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Venerdì, 19 Aprile 2024
Diritti Gay

L'Europa richiama l'Italia: "Dica sì ai matrimoni gay"

Il monito arriva dal Parlamento europeo, rivolto a nove stati, tra cui il nostro. Intanto al Senato la maggioranza si spacca: braccio di ferro in commissione Giustizia, dove sono stati respinti 11 emendamenti centristi al ddl Cirinnà

Il Parlamento Ue ha chiesto a nove Stati membri, tra cui l'Italia, di "considerare la possibilità di offrire" alle coppie gay istituzioni giuridiche come "la coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio". Una richiesta è inserita nel paragrafo 85 del rapporto sulla situazione dei diritti fondamentali nella Ue approvato a Strasburgo.

Il monito arriva a due mesi dalla condanna della corte europea dei Diritti umani per il mancato riconoscimento legale da parte dell'Italia delle coppie dello stesso sesso. E mentre l'Europa continua a farci richieste in questo senso, in Senato la maggioranza si spacca sul disegno di legge Cirinnà, la prima proposta di legge in assoluto sulle unioni civili che in Italia che ha superato lo scoglio del voto di una commissione parlamentare, ovvero quella giustizia di Palazzo Madama. Ma durante la discussione ben 11 emendamenti sono stati respinti.

UN MURO CONTRO MURO - Per ora politicamente non sembra esserci una convergenza possibile: da un lato c'è l'area popolare (spalleggiata da Forza Italia) e dall'altro i centristi del Pd e l'opposizione. "Ci siamo trovati contro un muro" ha detto il senatore Carlo Giovanardi (Ncd). L'emendamento premissivo (quello votato la settimana scorsa da Pd, M5S e conservatori sulla definizione delle coppie di fatto come specifica formazione sociale), "è stato svuotato dalle dichiarazioni alla stampa del relatore. Non solo - continua Giovanardi - il governo è entrato a gamba tesa sui tempi e sui modi di approvazione" della legge. Il "nostro preciso dovere è di fare una grande battaglia parlamentare" contro norme contrarie "alla lettera della Costituzione".

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Ma le accuse vengono rimandate al mittente dalla stessa Cirinnà: "L'emendamento premissivo è stato un grande segnale di apertura che nessuno ha tenuto in considerazione", visto i voti contrari o le astensioni che si sono registrati. "Siamo noi che ci siamo trovati di fronte a un muro dall'altra parte. Sono arrivati persino senatori di altre commissioni in sostituzione che hanno lavorato al solo scopo di farci votare appena undici emendamenti in un'intera mattinata".

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