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Martedì, 16 Aprile 2024

Alberto Berlini

Giornalista

Il partito delle ostriche all'assalto della legge di bilancio

Come sempre il mese di dicembre si apre col guazzabuglio che accompagna l'arrivo della legge di bilancio in Parlamento. Lobbisti e esponenti dei partiti politici si trovano infatti in questi giorni a scrivere e riscrivere varie leggi e regolamenti, impacchettando il tutto in quel cospicuo pacchetto di emendamenti che saranno votati nella consueta maratona tra commissioni e voto in aula.

Chi può assiste in questi giorni non può che notare un vero e proprio all'assalto alla Manovra: pagine e pagine di emendamenti in cui si chiede di approvare la modifica di commi (leggasi paragrafi, ndr) di articoli o sostituire parole in punti specifici di una determinata legge anche datate. Sviscerando le varie proposte si incappa in provvedimenti che possono risultare curiosi, ma che rispondono a esigenze di più (o molto spesso) meno ampie parti del Paese.

Non si può quindi mancare di sottolineare che tra i 6.290 emendamenti alla legge di bilancio vi si trovi la proposta di detassare le ostriche: una impresa già tentata e fallita due anni fa e che riappare ora con un emendamento della Lega che propone di cancellare l'esclusione dei preziosi molluschi da quelli che non usufruiscono del regime Iva agevolato al 10 per cento.

Nello specifico la modifica, a firma di Bergesio, Vallardi ed altri senatori leghisti, prevede la soppressione delle parole "e ostriche" dalla tabella del Dpr che fissa le agevolazioni dell'imposta (n.633/72). Nell'elenco si legge che l'Iva al 10 per cento vale per "crostacei e molluschi compresi i testacei (anche separati dal loro guscio o dalla loro conchiglia), freschi, refrigerati, congelati o surgelati, secchi, salati o in salamoia, esclusi astici, aragoste e ostriche". Con la modifica proposta dal Carroccio anche gli ambiti crostacei accedono alla detassazione mentre aragoste e astici restano tra i cibi tassati insieme alle popolari cozze. 

Altro caso altro gruppo di pressione: è stato infatti approvato un emendamento del Partito Democratico che esenta la Chiesa dal pagamento della tassa sui rifiuti. Niente più Tari per le basiliche di San Giovanni in Laterano, di Santa Maria Maggiore, di San Paolo e altri edifici, fra cui il palazzo pontificio di Castel Gandolfo, l'Università Gregoriana, i due palazzi di Sant'Apollinare e la Casa degli esercizi per il Clero di San Giovanni e Paolo. Approvazione blindata con la questione di fiducia su un maxi emendamento.

Altro fronte su cui si sono unite le forze politiche è il Patent Box, chiedendo al governo di rivedere le novità sul regime opzionale di tassazione agevolata sui redditi derivanti dall'utilizzo di software protetti da copyright e brevetti industriali, contestata da più parti, in particolar modo da Confindustria. Pressing per ora a vuoto: l'esecutivo, però, si è impegnato a riformulare la norma nelle prossime settimane in manovra.

Un occhio di riguardo per gli amanti degli animali quello del senatore Mattia Crucioli (Alternativa C'è) che chiede di ridurre al 10% l'iva sulle prestazioni veterinarie e per gli alimenti degli animali da compagnia, così come la creazione di un “bonus strumenti musicali” con lo sconto del 22% per l’acquisto. Insomma: c'è posto un po' per tutti. E anche Mario Draghi deve assistere alla scena più western della politica italiana, coi gruppi parlamentari aggrappati alla diligenza della Manovra finanziaria per il 2022, determinati a strappare un brandello di finanziamento per questo o quel capitolo di spesa, questo o quel gruppo di interesse.

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