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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Roma

Dalle stelle... allo stadio: Marcello De Vito, il primo "grillino" arrestato per corruzione

E' accusato di aver ricevuto tangenti per favorire appalti e nuove costruzioni, tra cui il nuovo stadio della Roma. La "congiunzione astrale" che inguaia "mister preferenze" e la rabbia di Di Maio e Raggi

L'arresto di Marcello De Vito mette a dura prova il Movimento 5 stelle. Il presidente dell'Assemblea capitolina - il consiglio comunale di Roma - entra nella storia, suo malgrado: è il primo esponente del partito di Luigi Di Maio arrestato per corruzione. La giustizia farà il suo corso, e De Vito è innocente fino a prova contraria. Il capo politico del M5s, però, ha già scritto su Facebook di aver deciso di espellerlo dal partito perché "quanto emerge in queste ore, oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto". La sindaca Raggi ha invece detto che "a Roma non c’è spazio per la corruzione. Chi ha sbagliato non avrà alcuno sconto da parte di questa amministrazione, ma noi andiamo avanti".

Perché De Vito è stato arrestato: l'intercettazione sulla "congiunzione astrale"

De Vito, eletto con il Movimento 5 Stelle, secondo l'accusa avrebbe ricevuto tangenti dall'imprenditore Luca Parnasi, proprietario dei terreni di Tor di Valle (periferia sud-ovest della capitale) su cui dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma, in cambio della promessa di agevolarne la costruzione, e anche da altri imprenditori per altre opere della città. Insieme a De Vito sono state arrestate altre tre persone, di cui due agli arresti domiciliari.

Stadio, ex Mercati generali ed un albergo: la "congiunzione astrale" smaschera il sistema De Vito

L'intercettazione principe dell'inchiesta sulle presunte tangenti ricevute da Marcello De Vito da Luca Parnasi per favorire - secondo l'accusa - il suo progetto per lo stadio della Roma sui terreni di Tor di Valle, parla di "congiunzioni astrali" derivate dal fatto che ora il M5s sia al potere non solo nella capitale, ma in tutta Italia.

"Questa congiunzione astrale tra… tipo l'allineamento della cometa di Halley… hai capito cioè… è difficile secondo me che si verifichi… noi Marcè dobbiamo sfruttarla sta cosa, secondo me guarda ci rimangono due anni".

E' il 4 febbraio scorso quando i carabinieri intercettano questo colloquio telefonico tra l'avvocato Camillo Mezzacapo e De Vito, entrambi arrestati oggi. E' il legale, considerato dagli inquirenti molto legato al presidente dell'Assemblea capitolina, a parlare. E quelle frasi, secondo il gip del Tribunale di Roma, Maria Paola Tomaselli, che ha disposto il loro arresto in carcere e quello di altre due persone ai domiciliari, sono un riferimento alla volontà di sfruttare "il ruolo pubblico di De Vito per fini privatistici e ottener lauti guadagni". Per il gip Tomaselli, emerge qui con "lampante evidenza la sussistenza di un vero e proprio sodalizio". I due, si legge nell'ordinanza, "discutono dell'attuale congiuntura politica favorevole per massimizzare i loro profitti illeciti e si esprimono in termini assolutamente espliciti".

"Potere amplificato perché il Movimento 5 stelle è al governo del Paese"

"Il suo potere (riferito a De Vito, ndr) di influenza e di intervento è stato notevolmente amplificato per il fatto che il Movimento risulta essere non più solo al governo di Roma ma al governo del Paese", è quanto sostiene il gip. Anche l'avvocato Mezzacapo è stato arrestato insieme a Marcello De Vito, perché - sempre secondo l'accusa - avrebbe ricevuto incarichi professionali proprio su segnalazione del presidente dell'Assemblea capitolina. In un altro pezzetto dell’intercettazione incriminata, De Vito dice: "Va beh ma distribuiamoceli questi". E Mezzacapo risponde: "Ma adesso non mi far toccare niente, lasciali lì. Quando tu finisci il mandato, se vuoi non ci mettiamo altro sopra". Luca Parnasi, al fine di acquisire il favore di Marcello De Vito, "si è determinato, in adesione ad una specifica richiesta di De Vito, a promettere e poi ad affidare diverse remunerative consulenze all'avvocato Mezzacapo il quale ha operato quale espressione dello stesso De Vito", si legge ancora nell'ordinanza.

Chi è Marcello De Vito, il grillino arrestato per corruzione a Roma

Marcello De Vito non è un "grillino" qualunque. Matteo Scarlino, su RomaToday, traccia un profilo di "mister preferenze", titolo simbolico attribuito a De Vito per i 6.451 voti ottenuti nel 2016 alle primarie online del M5s, quando risultò secondo a Virginia Raggi.

Presidente dell'Assemblea Capitolina, è il punto di riferimento della corrente che fa capo a Roberta Lombardi. Stimatissimo da tutti i consiglieri pentastellati, De Vito è una sorta di numero due della sindaca, un primo cittadino ombra, più volte indicato come possibile sostituto della Raggi laddove la sindaca fosse stata costretta a dimettersi per le vicende giudiziarie che l'hanno vista coinvolta e poi assolta nel novembre 2018. Avvocato dalla stazza imponente, tanto da valergli il soprannome di Marcellone, De Vito, 45 anni, è stato candidato sindaco nel 2013. Sconfitto da Marino ha fatto parte dei "fantastici quattro" pentastellati all'opposizione, ricoprendo anche il ruolo di capogruppo. Anche per questo nel 2016, quando si doveva scegliere il candidato sindaco, in tanti vedevano in lui l'uomo ideale per la fascia tricolore. Un dossier, o presunto tale, ne ha minato però l'immagine fino a far vincere Virginia Raggi nelle comunarie grilline. 

Dalle stelle... allo stadio. Il resto è cronaca di queste ore.

Aggiornamento 21 marzo 2019 - "Non ho percepito nessuna tangente, ma solo compensi per attività professionali. Curavo operazioni e transazioni che si svolgono di norma nella pubblica amministrazione". Così Camillo Mezzacapo ha risposto alle domande del gip secondo quanto riportato dal suo difensore Francesco Petrelli al termine dell'interrogatorio a Regina Coeli. Mezzacapo è stato arrestato ieri insieme all'ormai ex presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito in un filone dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Mezzacapo, ha spiegato il suo difensore, "ha risposto alle domande e ha chiarito ogni aspetto. Ha spiegato solo di aver svolto attività professionali che nulla avevano a che fare con l'attività politica di De Vito". "Ha chiarito, inoltre, che la Mdl non è una società cassaforte e - ha detto l'avvocato - non è in alcun modo riconducibile a Marcello De Vito". "Faremo ricorso al Riesame", ha fatto sapere il legale Petrelli. Durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli, l'ormai ex presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito si è avvalso della facoltà di non rispondere. A riferirlo è il suo legale Angelo Di Lorenzo, il quale precisa che De Vito chiederà di essere ascoltato nei prossimi giorni per chiarire la sua posizione.

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