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Sabato, 20 Aprile 2024
Il ricordo

Emma Bonino ricorda Pannella a 5 anni della sua morte: "Oggi rischiamo di perdere il suo insegnamento"

La senatrice di Più Europa torna a parlare del "compagno" politico da cui non si è mai separata in 40 anni di lotte per i diritti civili. A Today.it la Bonino spiega: "La sua invenzione e la sua creatività non hanno avuto limiti". L'intervista

Il 19 maggio 2021 sono esattamente 5 anni dalla morte di Marco Pannella, uno dei politici che ha segnato la storia dell’Italia repubblicana con le sue battaglie per i diritti civili, con il suo metodo “alternativo” di obiezione di coscienza e protesta non violenta. Si devono a lui e al Partito Radicale, di cui è stato fondatore e leader assoluto, conquiste di civiltà come il diritto all’aborto e il divorzio. Morì il 19 maggio del 2016 mentre lottava contro un tumore ai polmoni e uno al fegato. Una delle sue “compagne” politiche in 40 anni di lotte è stata Emma Bonino, oggi senatrice di Più Europa, che non vuole sentir nemmeno parlare di ipotetiche prese di posizione di Pannella se fosse vivo.

“Non accetto una domanda così banale e non me la sento di attribuirmi qualcosa a cui lui non può nemmeno replicare. Altri hanno idee molto più certe, ma io non voglio perseguire questo percorso. La vedo come una appropriazione indebita” ha detto a Today.it proprio la Bonino, che ricorda Pannella nei suoi insegnamenti e come oggi sia ancora possibile onorare la sua memoria.

"Continuando semplicemente a portare avanti la sua visione di una democrazia liberale e un’attenzione particolare alla persona. Marco aveva questo di originale nella politica tradizionale del tempo, dove per i cattolici c’era il paradiso e per la sinistra c’era il tema unico del lavoro e degli operai, come se gli operai non avessero problemi di famiglia, di divorzio e da lì arriva la cultura di diritti civili, che per noi sono stati anche diritti sociali, mentre qualcuno li attribuisce ad un’idea radical chic, ai pariolini, come se le classi meno abbienti non avessero problemi con l’aborto o il divorzio. Ma questa era la cultura delle masse a cui si attribuivano delle priorità, invece la concezione di Marco era quella che ci contraddistingue, che la persona sia al centro dell’organizzazione politica, con le sue responsabilità, le sue libertà e i sui doveri. Questa era l’originalità dell’azione di Marco Pannella".  

Eppure oggi la politica sempre polarizzata e tesa allo scontro fine a se stesso.
"Ma quella c’è sempre, c’è sempre la polemica quotidiana tra partiti politici che difficilmente si scontrano sui concetti e sullo scontro democratico. Marco era uno dei più favorevoli al confronto dialettico continuo, ma senza mettere i problemi sotto al tappeto, semmai portandoli all’attenzione".

Una dialettica sempre meno presente. Oggi si fa politica sui social.
"Se la gente, vuole lo fa , se vuole usare i social lo fa, mi dispiace culturalmente per lui, ma se vuole lo fa. Certo, adesso abbiamo assistito ad una restrizione della mobilità e dello spazio pubblico per via del Covid, ma questo fenomeno era presente era anche prima, per cui, per qualcuno, un clic è il massimo impegno della politica. Io sono molto critica verso questo atteggiamento, ma la classe politica può dare buoni o cattivi esempi e credo che buoni esempi oggi ce ne siano pochi".

Chi è che sta dando il cattivo esempio?
"Il Governo è concentrato Sul Next Generation Eu e ci mancherebbe altro, ma il Parlamento, se solo lo volesse, dovrebbe occuparsi di risolvere alcuni problemi sociali o civili, tra i quali per me non c’è differenza. Se il Parlamento non lo fa, bisogna continuare ad insistere perché la durata, come diceva Pannella, è la forma delle cose e ogni nostra battaglia, sia quelle vinte che quelle perse, è durata per decenni".

Quando parla di diritti civili (o sociali) a cosa si riferisce?
"Mi riferisco alla legge di iniziativa popolare “Ero Straniero” bloccata in Parlamento, le polemiche tutti i giorni sul Ddl Zan o la mancata applicazione della 194 sull’aborto o la questione di fecondazione assistita. Vogliamo per caso parlare della legalizzazione della cannabis terapeutica e del caso di Walter De Benedetto? C’è ampio spazio e necessità di intervenire su questi temi".

Quindi una politica che non si confronta più, una dialettica sostituita dai clic e il Parlamento che abdica al proprio ruolo. Non stiamo perdendo l’eredità di Marco Pannella?
“Certo, rischiamo di perderla e infatti fa benissimo lei a voler ricordare la figura di questo grande personaggio, ma possiamo ancora parlare di eutanasia con la disobbedienza civile di Marco Cappato, la lotta per il referendum. E il dossier giustizia? Quindi come vede, al di là del lavoro del Governo sulla ripresa economica, se il Parlamento volesse, ne avrebbe di lavoro da fare".

Considerando che Pannella ha sempre creduto nella forza delle istituzioni e nelle rivoluzioni dentro i palazzi e attraverso gli strumenti democratici, direbbe che il miglior modo di onorarlo è chiedere al Parlamento di occuparsi delle esigenze dei cittadini italiani?
“Non basta, tanto è vero che il metodo Pannella teneva fede alla non violenza, percorreva la via dei referendum, poi anche il lavoro in Parlamento, con un insieme di strumenti come i digiuni che, anche fisicamente parlando, lo ha penetrato in qualche modo”.

Lei direbbe che Pannella ha sacrificato se stesso per questo Paese?
"Non credo lo abbia mai vissuto come un sacrificio perché il suo impegno era parte essenziale dell’essere cittadino".

Qual è il ricordo che porta con sé più volentieri di Marco Pannella?
"Ma ne ho ho tanti […]. Abbiamo vissuto con grade gioia la vittoria alle elezioni europee del 1999. Ricordo che passammo la notte con gli amici fra canti e balli".  

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