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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il marito di Cécile Kyenge: "Mi candido con la Lega"

Domenico Grispino, marito dell'eurodeputata Pd: "Salvini non è disumano, è una macchina da guerra per avere consensi. Ma sono più vicino a Giorgetti"

"Ho firmato per Salvini ai banchetti della Lega, entrerò in lista alle comunali di Castelfranco Emilia, sono persone perbene quelli della Lega". Così Domenico Grispino, marito dell'eurodeputata del Pd Cecile Kyenge, a La Zanzara su Radio 24. "Ci sono le elezioni comunali - dice - e metto a disposizione della Lega quello che so, e mie competenze". Alla domanda se abbia firmato contro il processo a Salvini sul caso Diciotti, risponde: "Sì, finirà nel nulla, se uno prende una linea poi non può cambiare, è evidente che Salvini lo fa per svegliare l’Europa. Sta facendo bene".

Marito Kyenge candidato per la Lega: "Ognuno pensa per sé"

"Mia moglie? Io penso per me, ognuno pensa per sé, con mia moglie non parlo mai di queste cose". "Sono a favore dello slogan 'aiutiamoli a casa loro' - dice il marito dell’ex ministro - e bisogna creare dei punti strategici in Africa di attrazione delle persone. Ma mica con cattiveria. Salvini non è disumano, penso che sia una macchina da guerra per avere consensi. Poi ci sono altri personaggi a cui sono più vicino, come Giorgetti. Alle Europee non voterò Pd, per il partito di mia moglie. Le persone che ho conosciuto a Castelfranco sono molto in sintonia con me e tutt’altro che aggressive".

Insulti a Kyenge, Calderoli condannato per diffamazione

Cecile Kyenge è stata ministro per l'integrazione del governo Letta. Terminato il mandato da ministro nel febbraio 2014, si candida alle elezioni europee con il Pd nella circoscrizione del Nord-Est, dove ottiene ben 92.898 preferenze (51.000 solo in Emilia-Romagna): un risultato che l'ha portata all'Europarlamento. Venti giorni fa Roberto Calderoli (Lega, lo stesso partito per il quale medita di candidarsi il marito di Cecile Kyenge) è stato condannato in primo grado a 18 mesi dal Tribunale di Bergamo per diffamazione, con l'aggravante dell'odio razziale, per l'insulto all'ex ministro del governo Letta, nel luglio 2013 nel corso della festa della Lega di Treviglio, quando l'attuale vice presidente del Senato parlò di "orango" in riferimento all'allora ministro delle Pari opportunità.

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