Tav e decreto Salvini agitano le acque nella maggioranza: grana senatori "dissidenti" nel M5s
Luigi Di Maio chiede unità ai "suoi", ma quattro senatori sono contrari al decreto sicurezza-immigrazione così com'è oggi. Equilibri a rischio nell'esecutivo?
Luigi Di Maio chiede unità ai "suoi", ma la Tav e il decreto sicurezza-immigrazione che porta la firma dell'altro vicepremier, Matteo Salvini, agitano le acque della maggioranza gialloverde all'inizio della settimana in cui arriverà alla Camera anche la legge di bilancio, il provvedimento con cui Lega e M5s contano di realizzare le rispettive promesse elettorali di quota 100 e reddito di cittadinanza.
Tap e Tav sono grane per il M5s anche se per differenti ragioni. Il gasdotto Tap si farà (per la delusione di molti elettori pentastellati in Salento), e il M5s prova a riconciliarsi con la base storicamente contraria alle grandi opere approvando un ordine del giorno presentato dai pentastellati in consiglio comunale a Torino contrario alla Tav. Con il beneplacito di Luigi Di Maio che si affretta a scrivere un tweet di plauso: "Bene la votazione del Consiglio comunale di Torino sul Tav! Presto io e Danilo Toninelli incontreremo Chiara Appendino per continuare a dare attuazione al contratto di Governo". Toninelli però tace fedele alla linea del governo che sarebbe quella di attendere l'analisi costi benefici dell'opera mentre la Lega stigmatizza: "Ogni consiglio comunale è libero di prendere le decisioni che vuole ma quella di Torino è una decisione che non vincola il governo", è il commento Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture in una pausa delle votazioni sul decreto Genova a Montecitorio.
Un'altra grana per i 5 stelle di governo e soprattutto per Di Maio che ieri, dopo giorni di malumori dei parlamentari più ortodossi, dal decreto sicurezza al decreto fiscale, prova a compattare i gruppi con un lungo post sul blog delle stelle: "Siamo sotto attacco, è vero, ma siamo seduti dalla parte giusta della Storia e se avanzeremo insieme compatti anche la vittoria di questa battaglia sarà nostra. Ma dobbiamo essere compatti. Molto compatti. Fusi insieme. Come lo era la testuggine romana" che "veniva usata in particolare durante gli assedi. E` bene infatti avere molto chiaro che dalla compattezza della testuggine del Movimento dipende non solo il futuro del governo, ma anche quello del nostro Paese". Il post si chiude con un avvertimento: "Qualsiasi altro comportamento non è da MoVimento 5 Stelle e non sarà assecondato". Tira aria di espulsioni: nel mirino sembrano esserci alcuni nomi ben precisi.
Quattro senatori M5s "contro" il decreto Salvini
Ma l'appello del vicepremier non basta soprattutto agli agguerritissimi senatori che in commissione affari costituzionali a Palazzo Madama stanno provando a suon di emendamenti a cambiare il decreto Salvini: Gregorio De Falco, Paola Nugnes, Elena Fattori, Matteo Mantero. "Siamo un movimento, non un esercito. Sono qui perché ho aderito ad un movimento e ai valori di quel movimento mi richiamo", replica De Falco. Mentre fa discutere un intervento della Fattori su Huffpost: se avessi raccontato quel che stiamo facendo al governo "mi avrebbero preso per folle o per lo meno mi avrebbero rincorso con torce e forconi". Le proposte di modifica dei dissidenti M5s al testo caro al leader della Lega sono state respinte finora e loro non sembrano intenzionati a retrocedere dal no al decreto così come è uscito dal Cdm. Un no che, se dovesse restare così granitico, i vertici M5s si augurano possa essere trasformato in una non partecipazione al voto in caso di fiducia al testo. In ogni caso i numeri della maggioranza al Senato, anche se non sono così ampi, per ora non destano preoccupazioni: M5s e Lega possono contare su 167 voti ai quali si aggiungono 4 dal gruppo Misto (Merlo, Cario e gli ex Buccarella e Martelli) ed eventualmente anche l'aiuto di qualche esponente delle autonomie. A meno che il dissenso pentastellato si allarghi da quattro a più.
La nuova Lega di Salvini punta a Roma e "sbianchetta" il Nord
La scorsa settimana qualche spia c'è stata. Su un altro provvedimento mal digerito dai 5 stelle: il decreto fiscale che porta con sé il condono. Il senatore Elio Lannutti, amico di Beppe Grillo, lo ha criticato in una inusuale nota congiunta con un'altra esponente di peso del Movimento: Carla Ruocco, presidente della commissione Finanze della Camera. I due hanno chiesto di cambiarlo "per rispettare i valori M5s". Anche questo provvedimento comincerà il suo iter dal Senato che a questo punto, come accaduto nelle ultime legislature d'altronde, diventa il banco di prova della tenuta di M5s intorno al suo capo politico Di Maio e della maggioranza tutta.
La Legge di Bilancio invece comincerà il suo iter alla Camera dove i numeri per il governo sono decisamente più rassicuranti. Il percorso tuttavia non si annuncia facile. Ieri la manovra è stata inviata per il vaglio definitivo al Mef e mercoledì dovrebbe arrivare a Montecitorio: dentro ci sono le promesse di Di Maio e Salvini ai rispettivi elettorati - reddito di cittadinanza e quota 100 - e una battaglia a colpi di assunzioni all'ispettorato del lavoro e nella polizia penitenziaria. Una battaglia che è soltanto all'inizio come ripete sempre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti: "La legge di bilancio inizia a ottobre e finisce a dicembre come è noto. Quindi ne vedremo non dico di tutti i colori ma è un percorso lungo". La maggioranza va avanti, ma ogni giorno si presentano nuovi ostacoli, che potrebbero far scricchiolare l'equilibrio delicato su cui poggiano le fondamenta del governo presieduto da Giuseppe Conte. "Autunno caldo" doveva essere, secondo tanti osservatori. E così sarà.