza il Jobs Act? E il mondo produttivo, a cui spesso il Pd si appella? Quel partito ha fatto la sua scelta ormai: la sinistra massimalista di Melenchon e Corbyn”, ha invece scritto su Twitter Luigi Marattin. Sembra come se Letta abbia fatto avverare il profetico Bertinotti di Corrado Guzzanti, che in una delle sue più famose imitazioni, diceva: “E poi un giorno, magari fra cent’anni, dopo vari colpi di Stato, una guerra nucleare e il mondo ridotto in macerie, la sinistra tornerà e dirà una cosa fondamentale: mi ha cercato qualcuno?”.

Così, all’improvviso, la sinistra è tornata a dire cose di sinistra, stupendo tutti e facendo imbestialire gli ex rappresentanti di quel Partito Democratico che per anni ha fatto di tutto per allontanare i lavoratori, gli operai, i giovani precari, sostenendo che per crescere l’Italia avesse solamente bisogno di flessibilità. Flessibilità che presto si è tradotta in precariato, stipendi infimi, nessuna possibilità di progettare un futuro minimamente solido e con una produttività rimasta comunque al palo.

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