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Sabato, 20 Aprile 2024
Corruzione

Maurizio Lupi si è dimesso: "Lascio questo governo a testa alta"

Il ministro lascia travolto dalle intercettazioni dell'inchiesta sulle Grandi Opere: "Ho parlato con Renzi e con Mattarella. Credo che questo gesto possa rafforzare l'azione di governo"

ROMA - Il ministro Ncd delle Infrastruttire e dei Trasporti Maurizio Lupi, travolto dalle intercettazioni dell'inchiesta di Firenze che ha portato agli arresti per le tangenti sulle grandi opere pubbliche, si dimette oggi dopo l'informativa in Parlamento sulle ultime vicende giudiziarie in programma alla Camera alle 11.

Lo ha preannunciato lo stesso Lupi in tv, registrando nel pomeriggio di ieri la puntata serale di Porta a Porta. "Oggi ho incontrato Renzi e ho avuto un lungo colloquio. Ho anche telefonato a Mattarella, come è doveroso fare: ho comunicato loro che dopo l'informativa che farò in Parlamento rassegnerò le dimissioni. Credo che questo gesto, le dimissioni - ha sottolineato il ministro - possa rafforzare l'azione di governo".

Con una sottolineatura: "Questo non vuol dire però che mi ritiro dalla politica". Lupi ha anche negato di aver ricevuto una richiesta esplicita di dimissioni da parte del premier Renzi. "Da parte di Renzi - ha detto - ho visto un atteggiamento del tipo: non ti chiedo e non posso chiederti le dimissioni, dico che è una decisione tua".

COS'HA DETTO LUPI - "Quando ti vedi tirato in ballo, pur avendo valutato i magistrati che non ho alcuna responsabilità, vedi tirato in ballo tuo figlio, gli amici... Ma perché tirare in ballo la mia famiglia?", ha proseguito. "Franco Cavallo è un mio carissimo amico e rimane un mio carissimo amico, se ha sbagliato pagherà". "Ma perché - ha sottolineato - dovrei chiedere a Incalza di fare pressioni su Perotti per raccomandare mio figlio se avrei potuto chiamarlo direttamente?". E ancora: "Attaccate me ma lasciate stare mio figlio. Mio figlio è stato mandato dal politecnico di Milano a fare sei mesi di tesi e di stage a tremila dollari al mese e per sei mesi ha lavorato presso uno studio di San Francisco".

IL DISCORSO ALLA CAMERA - Nella sua informativa alla Camera sull'inchiesta Grandi opere Lupi ha detto: "A sole 72 ore dai fatti c'è la presa d'atto della necessità della mia scelta: mi dimetto. A 72 ore dai fatti e non a 72 giorni". Tracciando un bilancio del suo operato Lupi ha affermato: "Abbiamo promosso un'opera di trasparenza su tutte le opere e a proposito di rotazione dei dirigenti non solo è avvenuta ma nel mio ministero è avvenuta per la prima volta la rotazione dei provveditori alle opere pubbliche".

IL CASO INCALZA - Per quanto riguarda il mancato allontanamento di Ercole Incalza, dirigente coinvolto nell'inchiesta, dal suo ministero Lupi ha invece spiegato: "I motivi che mi hanno indotto a non rimuovere Incalza dal suo ruolo, con incarico che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2015, risiedono nel fatto che dopo approfondita istruttoria ho potuto verificare che Incalza nei vari procedimenti penali che ha avuto non ha subito alcuna condanna. E' un elemento oggettivo". "Ercole Incalza ha rassegnato le proprie dimissioni con una nota il 17 dicembre 2014 e contrariamente a quanto detto non è stato assegnato alcun carico di consulenza dal ministero" ha precisato Lupi.

Lupi non risulta iscritto nel registro degli indagati, ma nelle 268 pagine dell'ordinanza del gip Angelo Antonio Pezzuti il suo nome viene citato più volte. Il ministro è stato accusato di aver intrattenuto rapporti 'ambigui' con alcuni personaggi (su tutti Ercole Incalza) finiti in manette nell'ambito dell'inchiesta, e di aver chiesto favori per far assumere il primogenito Luca, neolaureato in Ingegneria.

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