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Giovedì, 28 Marzo 2024
Partito

Marini contro Rodotà, addio centrosinistra: "Vi racconto cosa sta succedendo nel Pd"

Intervista a Marco Di Maio, giovane parlamentare romagnolo che ha votato contro la linea dettata dal segretario in accordo con l'ala 'di centro' del partito. "Marini non rispecchia l'esigenza del cambiamento. I nostri nomi? Rodotà, Bonino o Prodi"

La riunione dei 'grandi elettori' del Partito democratico si è chiusa, ieri sera, con un "tutti contro tutti". Il motivo del contendere, arrivati a questo punto, non è più solamente il Quirinale ma l'intera linea politica che si deciderà di seguire: "Cercare l'unione parlamentare a tutti i costi oppure ascoltare la richiesta di cambiamento che arriva dal paese". E se c'è da scegliere, per Marco Di Maio, giovane parlamentare romagnolo, non ci sono dubbi: "Bisogna ricercare, in Parlamento e per il Quirinale, una figura che incontri e intercetti il sentimento che c'è nel paese. Un sentimento di cambiamento che non è rappresentato da Marini".

La tua posizione è stata resa nota con la scelta del Pd di andare al voto palese. E hai votato contro la candidatura di Franco Marini. Perchè?

Ieri sera sono tra quelli che hanno alzato la mano contro la proposta di Bersani di candidare Franco Marini alla Presidenza della Repubblica non perchè sia contro il segretario ma in quanto penso che Marini, persona ovviamente rispettabilissima all'interno del partito e non solo, non sia una figura che incrocia quell'esigenza di condivisione ampia che si va cercando in Parlamento con il bisogno di cambiamento che chiede il Paese. Noi, io come i tanti che abbiamo votato contro, crediamo sia necessario ricercare una condivisione parlamentare su una figura che incontri e intercetti ciò che ci va chiedendo la gente: il Presidente della Repubblica non deve mettere d'accordo solo Parlamento ma l'Italia intera. E, sul piano delle caratteristiche, deve avere una solida credibilità internazionale che Marini non ha.

di maio-2A livello personale: quali sono i "tuoi" candidati al Colle?

Ovviamente io, come chiunque sia chiamato a scegliere, una rosa di nomi "ideali" ce l'ha in testa. La mia è semplice e "inattaccabile" a livello di capacità personali e al tempo stesso di curriculum. Io penso che figure come Stefano Rodotà, Romano Prodi o Emma Bonino possano svolgere bene il ruolo di Presidente.

Sel ha comunicato che voterà per Stefano Rodotà, il candidato "del Movimento 5 Stelle". Tu che farai?

Io voterò Rodotà o Prodi. In queste prime votazioni il "nostro" obiettivo è quello di non far passare il nome di Marini. Sia chiaro: non perchè contro l'ex presidente del Senato ma perchè in queste ore sono stato inondato di telefonate, sms, messaggi via twitter e facebook perchè non si sostenga la proposta Marini, annunciata prima da Berlusconi che da Bersani.

Una previsione?

Difficilmente nelle prime tre votazioni ci sarà un risultato netto su un candidato. Analizzando la situazione da un punto di vista tattico quindi dovremo valutare  se è meglio fare subito il nome su cui si vuol puntare o attendere che si chiarisca la situazione e poi provare il "colpo" alla quarta votazione (quando servirà la maggioranza assoluta, "solo" 504 voti, ndr).

La sensazione è che, nel Pd, si sia fatto un errore non solo di merito ma anche di metodo. Cosa sta accadendo nel partito?

Chi è intervenuto all'assemblea dei grandi elettori ha chiesto al segretario di ripensarci, di non votare. Si è invece scelto il voto palese, una tecnica che chi fa politica sa bene essere un modo per fare l'elenco di chi si astiene, chi vota favore, chi vota contro la linea. E chi ha votato contro è stato in qualche modo "ripreso". A questo punto ritengo un bene che si sia arrivati alla spaccatura: almeno da ora si lavora e si opera nella chiarezza. C'è un Pd che sostiene la linea dell'accordo con il Pdl e un pezzo di Pd che vuole l'accordo con il Paese.

Domanda d'obbligo: cosa significa letteralmente "essere ripresi" in un partito?

C'è chi si è limitato a telefonarci, in maniera del tutto legittima, sostenendo la tesi dell'accordo con Marini e mi riferisco alle persone più vicine a Bersani. Altri, invece, ci hanno letteralmente aggredito, urlandoci: "Non fate il bene del paese, vergognatevi". Come se unica la possibilità sia l'accordo Pd - Pdl. Ci sono state offese personali, non siamo venuti alle mani ma in alcuni casi ci è mancato poco. E se le telefonate notturne sono state tranquille, legittime e di discussione, durante la riunione sono stati usati epiteti non proprio edificanti.

Il M5S ha fatto il nome di Rodotà. Possiamo dire che i grillini hanno fatto loro il "sistema Grasso", portando un nome che molti democratici non possono non votare?

Il nome di Rodotà è sicuramente "votabile" dal Pd. Del resto subito dopo il voto di febbraio il suo nome circolava negli ambienti del Pd. Non è una persona che non c'entra con la nostra storia ed è un nome che il Pd dovrebbe almeno valutare. Non so se servirà per spostare qualche asse, bisogna verificare le vere intenzioni del M5S ma sicuramente è un nome che il Pd dovrebbe valutare.

Voci di corridoio raccontano di un Fassina che si è spostato al centro e di un Franceschini che ha attaccato: "Noi abbiamo votato la Boldrini, voi ora voterate Marini".

Questo clima c'è e si sente ma rimane nel dibattito di un'assemblea. E' normale. Però non è giusto arrivare a dire "abbiamo votato Boldrini, ora sta a voi votare Marini". Boldrini l'abbiamo votata perchè è una figura che ci piaceva e incarnava la nostra idea di cambiamento dentro le istituzioni. Usarla come arma di ricatto è sbagliato. Ma in fondo è questo il clima che c'è nel Pd: un clima di caos.

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