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Giovedì, 28 Marzo 2024
La scelta

Non solo il Lazio: anche la Lombardia decide di 'disertare' il Pride

La Regione Lombardia non avrà alcun rappresentante ufficiale al Milano Pride 2023, lo ha deciso una mozione del Consiglio Regionale lombardo. Una votazione che arriva dopo il mancato patrocinio della regione Lazio al Pride romano e che farà discutere

Dopo la Lombardia il Lazio. Se la regione guidata da Francesco Rocca toglie il patrocinio al Pride Romano, la regione Lombardia diserterà quello milanese. La manifestazione per i diritti della comunità LGBTQ+ che sfilerà il prossimo 24 giugno per le strade del capoluogo lombardo non vedrà nessuno partecipare con la fascia della Regione Lombardia. Questo pomeriggio, infatti, l'aula del consiglio regionale di palazzo Pirelli ha bocciato, con 43 voti contrari e 23 favorevoli, la mozione presentata dal consigliere della lista di centrosinistra 'Patto Civico' e fondatore dei Sentinelli, Luca Paladini, che chiedeva al governatore Attilio Fontana l'impegno a ''delegare il presidente del Consiglio regionale, o un assessore o un consigliere regionale a partecipare al 'Milano Pride 2023', indossando la fascia istituzionale''.

Una discussione dura 

Una mozione analoga era stata approvata lo scorso anno, grazie al voto a scrutinio segreto. Quest'anno, però, la maggioranza di centrodestra è rimasta compatta e, dopo il rifiuto al patrocinio alla manifestazione deciso dall'Ufficio di presidenza della Regione lo scorso maggio, ha bocciato anche la presenza della fascia istituzionale al corteo. E la discussione in Consiglio è stata dura  con toni accesi, reciproci scambi di accuse e interruzioni continue.

Il primo firmatario della mozione, Luca Paladini, si è rivolto alla maggioranza chiedendo lo sforzo ''di andare oltre pregiudizi e stereotipi, riconoscendo al Pride quel valore sociale che si rifa' all'articolo 3 della costituzione''. Secca la replica Christian Garavaglia, capogruppo di Fratelli d'Italia, che, negando ''oscurantismo o pregiudizio'' ha accusato i partecipanti al Pride di ''non avere rispetto verso chi non la pensa come loro" perché "vedere immagini passate dove la madonna è rappresentata a seno nudo non sembra molto rispettoso verso i credenti". Ed ancora una volta dal centrodestra è stata evocata la pratica del cosiddetto ''utero in affitto'' che la manifestazione incoragerebbe indirettamente. Attacchi respinti al mittente dal centrosinistra, con il capogruppo del M5S Nicola Di Marco che, ''parlando di moralità'', ricorda al centrodestra le immagini in cui l'assessore alla Sicurezza di regione Lombardia, Romano La Russa, veniva ripreso intento a fare il saluto romano durante un funerale. Ma i toni hanno ricordato a molti la partita in corso nella Regione Lazio e dato il segno che qualcosa, nel Paese, sta forse davvero cambiando. 

Il dietrofront della Regione Lazio sul patrocinio al Pride romano

Surreale lo scenario laziale dove la Regione dapprima decide di patrocinare il Pride capitolino e poi fa marcia indietro affermando che l'immagine della Regione "non potrà mai essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto". Ancora una volta il riferimento è allo spauracchio della destra italiana: la cosiddetta gestazione per altri. Ma cosa è successo esattamente?

Il presidente del Circolo Mario Mieli di Roma (e portavoce del Pride) Mario Colamarino aveva apprezzato la scelta della Regione di patrocinare l'evento con queste parole: "Apprezziamo che la Regione abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze politiche da quanti in Parlamento in questi giorni vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all'estero". 

Una presa di posizione che aveva scatenato la reazione dell'associazione antiabortista Pro Vita & Famiglia che aveva parlato di 'schizofrenia del centrodestra'. E che, come in un domino, aveva portato al dietrofront della giunta guidata da Rocca che ora chiede a Colamarino di chiarire: ''Colamarino chieda scusa per la strumentalizzazione e la manipolazione, e immediatamente ridaremo il patrocinio. Ma non c'è spazio di mediazione per l'utero in affitto''.

Uno scambio di accuse avvilente che continua anche in queste ore nella triste constatazione di come, un diritto universale che non dovrebbe avere colori politici, diventi per l'ennesima volta terreno di scontro politico. 

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