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Martedì, 23 Aprile 2024
CULTURA

"L'Italia di Matteo Renzi": in libreria l'inchiesta sul rottamatore

"La rottamazione è fallita oppure ha piegato le liturgie del sistema politico?", si chiede l'autore Diego Giorgi, giornalista che scrive di politica per Firenze Today e Today (testate del gruppo Citynews)

ROMA - Dalla sconfitta alle primarie e il riavvicinamento a Pierluigi Bersani in campagna elettorale, alle ambizioni mai celate rivolte alla conquista della segreteria del Partito Democratico e della premiership del centrosinistra. Un 'viaggio' attraverso le tappe dell'avventura politica del sindaco di Firenze, il golden boy della politica italiana.

E' questo e molto altro "L'Italia di Matteo Renzi - Cronaca di un eterno futuro", il libro-inchiesta di Diego Giorgi, giornalista di 'FirenzeToday' e 'Today' in passato nella redazione toscana de l'Unità, arriva domani in libreria, edito da Fuorionda.

Una sorta di 'back stage' delle sconfitte e della 'rinascita politica' di quello che oggi, a molti osservatori, appare come l'uomo della provvidenza in un Pd sempre più squassato dalle divisioni interne. Già, perché oggi, prima di tutto, sottolinea l'autore, Renzi per completare la sua corsa deve fare i conti con le correnti e le resistenze dello stesso partito che ha contribuito a 'rottamare', innestando il suo successo sulle oscillazioni di un governo sempre in bilico e sugli 'sponsor' internazionali.

"E qui c’è da chiedersi - scrive Giorgi - se questo passaggio certifichi il fallimento della 'rottamazione', un canone inverso costretto ad allinearsi all’ortodossia per introdursi in pianta stabile nella stanza dei bottoni, oppure se questa fenomenologia, lanciata in orbita nel lontano 2010, abbia piegato le liturgie del sistema fin nel profondo, fin nella sacralità del partito".

Punto d'arrivo dell'inchiesta di Giorgi è la nuova battaglia del rottamatore: Renzi vuol candidarsi alla guida del Paese e per far questo è disposto, anche mal volentieri, a prendersi la briga di tirare le fila in casa dei democratici. Semmai andando a ricolmare quel confine scavato nei mesi scorsi da quel 'noi', i giovani del 'fate posto', a far da contraltare a quel 'loro', la vecchia classe dirigente da ringraziare e immediatamente dopo liquidare. Da qui in poi tutto dovrà passare per un'investitura popolare, più ampia possibile.

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