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Venerdì, 29 Marzo 2024
Conte guarda a sinistra

Due mandati e poi a casa: Grillo blinda la regola "sacra" del Movimento 5 Stelle

Dal fondatore arriva un no che sbarra la strada anche a una 'microderoga' che salverebbe appena 3-4 persone. Di Battista può tornare in pista ma Conte guarda per forza di cose a sinistra, in vista di una possibile alleanza elettorale con Fratoianni e Bonelli

Sarebbe stato il crollo di uno dei pochi argini non acora crollati in casa pentastellata, una diga che non può cedere, pena la perdita di quel poco che resta dell'identità originaria del Movimento 5 stelle. Arriva un no a tutto tondo da Beppe Grillo alla tentazione di modificare la regola dei due mandati, un niet che sbarra la strada anche a una 'microderoga' - idea accarezzata dai vertici e spinta da Conte - che salverebbe appena 3-4 persone. L'identikit dei 'veterani' che potrebbero beneficiarne è presto fatto: Alfonso Bonafede, 'graziato' per la legge sul 'spazzacorrotti' -e artefice dello 'sbarco' di Giuseppe Conte nel M5s-; Paola Taverna, in quanto vicepresidente del Movimento; Roberto Fico, il più vicino allo stesso Grillo e forte della presidenza della Camera; Virginia Raggi, vicinissima anche lei al fondatore del M5S ma soprattutto tra i volti più amati dalla base grillina.

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Ma anche questa manciata di nomi rischia di non sopravvivere alla regola aurea del Movimento, fortemente voluta da Grillo e l'altro fondatore, Gianroberto Casaleggio: due giri di boa e poi tutti a casa. Tra i big la cui avventura sembra essere ai titoli di coda ci sono dunque Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Carlo Sibilia, Fabiana Dadone, Federico D'Incà, Nunzia Catalfo.

Secondo mandato: non ci saranno deroghe

Fonti vicine a Grillo si erano dette convinte che una deroga "mini" sarebbe passata. Ma chi lo ha sentito nelle ultime ore, compreso il leader Conte, assicura all'Adnkronos che il no di Grillo non ammette deroghe, nemmeno per persone a lui così vicine, leggi Fico e Raggi. Stesso discorso per il 'principio di rotazione', ossia il via libera - a cui aveva aperto lo stesso Grillo solo qualche mese fa salvo poi cambiare idea - alle candidature per un seggio in Parlamento europeo o in Regione per chi ha alle spalle due mandati a Montecitorio o a Palazzo Madama, e viceversa. Non andrà così. Grillo conferma di non voler derogare a una regola che, a suo dire, se verrebbe meno segnerebbe la fine del Movimento. "Grillo è deciso a non concedere nessuna deroga nemmeno tra istituzioni diverse - racconta chi è vicino al garante - i big gli chiedono un pacchetto di nomi da salvare, ma Beppe non vuole. Conte è tra l'incudine e il martello, gli stanno addosso per ottenere una deroga e allargarne le maglie. Ma Beppe è stato molto chiaro e lo è più volte al giorno, perché su questo non lo lasciano in pace". Chi è vicino a Grillo, sostiene oltretutto che Grillo sia l'unico custode dell'interpretazione delle regole M5s e che il suo giudizio sia insindacabile. Conte non molla in ogni caso: "Non c'è un diktat, alcune esperienze gioverebbero molto al Movimento, scioglieremo la riserva a breve".

C'è un "però". Infatti lo statuto dà voce in capitolo al comitato di garanzia, che, "su proposta del presidente - è scritto nero su bianco - esamina e approva i Regolamenti esecutivi necessari per l'attività dell'associazione, ivi inclusi quelli inerenti alle modalità di selezione dei candidati alle cariche rappresentative". Nel comitato di garanzia, per giunta, i tre membri sarebbero tutti in 'conflitto d'interesse' sulla regola dei due mandati, perché Raggi, Fico e la senatrice Laura Bottici, subentrata nel marzo scorso a Luigi Di Maio, contano tutti due mandati alle spalle, Raggi addirittura 3 per via della regola del 'mandato zero' voluta da Di Maio capo politico. Lo statuto prevede inoltre che il Comitato di garanzia possa sfiduciare sia il presidente che il garante, con il via libera dell'assemblea degli iscritti, "ma è lunare pensare che Grillo possa essere sfiduciato", è convinzione diffusa nel Movimento, granitica tanto quella dell''Elevato' di non derogare alla regola dei due mandati. E al netto di quanto scritto sullo statuto, il peso specifico del giudizio di Grillo sulle regole M5S è elevatissimo.

