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Venerdì, 19 Aprile 2024
La protesta

Il voto ai fuori sede è l’antidoto all’astensionismo: partiti in pressing sul Viminale

Le organizzazioni della rete "Voto Sano da Lontano" sono scese in piazza per chiedere un diritto che manca a tre milioni di italiani

Se fosse per il Ministero dell’Interno, non se ne farebbe nulla. Troppo complicato organizzare la logistica e lo spostamento di innumerevoli schede elettorali, che viaggerebbero su e giù per l’Italia, con il rischio di invalidare il voto o, nella migliore delle ipotesi, appesantire la fase dello scrutinio. Lo scorso maggio, proprio il Viminale aveva detto "stop" a qualsiasi proposta sul voto fuori sede. Almeno prima delle elezioni comunali. Si è poi visto il risultato: record storico di astensione. Più di una preoccupazione, una emergenza. E se è vero, come sostiene una recente ricerca di Swg, che il primo motivo di astensione è proprio la lontananza dal comune di residenza, allora garantire il voto a chi vive lontano dal Comune di origine è una priorità attualissima.

Per questo, nonostante il blocco del Ministero dell’Interno alle varie proposte di legge presentate in Commissione Affari Costituzionali, le organizzazioni della "Rete Voto Sano da Lontano" sono scese in piazza dei Santi Apostoli a Roma dalle 17:30 per manifestare a favore del diritto di voto dei quasi tre milioni di fuori sede italiani. Di fronte a circa cinquanta giovani, si sono avvicendati deputati del Partito Democratico, Italia Viva e Movimento 5 Stelle, rilanciando la necessità di fare pressione affinchè il Viminale non scansi la questione, ma anzi si adoperi per trovare il modo migliore per darvi attuazione.  

Voto fuori sede, il Pd scuote il Viminale

"Ci possiamo riuscire modificando le norme. – ha detto a Today.it Chiara Gribaudo, deputata e componente della segreteria del Partito Democratico - Noi come Pd stiamo lavorando in questa direzione, chiedendo al Ministero dell’Interno che dia attuazione alla Costituzione e alla richiesta di questi ragazzi e ragazze che giustamente vogliono esercitare un diritto sacrosanto, nelle città dove studiano o lavorano. Proposte in Parlamento ci sono. Purtroppo si sono sempre fermate per cavilli e questioni burocratiche con il Ministero dell’Interno. Posso dire che il Pd porterà avanti questa battaglia giustissima".

Intanto però non sembrano esserci molte speranze per un testo base in Commissione. Dall’incontro tenutosi nel primo pomeriggio fra una delegazione degli studenti e Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e deputato del Movimento 5 Stelle, è emerso come il Ddl scritto dai costituzionalisti Salvatore Curreri e Roberto Bin, di cui è primo firmatario proprio Brescia, sia destinato a diventare lettera morta. Il Viminale ha fatto capire di non avere intenzione di farsi carico di organizzare una macchina per lo spostamento di milioni di schede elettorali in tempo di elezioni.

Ma Brescia vuole andare avanti: "Le istituzioni non possono ignorare questa battaglia di civiltà che continuerò a sostenere con convinzione. Sono quasi 3 milioni i cittadini che studiano o lavorano lontani dal comune di residenza e sono costretti spesso a lunghi viaggi per poter votare. Lo Stato ha il dovere di offrire risposte innovative per risolvere questo problema democratico con norme e sistemi anti-astensione". Parole confortanti per i giovani manifestanti. “Bene perché registriamo la volontà del Presidente Brescia di andare avanti, ma è chiaro che il quadro polito attuale restringe molto il nostro campo di azione” ha commentato Daniele Armellino, rappresentante della Rete voto sano da lontano.

Voto fuori sede: opzione sperimentazione elettronica

Un’alternativa ci sarebbe ed è il voto elettronico, pronto ad essere sperimentato in occasione della stagione dei referendum del prossimo anno. Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgse ha firmato un decreto Ministeriale proprio su questo. Ma il collettivo di studenti che dalla Calabria ha portato la voce dei giovani fuori sede di tutta Italia, ha remore: "Così si supera il Parlamento, ma non c’è il piano B, ci affidiamo a sperimentazione che però non sappiamo se ci porterà da qualche parte" ha detto Giorgia Sorrentino del Collettivo Peppe Valarioti, tra i promotori della riforma.

Su questo è intervenuto anche l’ex Ministro Marianna Madia (Pd), che comunque spera si possa arrivare ad un testo base: "Penso e spero che si possa arrivare ad un testo base e un testo comune e speriamo che questo lavoro possa introdurre il principio che i fuori sede possono votare".

E’ fiduciosa la deputata democratica Enza Bruno Bossio, per cui sulle "innovazioni digitali, c’è ancora una resistenza legata alla sicurezza, ma credo che in tutte le innovazioni, quello che sembra impraticabile magari fra qualche mese diventa possibile".

Dalla parte delle innovazioni anche il deputato Massimo Ungaro (Italia Viva), ideatore di una proposta di legge già tre anni fa. Il renziano non vuole rinunciare ad un testo da portare in Parlamento e anche lui si prepara a spingere sul Viminale: "Io capisco i problemi tecnici per le schede, soprattutto in caso di voto comunale, ma almeno su referendum, politiche e magari anche regionali, non capisco dove sia problema. Ho remore sul voto elettronico, però sul voto fuori sede non si può rinunciare e il Viminale deve avere più coraggio".  

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