Torna Di Battista?

Il parere di Grillo è di fatto vincolante. Dunque per i 'veterani' la possibilità di salvarsi è ridotta al lumicino. L'unico che potrebbe forzare, andando allo scontro con il fondatore, è Conte, ma tra i due - dopo continui alti e bassi - attualmente l'intesa è piena, difficile che il leader del Movimento sacrifichi il rapporto con Grillo sull'altare della regola dei due mandati. Uno di quelli che potrebbero invece tornare in pista, perché nell'attuale legislatura non era in parlamento, e su cui probabilmente il M5s dovrà per forza di cose puntare forte in campagna elettorale per frenare l'emorragia di consensi, è Alessandro Di Battista. "Alessandro Di Battista si è allontato dal Movimento perché abbiamo fatto delle scelte che non ha condiviso. Si è preso anche uno spazio di forte critica verso il M5s. Abbiamo buoni rapporti personali, dirà lui se intravede uno spazio di dialogo con noi. Il M5s ha una carta dei principi e dei valori, abbiamo uno statuto e degli organi istituzionali, se vuole tornare deve inserirsi nella struttura", ha detto il presidente del M5s, Giuseppe Conte, a Filorosso su RaiTre, a proposito di un possibile riavvicinamento di Alessandro Di Battista al M5s. I sondaggi attribuiscono al M5s un 10-11 per cento di conensi. Con l'attuale legge elettorale (nessuna speranza nei collegi uninominali per il M5s correndo da solo), la pattuglia pentastellata rischia di essere molto ridotta in Camera e Senato nella prossima legislatura.

I contatti con la sinistra

Finito il dialogo col Pd, Giuseppe Conte non può che guardare a sinistra, con l'idea di un'alleanza che ricalchi quanto fatto in Francia da Jean-Luc Mélenchon. Lì ci sono Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Angelo Bonelli (Europa Verde), che proprio ieri hanno presentato il nuovo simbolo comune. Il terreno è fertile. "Fino all'ultimo continueremo a rivolgerci a tutti, al Pd, a Conte e a tutte le forze che si sentono alternative", assicura Fratoianni. "Vogliamo costruire l'alleanza più ampia possibile, compreso il Movimento 5 Stelle", gli fa eco Bonelli. Lo strappo con Letta è un fatto positivo secondo Luigi De Magistris, promotore della piattaforma Verso l'Unione Popolare. "Ho apprezzato la scelta di Conte di interrompere il rapporto strategico con il Pd. Adesso però deve decidere - ragiona l'ex sindaco di Napoli - se vuole tornare alle origini dei pentastellati e verso il campo di chi non si è mai compromesso, la sinistra radicale, l'ambientalismo, gli amministratori, movimenti e reti civiche, allora questa convergenza, questo dialogo si può realizzare". Alleanza, assicura De Magistris, che "rappresenterebbe un terzo polo che potenzialmente può arrivare al 15-20%".

"Il tempo della corsa solitaria a tutti i costi è finito, ma non cerchiamo accozzaglie. Deve essere un progetto basato su un programma condiviso. Le alleanze si fanno con un progetto realmente progressista", dice Roberta Lombardi, volto storico del Movimento e assessora alla Transizione ecologica e digitale nel Lazio con la giunta di Nicola Zingaretti C'è uno spazio a sinistra del Pd per una federazione alla Mélenchon, con Verdi, Articolo 1, Sinistra italiana e altri? "Molti dei nostri temi poggiano su un terreno di centrosinistra. Se condivideremo questo percorso con forze pacifiste ed ecologiste, lo faremo perché c'è una convergenza sui temi, non per occupare un vuoto politico". Il tempo stringe.

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